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Movimento del Primo marzo: come saperne di più?

La storia coreana è una storia non poco intricata e, specie quella dello scorso secolo, è segnata da numerosi eventi che hanno lasciato una ferita enorme nella coscienza e nel cuore della nazione.

Uno di questi eventi è, certamente, il periodo dell’invasione nipponica, 35 anni di dominio giapponese durante i quali il popolo coreano ha lentamente e dolorosamente perso la propria indipendenza, gloria e, purtroppo, anche l’onore, specie in ragione della politica di pulizia etnica e di completo sfruttamento della popolazione portata avanti dal Giappone.

Come abbiamo già raccontato in un altro articolo (che, se non avete letto, vi invitiamo a leggere se siete appassionati di storia), il periodo della dominazione giapponese può essere riassunto in tre fasi:

  • Primo periodo (1910-1920): questo periodo è caratterizzato da uno “stato di polizia”, con i giapponesi che ripetutamente tenteranno di cancellare l’identità coreana.
  • Secondo periodo (1920-1930): questo periodo, a differenza del primo, sarà caratterizzato da una “politica illuminata”, con una parziale (e solo apparente) apertura dei giapponesi verso i coreani, che continueranno ad essere sfruttati come manodopera a basso costo.
  • Terzo periodo (1930-1945): quest’ultimo periodo sarà quello più crudele, durante il quale verrà messa in atto la più brutale politica di pulizia etnica e di repressione forzata dell’identità e della storia coreana.

Durante questi periodi, ovviamente, la popolazione coreana non rimarrà inerme davanti alla violenza giapponese, infatti sin dai primi anni saranno numerosi i tentativi di sovvertire la situazione, con episodi di guerriglia urbana dapprima e poi veri e propri attentati ai danni delle più alte cariche giapponesi (pensiamo all’attentato all’imperatore Hirohito a Tokyo e, poco dopo, all’attentato all’ambasciatore giapponese in Manciuria).

Tra gli episodi di guerriglia passati alla storia per la loro importanza c’è sicuramente quello del Movimento del primo marzo, il Samil Undong (삼일운동): questo evento è talmente tanto importante da essere ancora festeggiato in Corea, quindi se a marzo doveste trovarvi in Corea, non stupitevi se doveste vedere scuole e uffici chiusi e bandiere coreane appese ovunque!

Perché è un evento così importante?

Il Movimento del primo marzo ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei rapporti tra Corea del sud e Giappone durante il periodo di dominazione giapponese, perché è il primo dei sintomi di una forte resistenza del popolo coreano nei confronti dell’invasore, resistenza che nel corso degli anni si radicherà sempre di più negli animi e nelle menti dei cittadini.

Il Movimento del primo marzo è, a tutti gli effetti, un movimento di resistenza e risposta all’invasione giapponese che inizierà ad operare già a partire dai primi anni dell’invasione in via clandestina, sfruttando l’appoggio di cittadini appartenenti a tutte le classi sociali e tutte le professioni, ma anche numerosi intellettuali che si erano rifugiati all’estero per scappare dal paese.

Il primo marzo 1919 è una data fondamentale nella storia coreana perché quel giorno avverranno delle grosse manifestazioni che vedranno scontrarsi l’esercito giapponese e milioni di cittadini coreani (storici affermano che, in questa occasione, più di due milioni di cittadini scenderanno in strada a protestare): durante questo evento, 33 membri del Movimento leggeranno in pubblica piazza la Dichiarazione di Indipendenza coreana, scatenando l’ira dei giapponesi ma anche dando via a più di 1500 manifestazioni autonome che coinvolgeranno tutto il territorio nazionale.

Al minuto 20:15 è possibile vedere la idol ed ex membro delle I.O.I, Jeon So Mi, leggere un estratto della Dichiarazione di indipendenza, in rappresentanza delle famiglie multiculturali e del mondo dell’intrattenimento coreano, accanto a discendenti di membri del Movimento durante i festeggiamenti del 102 esimo anniversario, nel 2021

Purtroppo, molti dei partecipanti a questa manifestazione verranno uccisi sul luogo oppure arrestati e torturati in prigione ma questo non fermerà la resistenza coreana che, da quel momento in poi, si farà sempre più forte e, a tratti, anche violenta.

Come viene ricordata questa ricorrenza?

Buona parte della popolazione passa questa giornata, istituita festa nazionale nel 1949 (che ha preso il nome di 삼일절, samil jeol), in casa con la famiglia, esponendo dalle finestre il Taegeukgi, la bandiera coreana, ma è anche possibile visitare dei luoghi simbolo per questo movimento, ad esempio il Tapgol Park (o Pagoda Park) nel quartiere di Jongno-gu, dove avvenne la lettura della Dichiarazione di Indipendenza nel 1919, dando il via agli scontri.

Tapgol Park (foto di @mondo_coreano)

We have arisen now. Conscience is on our side, and truth guides our way. All of us, men and women, young and old, have firmly left behind the old nest of darkness and gloom and head for joyful resurrection together with the myriad living things. The spirits of thousands of generations of our ancestors protect us; the rising tide of world consciousness shall assist us. Once started, we shall surely succeed. With this hope we march forward.

Siamo insorti. La coscienza è dalla nostra parte, e la verità ci guida. Tutti noi, uomini e donne, giovani e anziani, abbiamo abbandonato con prontezza il vecchio nido oscuro e triste e ci siamo indirizzati verso la resurrezione gioiosa insieme alle altre creature viventi. Gli spiriti dei nostri antenati ci proteggono, la crescente [ondata della] consapevolezza del mondo [verso la nostra situazione] ci assisterà. Una volta iniziato, sicuramente usciremo vittoriosi. Con questa speranza, marciamo.

Estratto della Dichiarazione di Indipendenza coreana
Taegeukgi (foto di @mondo_coreano)

In alternativa alla visita al Tapgol Park, alcuni coreani sfruttano questa ricorrenza per visitare la prigione di Seodaemun, dove vennero incarcerati tutti coloro che vennero arrestati durante le manifestazioni del primo marzo, passato alla storia come luogo di tortura e di sofferenza e, proprio per questo motivo, luogo di “pellegrinaggio” per i coreani per ringraziare i propri compatrioti che hanno combattuto con coraggio e forza, talvolta rimettendoci la vita, nel nome della libertà di tutti; un’ulteriore luogo da visitare, non solo il primo marzo ma in generale per scoprire un po’ di più la storia coreana, è sicuramente la Independence Hall of Korea, un museo di storia contemporanea coreana nella città di Cheonan.

Questa storia è tristemente affascinante e, purtroppo, è davvero difficile reperire del materiale interessante dal quale poter studiare e informarsi in italiano e, soprattutto, per imparare in modo rapido e non “accademico”: proprio per questo motivo, vi suggeriamo alcuni contenuti tra K-Drama, K-Movie, K-Documentary, K-Books e K-Music per scoprire qualcosa di più su questa vicenda. Pronti a segnare tutto?

K-Drama

Different dreams (K-Drama)

Anno: 2019
Genere e numero episodi: azione, storico, romantico, medico | 40 episodi
Dove vederlo: Viki Rakuten
Trama: uscito in occasione del 100esimo anniversario degli eventi del Primo Marzo, questo Drama è ambientato proprio nel periodo dell’invasione giapponese della Corea.

Due sono gli eventi che scuoteranno il paese, il Movimento del Primo marzo e la creazione del Governo provvisorio coreano a Shanghai, ma ce ne sarà un terzo che, seppur di nascosto, avrà un grande ruolo nella conquista dell’indipendenza coreana: la creazione degli Heroic Corps, un armamento segreto per la libertà.

Il protagonista di questo drama, noto a tutti con il nome di Kim Won Bong, interpretato da Yoo Ji Tae, è un comandante di questi gruppi paramilitari, famoso per la sua astuzia e bravura nel condurre le truppe, ma soprattutto per la sua sete di indipendenza per il proprio paese: un giorno, però, il cammino di Won Bong si incrocerà con quello di Lee Young Jin, interpretata da Lee Yo Won, una donna coreana adottata in giovane età da un medico giapponese che seguirà le orme del padre, entrando all’università di Shanghai e che farà ritorno a Joseon per diventare il primo chirurgo donna.

Se dapprima si trovano su due posizioni ideologiche differenti, ben presto le cose prenderanno una strada diversa.

Jejoongwon (K-Drama)

Anno: 2010
Genere e numero episodi: drama storico, romantico, medico | 36 episodi
Dove vederlo: Prime video
Trama: questo drama racconta le vicende di alcuni apprendisti medici presso il Jejoongwon durante i primi anni dell’impero giapponese, narrando da un punto di vista esterno (e non solo) i tumulti dei primi anni dell’occupazione giapponese.

Il Jejoongwon è il primo ospedale moderno in tutta la Corea, fondato durante il periodo Joseon nel 1885 su richiesta dell’imperatore Gojong, spinto dai consigli del missionario americano Horace Newton Allen ed è famoso perché qui venivano curati tutti i tipi di pazienti, al di là dello status sociale o economico.

Freedom fighter Lee Hoe Young (K-Drama)

Anno: 2010
Genere e numero episodi: storico | 5 episodi
Dove vederlo: Dramacool
Trama: parte di un programma volto a commemorare il centenario dell’annessione forzata della Corea del Sud al Giappone, questo Drama è stato ideato da KBS ed è la terza e ultima parte della serie “noblesse oblige“, volta a raccontare le storie di coloro che hanno sacrificato tutti i loro averi, compresa la vita, per la causa dell’Indipendenza.

Freedom fighter segue le vicende di Lee Hoe-Young, un combattente per l’indipendenza molto facoltoso che donò tutti i suoi risparmi per la causa e si spostò in Manciuria per aprire una scuola di formazione per soldati e ribelli; successivamente, si unirà alle forze anarchiche di Shanghai contro le forze giapponesi: verrà arrestato, torturato e morirà in cella per mano giapponese.

L’intero Drama è raccontato dal punto di vista del corrispondente di guerra giapponese Kimura Junpei, che aveva il compito di raccontare delle operazioni e azioni di Lee Hoe-Young: inizialmente descritto come un terrorista, con il passare del tempo il reporter si renderà conto delle buone intenzioni e motivazioni di fondo dell’uomo, tra i fautori principali dell’Indipendenza coreana, seppur non in prima linea.

Assassination o Amsal (K-Movie)

Anno: 2015
Genere e durata: azione, storico, drama | 2 hr. 19 min.
Dove vederlo: Apple TV, Viki Rakuten
Trama: ambientato durante l’occupazione giapponese, tra il 1911 e il 1930, ad un agente viene dato il compito di assemblare un gruppo per assassinare un comandante giapponese e un collaboratore coreano liberando tre prigionieri a Shanghai, tuttavia il piano non va come previsto, dando via ad un’intricata caccia all’uomo.

Questo film vanta un cast niente male, infatti troviamo nel ruolo di protagonista principale Lee Jung Jae, affiancato da Jun Ji Hyun (My Love from the star, The legend of the blue sea, Kingdom, Jirisan), Ha Jung Woo (Ashfall, Miss and Mrs. Cops, The Closet, Entourage, Narco-Saints).

K-Book

Come tigri nella neve – Kim Juhea

Anno: 2022
Autore: Juhea Kim
Editore: Nord
Genere e numero di pagine: narrativa, storico | 368 pagine
Trama: ambientato in una Corea del 1917, in pieno periodo giapponese, “Come tigri nella neve“, romanzo di esordio di Kim Juhea, racconta la storia di un uomo e una donna, legati da quello che in coreano si chiama “inyeon” (인연), un legame profondo che prescinde dal tempo e dallo spazio, che esiste nonostante gli imprevisti e gli accadimenti, un uomo e una donna che si ritroveranno e perderanno nei meandri della storia, una vicenda d’amore tra due persone che si intreccia con l’amore per la libertà e per la giustizia.

I personaggi di questa storia sono persone di ogni estrazione sociale, provenienti da tutte le parti della Corea e con sogni e speranze di qualunque genere, ognuno alla ricerca di un proprio posto in un mondo in tumulto e in costante rivoluzione, con la guerra alle porte, anche del proprio cuore.

Sinossi: Corea, 1917. È la disperazione a spingere il cacciatore. Da giorni segue le tracce sulla neve, nella speranza di trovare una preda con cui poter sfamare i suoi figli. Ma la ricerca viene interrotta dall’incontro con un gruppo di ufficiali giapponesi, persi tra quelle montagne. E dall’apparizione di una tigre. D’istinto il cacciatore interviene facendo fuggire la tigre, per poi guidare i giapponesi verso la salvezza. Un gesto che segnerà il futuro della sua famiglia. Jade ha solo dieci anni quando la madre la vende a una casa di cortigiane. Un sacrificio dettato dalla povertà, che però Jade ben presto capisce essere un’occasione. Solo le donne più belle e raffinate possono far parte di quel mondo e, un giorno, comprare la propria libertà. Tuttavia, quando una tragedia colpisce la casa, Jade è costretta a trasferirsi a Seul. Dove il suo destino l’aspetta… Alla morte del padre, Jung-ho non ha altra scelta che lasciare il suo villaggio di cacciatori e tentare la sorte nella capitale, ingrossando le fila dei giovani randagi che sopravvivono grazie a sotterfugi e piccoli furti. Eppure gli basta posare una volta lo sguardo su Jade, per capire di voler diventare un uomo degno di lei. Comincia allora la sua scalata verso il successo, prima nel sottobosco della malavita, poi nel mondo ancora più insidioso e ambiguo della politica, diviso tra i padroni giapponesi e il movimento nazionalista che lotta per l’indipendenza. Una corsa al potere su cui Jung-ho scommette ogni cosa, rischiando però di perdere tutto.

Se avete già letto questo libro e siete curiosi di sapere cosa ne pensiamo, la nostra Irene ha pubblicato una recensione per la rubrica #K-Book!

Se, invece, vi siete incuriositi e volete leggerlo anche voi (e farci sapere la vostra opinione), potete acquistarlo qui!

K-Documentaries

Se i libri non sono il vostro forte, specie quelli di storia iper specifici, ma volete comunque avere un approccio più “tecnico” alla vicenda, invece che romanzato, questi documentari fanno sicuramente al vostro caso!

ATTENZIONE! Alcuni trattano delle tematiche e argomenti non semplici né piacevoli, quindi se siete facilmente impressionabili o sensibili, vi sconsigliamo la visione di questi contenuti.

How schoolgirls became independence fighters in 1919

Questo documentario super interessante e super breve (poco più di 4 minuti) prodotto da Korea Now in lingua inglese (purtroppo, niente sottotitoli) spiega in modo chiaro e semplice quanto il Movimento del Primo marzo sia stato un movimento globale, che ha coinvolto tutte le fasce della popolazione, comprese le studentesse che portavano avanti attività clandestine di volantinaggio, stampa e preparazione di volantini a favore della causa coreana.

1919 to 2019: the centenary of 1st March Movement

Molto più lungo e dettagliato di quello precedente, questo documentario di Arirang TV spiega l’evoluzione della lotta verso l’indipendenza coreana e verso la costruzione di una nuova identità nazionale, ancora ferita e sanguinante a causa dei terribili ricordi impressi nella memoria di tutta la popolazione.

Life as a “comfort woman”

Questa è una video intervista di Asian Boss ad una delle ultime comfort women coreane, Kim Bok Dong: il fenomeno delle comfort women è una ferita ancora aperta della storia coreana, per la quale è ancora in corso una causa intentata da alcune associazioni coreane contro il Giappone per ottenere le scuse ufficiali del paese nei confronti di tutte quelle donne, giovanissime nella maggior parte dei casi, che sono state strappate alle loro famiglie e usate come carne da macello, o per meglio dire “da piacere”, per gli uomini dell’esercito giapponese prima e durante la seconda guerra mondiale.

Seppur non sia esattamente inerente con il Movimento del Primo marzo, questo video permette di comprendere meglio quanto invivibile fosse la situazione in Corea del Sud durante quegli anni e quanto tempo debba ancora passare prima che la ferita si rimargini davvero.

TRIGGER WARNING! In questo video vengono menzionati abusi sessuali, violenze su minori, gravidanze non volute e altri temi che possono urtare la vostra sensibilità.

The March First movement

Girato in occasione del centenario dei fatti del primo marzo 1919, questo video della The Korea Society, un’organizzazione non-profit, apolitica e di promozione sociale e culturale che si occupa dei rapporti tra Stati Uniti e Corea del Sud, spiega in 40 minuti e in modo abbastanza approfondito e specifico l’evoluzione del Movimento del Primo marzo e le sue azioni, ma anche gli impatti a livello economico e sociale nello sviluppo degli eventi successivi e del paese in generale, superato il 1945.

K-Music

Ultima, ma non per importanza, anche il mondo della musica ha sentito l’urgenza di raccontare la storia del Movimento del Primo marzo, in particolar modo ricordiamo due canzoni del rapper coreano BewhY e una canzone delle DIA.

My land (BewhY)

상해에서부터 서울 종로 종로 한복판에서 한반도
우리 100년의 역사는 저들이 아닌 우리 열사들의 핏자국이 감독
한 세기의 외침이 지금을 창조 앞으로의 100년을 향한 한 보
너와 내가 우리가 되어야만 완고 해지겠지 투쟁 안에서 평화만을 낭독

Da Shanghai a Jong-no, Seoul, il cuore della penisola coreana
Questi nostri 100 anni di storia sono stati diretti dal sangue dei nostri missionari, non da loro
Le grida di un secolo creano il presente e il passaggio per i prossimi 100 anni
Dobbiamo rimanere insieme per creare la pace all’interno di questa lotta

Il brano è scritto dal punto di vista dei combattenti e nel video viene rappresentata e ricordata una figura considerevole della storia coreana, l’eroina Yu Gwan-sun, una giovane attivista che a soli 19 anni guidò il Primo Movimento per l’Indipendenza contro il dominio coloniale imperiale giapponese nella zona meridionale del Chungcheong: riuscirà a far scendere in piazza più di 3000 cittadini e, proprio per questo, verrà arrestata e imprigionata dai giapponesi, qui torturata fino alla sua morte, trasformandola in una delle più giovani martiri dell’Indipendenza coreana.

Mansae (BewhY)

오직 혁명뿐 물러나기 전까지 영원히 너네는 public enemy
사진을 찍어줘 죽기 전 마지막 나의 swagging
나라를 위해 죽는 민족 무릎은 하늘 앞에서만 꿇겠지
너의 것은 파괴되고 우리의 것은 재창조돼
악은 언제나 선에게 짓밟히게 돼있어
축제의 장은 열려 코레아우라

Fino a che la rivoluzione non terminerà, sarai per sempre un nemico pubblico
Scatta una foto del mio swag prima di morire
Le persone che perdono la vita per questa Nazione possono inginocchiarsi solo di fronte al cielo
Ciò che era tuo verrà distrutto, ciò che era nostro verrà ricreato
Il male è sempre stato calpestato dal bene
Apri le tende del sipario al festival, Corea

Mansae è una canzone che ci porta alla scoperta della lotta verso l’autodeterminazione coreana, infatti è stata scritta dal rapper proprio in occasione del centenario dei fatti del primo marzo ed è stata portata sul palco di Infinite Challenge dal rapper e dal comico Yang Se-hyung.

Il titolo Mansae non è una scelta casuale, perché Mansae (letteralmente diecimila anni) e Cheonsae (letteralmente mille anni) erano modi di dire utilizzati in maniera interscambiabile durante la dinastia Choseon, quindi facevano già parte dell’ideologia nazionale: la parola Mansae divenne famosa grazie agli attivisti del Club dell’Indipendenza Coreana (독립협회 Dongnip hyeophoe) e dai Movimenti dell’Illuminismo Patriottico, i quali diedero un significato ancora più profonda a questa parola di uso comune che, poi, arrivò a promuovere un senso di unità nazionale, infatti durante le manifestazioni del primo marzo Mansae fu proprio uno degli slogan urlati a pieni polmoni da parte della folla contro l’esercito giapponese schierato.

FUN FACT: non è un caso che il Movimento del primo marzo e, in generale, i fatti del primo marzo siano noti anche con il nome di “Mansae demonstrations”!

Se siete curiosi di leggere un’analisi più approfondita di questi due iconici brani, vi consigliamo la lettura di questo articolo scritto dalla nostra Anna per la rubrica #Hipstory!

Geon Gon Gam Ri (DIA)

Pubblicata nel 2017, questa canzone del gruppo femminile DIA è un omaggio ai connazionali che hanno combattuto per la libertà della Corea durante i tumulti del periodo giapponese.

Il titolo “Geon gon gam ri” è un riferimento ai nomi dei quattro trigrammi che si trovano sul Taegeukgi, che rappresentano movimento e l’armonia come fondamenti principali e i trigrammi che rappresentano ognuno un elemento classico: cielo (Geon), terra (Gon), luna (Gam), and sole (Ri).

Siamo giunti alla fine di questo articolo e siamo certi che ormai avrete tutti gli strumenti per informarvi su questo evento che ha segnato irrimediabilmente la storia coreana! Quale altro evento storico vorreste attenzionare? Fatecelo sapere nei commenti, a presto!


Fonti:

March First Independence Movement Day In South Korea (삼일절) (korealandscape.net)

Independence Movement Day in Korea 삼일절 (Samilljeol) (90daykorean.com)

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K-HipHop K-Music

Loopy: l’hip-hop coreano arriva in Italia

Fan del K-Hip-hop a rapporto, è finalmente giunto il vostro momento!

Perché tutta questa furia? Perché il 4 dicembre a Milano si terrà il concerto di Loopy, rapper coreano di grande fama!

Non lo conoscete? E cosa state aspettando?

Loopy (Lee Jinyoung, 이진용) è nato a Seoul ma si è trasferito a Los Angeles, California, per perseguire la sua carriera musicale ed è proprio dall’inglese che viene il suo nome d’arte: infatti, Loopy viene dal termine “looping“, un riferimento al suo flow potente in grado da far “venire i capogiri”.

Inizialmente arrivato a Los Angeles con l’intenzione di lavorare per diventare un producer, lavorando a stretto contatto con la musica e l’ambiente musicale, ha realizzato che forse la carriera da rapper e da artista era quella che faceva più al caso suo: diventerà per la prima volta noto agli occhi di tutti quando, nel 2015, il suo singolo, Gear 2, diventerà virale.

Nel 2018, il suo mixtape, King Loopy, riceverà ottime risposte dall’audience di Youtube ed inizierà a figurare tra i BIG che fungono da ponte tra la scena hip-hop coreana e la cultura hip-hop americana.

Il successo di questo rapper passa, non solo tramite gli stream, ma anche attraverso il survival show musicale Show Me The Money, al termine del quale si classificherà al secondo posto nella settima stagione.

I suoi singoli Good Day e Save sono stati classificati al n. 1 e al n. 3 sulla più grande piattaforma di streaming musicale coreana, Melon.

Dal 2020 Loopy non si è fermato un solo istante e la sua produzione artistica degli ultimi due anni vanta numerosi pezzi, infatti a seguito del suo primo album di debutto, No Fear, ha pubblicato un nuovo EP, The Django Tape, definito da critici musicali e persone della scena hip-hop come il suo “più grande risultato artistico”.

Provare a inserire Loopy e il suo flow all’interno di un solo genere è davvero difficile, è un artista poliedrico e camaleontico, in grado di sfornare brani con delle vibes più rilassate a brani adrenalinici e perfetti per prepararsi ad una serata con gli amici.

Il tour internazionale intitolato DEPARTED, che si appresta ad iniziare, è il primo passo per connettersi ancor di più con i suoi fan europei: lo stesso termine “departed” simbolizza la lontananza da casa, la paura del mondo esterno ma anche la voglia di scoprire cosa c’è “in mare aperto”.

Questo tour è molto importante per tutti i fan che hanno seguito il suo percorso sin dagli albori per osservare un nuovo Loopy, pronto a iniziare un nuovo percorso nella sua vita di artista.

Se siete interessati a comprare i biglietti del concerto, cliccate qui!

Noi saremo presenti, e voi? Ci vediamo sotto palco!

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K-Culture K-HipHop K-Pop Korea

#Hipstory: Il massacro di Kwangju

Nel terzo episodio di #Hipstory vediamo insieme una pagina molto importante della Corea contemporanea grazie ad una canzone composta e prodotta da Suga dei BTS nel 2010 quando, membro della crew hiphop D-Town, aveva il soprannome di Gloss. Il brano è però cantato da Nakshun, leader della crew.

Il titolo simbolico rimanda con la memoria direttamente a quel giorno fatidico: 518 sta infatti ad indicare il giorno 18 maggio (05.18), ovvero la data che segnò l’inizio di ciò che ricordiamo come il Massacro di Kwangju, mentre 062 rappresenta il numero identificativo dell’area di Kwangju.

탁한 바람 가득 한 땅 위에 내린 새싹
5-1-8 어둡던 지난날의 밤
이 지나 탄생한
새 역사를 위해서
손을 들어 hands up (x2)

Un germoglio piovuto su un florido terreno sfiorato dal vento torbido
5-1-8, la notte di quell’oscuro giorno passato
per questa nuova storia che
è nata grazie al passato
alzate le mani, mani in alto (x2)

Era la primavera del 1980 quando a Kwangju, città metropolitana a Sud Ovest della Corea del Sud, centinaia di studenti scesero in piazza per protestare contro la legge marziale istituita dal generale Choon Doo Hwan.

La strada per la presa di potere del generale Choon Doo Hwan fu spianata nel decennio precedente dal Presidente Park Chung Hee (padre dell’ex presidentessa della Corea del Sud, Park Geun-Hye) il quale, nel corso dei suoi mandati, sciolse il Parlamento ed impose una Costituzione che conferiva poteri quasi dittatoriali al Presidente. Inoltre, questo nuovo ordinamento giuridico, che prese il nome di Costituzione Yusin (1972), estendeva il mandato del Presidente a 6 anni senza limiti di rielezione quando, in precedenza, erano tassativamente 2 (anche se Park Chung Hee fu talmente abile da farsi eleggere per ben tre volte – 1963 – 1967 – 1971 – grazie al sostegno dei servizi segreti coreani, KCIA).

Dopo l’assassinio del Presidente Park Chung Hee con l’accusa di corruzione proprio da parte del direttore della KCIA (1979), fu il militare Choi Kyu Ha a prendere il suo posto ma, a causa dei suoi discreti segnali di apertura, Choi Kyu Ha fu spiazzato nel giro di pochi mesi dal colpo di stato del generale Choon Doo Hwan che, alla fine dell’anno, era già al potere dell’intera Corea del Sud.

L’inizio della resa dei conti: studenti contro militari

Il 17 maggio 1980 il nuovo Presidente, col proposito ufficiale di combattere il “nemico comunista”, estese la legge marziale, fino a quel momento in vigore solo nella città di Busan, a tutta la penisola.

Bastò un solo giorno per radunare circa 200 universitari davanti alla Chonnam National University di Kwangju per protestare contro la chiusura del loro ateneo, riscontrando un consistente appoggio dal resto della popolazione. I manifestanti si imbatterono però in una trentina di soldati incaricati di tenerli fuori dal campus i quali, per portare a termine il lavoro assegnatogli, cominciarono a colpire gli studenti a bastonate. Gli universitari risposero quindi con lanci di pietre, decidendo infine di marciare verso il centro della città e trovando sempre più sostenitori lungo il loro cammino. In poche ore, circa 700 poliziotti si trovarono a fronteggiare più di 2.000 manifestanti. Noncuranti, i militari insorsero sulla folla, picchiando studenti e passanti e così, quel giorno, ci fu la prima vittima: Kim Gyeong-cheol un sordo di soli 29 anni il quale ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Nei giorni seguenti, sempre più residenti di Kwangju, dagli imprenditori alle casalinghe, dagli avvocati agli autisti di taxi, presero parte a questa marcia per la difesa della gioventù di Kwangju, raggiungendo la soglia dei 10.000 manifestanti: l’esercito fu quindi costretto a mandare altri 3.000 soldati che, spietatamente, si scagliarono contro gli innocenti bastonandoli, pugnalandoli, mutilandoli con baionette, lanciando gas lacrimogeni in mezzo alla folla per poi sparare indiscriminatamente.

L’apice della violenza si raggiunse il giorno 21 maggio, quando gli studenti presero d’assalto stazione di polizia e armeria, rubando fucili, carabine e persino due mitragliatrici, una delle quali venne poi incorniciata sul tetto dell’università di medicina: grazie a questo evento, i cittadini furono in grado di presiedere Kwangju per ben cinque giorni, dato il ritiro delle truppe.

Il 27 maggio però, nel cuore della notte, cinque divisioni furono di ritorno a Kwangju, più agguerrite che mai: il tentativo dei cittadini di combatterli sia con la forza, sia stendendosi a terra per bloccarli, non diede i risultati sperati e dopo solo un’ora e mezza di scontri spietati, l’esercito riprese il controllo della città.

Le dichiarazioni ufficiali segnalarono la morte di circa 200 persone, ma il censimento della popolazione rivela che più di 2.000 cittadini residenti a Kwangju sparirono durante quel breve ma intenso periodo.

이 거친 느낌의 곡에 끄덕거리는 고갠
062 이 곳 에 권리는 위한 고생
담을 역사에 기록해놔 , 그들의 의지로
새겨진 인권제도를 느낄 수 있는 것
그 무엇이, 그들을 움직이는 팔 다리가 되어
배여 진 몸에 상철 태극기로 채워
그대여 나또한 당신의 의지를 불태워
형제여 상처 난 한국살 끊임없이 외워

Le teste che annuiscono su questa canzone riguardo un sentimento passato
In questo luogo, 062, avvenne la sofferenza per i diritti umani
Grazie alla loro determinazione hanno lasciato impresso nella storia il loro coraggio
In modo da far comprendere la costituzione così profondamente impressa
Quel qualcosa è diventato il movimento delle loro braccia e gambe
Colma il tuo corpo con la bandiera nazionale
Ravviverò la tua determinazione
Fratelli, le vostre ferite rimarranno per sempre nella nostra memoria

Una voce più forte della censura

A causa della censura operante in quel periodo, quasi tutto il resto della penisola era all’oscuro di ciò che stava succedendo nella città di Kwangju. Tuttavia, diversi giovani, tra cui alcuni studenti, intrapresero azioni drastiche per cercare di portare alla luce la verità sull’accaduto.

A Seoul, lo studente universitario Kim Uigi di soli 21 anni preparò dei volantini su Kwangju prima di gettarsi dal sesto piano di un edificio; poco dopo, Kim Jongtae si diede fuoco subito dopo aver gridato lo slogan del movimento democratico che chiedeva verità. Sacrifici di questo genere non facevano che continuare mentre il governo si ostinava a negare qualsiasi tipo di evento rivoltoso legato alla città di Kwangju: nel primo anniversario del 18 maggio, gli studenti si riunirono in una protesta silenziosa alla Seoul National University. Kim Taehun, di Kwangju, come Kim Uigi si lanciò dal quarto piano di un edificio invocando lo slogan delle proteste.

Nonostante i sacrifici, il governo militarista continuò imperterrito a negare la realtà dei fatti e a mettere a tacere i media coreani e, se non fosse stato per gli sforzi dei giornalisti stranieri, è probabile che gran parte del mondo sarebbe tuttora all’oscuro delle atrocità perpetrate a Kwangju. In particolare, un giornalista tedesco, Jürgen Hinzpeter, fu uno dei pochi in grado di provare cosa accadde realmente a Kwangju: quando, terminato il suo incarico a Tokyo, arrivò a Seoul decise di prendere un taxi per Kwangju dove, però, i militari avevano bloccato le strade. L’intraprendente tassista, chiamato Kim Sabok (probabile nome di fantasia), non si diede per vinto e riuscì ad aggirare le barriere militari accompagnando Hintzpeter fino a Kwangju in totale sicurezza. Hinzpeter fu così in grado di documentare parte degli eventi di Kwangju e, in seguito, riuscì a contrabbandare il filmato fuori dalla Corea e lo pubblicò, dando la possibilità al mondo di conoscere finalmente ciò che stava accadendo nella città coreana.

Per queste gesta eroiche, Hintzpeter fu in seguito nominato cittadino onorario di Kwangju gli venne reso un omaggio speciale nei memoriali più recenti.

Si è mai avuta giustizia?

Nonostante le prove concrete riportate nel corso degli anni, nell’aprile 2017 l’ex presidente Chun Doo-hwan, che ha guidato il governo dal 1980 al 1988, ha pubblicato le sue memorie, dove ha esplicitamente negato l’affermazione fatta dal defunto prete attivista, Cho Chul-hyun, il quale aveva testimoniato di aver assistito a sparatorie militari contro i cittadini dagli elicotteri durante la rivolta pro-democrazia di Gwangju nel maggio del 1980. Chun ha insistito nell’affermare che le parole di Cho fossero calunnie, chiamando il defunto prete “Satana con una maschera”.

Tre anni dopo, il 17 maggio 2020, in seguito ad una marcia di protesta partita da Yeouido per arrivare fino a casa di Chun, dove i manifestanti pretendevano delle scuse sincere nei confronti di vittime e familiari, l’ex presidente ha nuovamente negato il suo coinvolgimento nella strage, sostenendo di non doversi scusare per qualcosa che non ha commesso.

Fortunatamente, nonostante le continue smentite, il 22 maggio del 2011 Unesco ha riconosciuto questo tragico evento come Patrimonio Mondiale dei Ricordi e nel 2015 è stato aperto un sito web degli Archivi del 18 maggio dove vengono riportati video, storie ed immagini per non dimenticare.

La rivolta di Kwangju rimane senza dubbio una parte estremamente essenziale della storia coreana e non dovrebbe mai essere scordata. È importante ricordare ogni singolo caduto che si è immolato al fine di ottenere la democrazia di cui gode oggi la penisola, così da non permettere alla storia di ripetersi.  

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K-Hip Hop: come ci siamo arrivati? – Ep.1

L’hip-hop e il rap sono generi ormai diffusi a livello globale, ma sono emersi come una forma di movimento clandestino da parte delle subculture afroamericane come espressione diasporica culturale in un contesto di resistenza contro l’egemonia dominante. Parallelamente, possiamo guardare all’hip-hop come un genere di musica post-moderno la cui particolarità di tagliare e mixare diversi stili musicali e riferimenti culturali consente un continuo processo di ibridazione e sincretismo. Per questo motivo, il rap e l’hip hop vengono considerati un ponte di collegamento tra i giovani nonché un valido strumento per la rielaborazione dell’identità locale, tanto da attirare l’attenzione su caratteristiche culturali specifiche da parte di chi ascolta.

L’evoluzione dell’hip hop in Corea del Sud

Come abbiamo visto nell’articolo sulla storia del kpop, i Seo Taiji and Boys hanno dato il via allo sviluppo dell’industria musicale moderna, mescolando canto, ballo e rap. Infatti, alla canzone I know (난 알아요) si può ricondurre anche l’avvento dell’hip hop come stile più commercialmente diffuso, effetto anche in questo caso di una ribellione contro le regole socialmente e culturalmente imposte.

Infatti, in quel periodo la Corea del Sud si è trovata ad affrontare alcuni cambiamenti politici non indifferenti: il governo guidato da Kim Yŏngsam nel 1993 poneva fine ai tre decenni di governo autoritario militare e l’allentamento sulla censura di stato, che ebbe inizio alla fine degli anni 1980, permise ai cantautori e ai cantanti di esplorare la loro creatività artistica con maggiore libertà. Tutti questi cambiamenti economici, politici e sociali hanno creato i contesti necessari per permettere all’hip-hop di radicarsi come parte integrante della cultura giovanile locale.

In contrasto alla cultura giovanile degli anni ’70 e ’80, fatta di universitari liberale e idealisti prima e studenti inclini al radicalismo politico di massa poi, la gioventù degli anni ’90, conosciuta come la generazione sinsedae, era in gran parte composta da adolescenti nati nell’era della stabilità economica. Questi teenager sono quindi cresciuti abbracciando il consumismo e la cultura popolare occidentale, in un periodo di rapidi cambiamenti in cui la società coreana si stava aprendo ai flussi culturali globali dopo anni di isolamento, facendosi influenzare dalle mode angloamericane, tra cui troviamo l’hip hop. 

Il genere hip hop era talmente in voga tra gli adolescenti dell’epoca che venne addirittura coniato il termine “Seo Taiji Syndrome”, che prende il nome dall’ex cantante della band metal Sinawi considerato il precursore del rap coreano. Sebbene la canzone I know (난 알아요) abbia ottenuto il punteggio più basso dalla giuria durante la loro performance di debutto nel talent show della MBC nel 1992, si è posizionata al primo posto nelle classifiche per ben 17 settimane filate, garantendo il successo anche all’omonimo album.  Si tratta di una canzone d’amore composta da versi rap, coro cantato e intermezzi strumentali realizzati da una chitarra elettrica la cui performance viene contornata da passi di danza. Ricorda niente?

Dal secondo album in poi, Seo Taiji comincia a scrivere di tematiche sociali come, ad esempio, la critica al sistema scolastico. Argomento che, essendo fortemente sentito, ha fatto appello ai teenager come autentica espressione di sfida della cultura giovanile.

Dalla metà degli anni ’90 in poi, l’industria musicale coreana ha iniziato a creare rapper e gruppi focalizzati sul pop avendo come target gli adolescenti. La SM Entertainment ha prodotto gli H.O.T, la JYP Ent. ha pubblicato l’album rap-dance The Power of the Twins (Ssangdungi Power) interpretato dagli allora dodicenni gemelli Ryang-hyŏn e Ryang-ha mentre la YG Ent. ha rilasciato il primo album del duo hip-hop Jinusean che ha riscosso grande successo in classifica.

Gli elementi del rap coreano

  • Tradizione

L’hip hop coreano prende in prestito elementi di quello internazionale e americano, come le tecniche di campionamento per le basi, l’abbigliamento e lo stile di danza, ma col tempo ha sviluppato caratteristiche distintive proprie introducendo elementi di musica coreana (sia popolare che tradizionale) e mescolando in maniera efficacie la lingua inglese ai testi coreani così da coinvolgere maggiormente il pubblico nazionale ed internazionale. Anche in questo caso, il primo artista ad introdurre elementi tradizionali nelle canzoni rap è stato proprio Seo Taiji nel singolo Hayŏga (하여가) dove ha aggiunto una breve esecuzione del t’aep’yŏngso (태평소), strumento a fiato della tradizione coreana.

Un altro artista che ha sperimentato fin da subito questo stile aggiungendo anche elementi religiosi è stato MC Sniper, rapper underground e fondatore della crew hip-hop Buddha Baby. Tra gli strumenti da lui prediletti per le produzioni musicali troviamo la cetra a dodici corde kayagŭm (가야금), il flauto traverso in bambù taegŭm (대금), e le percussioni buddiste in legno Mokt’ak (목탁).

  • Mix culturale

Come abbiamo già citato, è pratica comune inserire una combinazione di frasi e/o parole inglesi e coreane all’interno dei testi. E chi saprebbe farlo meglio, se non artisti con origini sia coreane che americane? Infatti, dalla metà degli anni ’90 i cosiddetti Chaemi Kyop’o (재미 교포), si sono uniti alla scena hip-hop coreana, frequentando in particolare l’area di Apkujŏng-dong, a sud di Seoul. Questi artisti con influenze transnazionali ponevano l’enfasi su un rap in cui prevaleva l’uso della lingua inglese e delle basi molto diverse rispetto alle canzoni coreani dell’epoca, perché non prendevano spunto dal tipico pop coreano.

  • Un tocco di mainstream

Il rap coreano è probabilmente riuscito a prendere il volo grazie alle case discografiche impegnate a promuovere musica commerciale. L’etichetta YG Underground fu lanciata nel 2005 dalla YG Entertainment per creare musica alternativa proprio all’interno del contesto mainstream. Con il debutto dei BigBang nel 2006 il quale gruppo ha lanciato un rapper di distinta creatività come G-Dragon ha reso difficile tracciare una linea precisa tra quello che è l’underground/indie e ciò che è considerato mainstream. Non è infatti insolito vedere collaborazioni tra rapper e cantanti di altri generi musicali. Inoltre, in quel periodo l’hip hop cominciò a venire insegnato all’interno di accademie di musica focalizzate sul genere pop.

Se vi ha incuriosito questa prima parte non perdetevi il prossimo articolo, dove vedremo insieme quali sono le differenze tra il rap americano e quello coreano per poi dedicarci a qualche nome importante!

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Skinny Brown: rapper tra insicurezze e successo

L’immaginario dell’artista hip hop per antonomasia è sicuramente quello di un uomo tosto, ribelle, spesso pieno di sé e sicuramente audace. Eppure, col passare degli anni la scena musicale rap si è evoluta, perdendo in parte quella rappresentazione violenta da cui si era partiti nel Bronx degli anni ’20, pur mantenendo intatto lo scopo finale di rivalsa e riscatto dei più deboli. Ed è proprio su questa linea che oggi voglio parlarvi di un artista della scena hip hop coreana ancora poco conosciuto, ma validissimo: SkinnyBrown.

Il suo debutto avviene solo nel settembre del 2018, da artista indipendente, ma 140 brani e due anni e mezzo dopo firma con la Daytona Entertainment, nuova casa discografica fondata dai rapper TheQuiett e Yumdda. Fa parte, inoltre, della crew hip hop Waysidetown e vanta numerosi featuring con artisti come Sik-k, Ash Island, Changmo, TheQuiett e Mirani. I generi che più lo caratterizzano sono l’emo hip hop e il rap melodico.

Un rapper dalla voce peculiare e piena di charm con un estro straordinario celato in ogni dettaglio dei suoi brani. In ogni sua canzone sono infatti presenti continui collegamenti tra pezzi già pubblicati ed episodi vissuti. Insomma, per capire fino in fondo anche i suoi featuring, è bene conoscere la sua storia musicale! Geniale, no?

Non solo lyricist coi fiocchi, ma anche eccellente aiuto producer nascosto dietro a tanti successi di Ash Island, che ha curato insieme al producer e amico fidato TOIL.

Uno dei brani che più mi ha colpito di questo artista super versatile è probabilmente quello che più racchiude la sua fragilità, Fix You (1393). Skinny ha infatti rivelato che questa canzone è stato il prodotto di mesi estenuanti caratterizzati da un crollo psicologico e un blocco dello scrittore. Un periodo in cui il pensiero di togliersi la vita lo ha spesso tormentato ed è proprio per questo motivo che ha deciso di includere nel titolo il numero di prevenzione dei suicidi. 

Copertina brano Fix You (1393)

Un altro punto che denota la sua insicurezza è quello che potremmo attribuirgli come il suo tratto distintivo: indossa sempre una mascherina. Normale in tempi di covid, penserete, no? Beh, non proprio. È un suo fidato accessorio che non lo abbandona mai, virus o meno. È stato infatti spesso criticato perché non fa quasi mai vedere il suo volto, ma ha rivelato che la indossa a causa di spiacevoli incidenti che gli sono capitati nella vita i quali lo hanno portato ad avere complessi riguardo il suo aspetto fisico. Insomma, che la porti o meno c’è sempre qualcuno pronto a biasimarlo. I suoi fan, certo, lo amano con o senza mascherina indosso perché, in fin dei conti, a noi è della musica che deve importare, no?

© Daytona Ent

SkinnyBrown è uno di quegli artisti che ama stare a contatto con i propri fan e per questo ha spesso piacere di chiacchierare con loro tramite le live di instagram (@skinnybrownn), ritagliandosi del tempo per raccontare episodi della sua vita, spiegare dettagli dei suoi testi ed elargire consigli a chiunque glieli chieda.

Curiosità:

  • Se potesse tornare indietro frequenterebbe l’università. Le facoltà tra cui sceglierebbe sono Musica/Produzione, Psicologia o Animazione 3D.
  • Per il suo stage name ha tratto ispirazione dal personaggio Skinny Black del film ‘Hustle and Flow – il colore della musica’, interpretato da Ludacris.
  • Ha la patente ma ha paura di mettersi al volante, quindi non guida mai.
  • Ha frequentato le stesse scuole elementari di Jayci Yucca.

Oggi abbiamo visto un altro artista eccezionale che, con un passato verosimilmente afflitto da episodi dolorosi, è riuscito a fare di queste sue insicurezze un punto di forza che lo porta a sfornare in continuazione pezzi straordinari.

Skinny sta infatti pubblicando grandi progetti e sono fiduciosa che a breve raggiungerà il successo e la ribalta che indubbiamente merita, quindi tenetelo d’occhio! E ricordiamoci di essere sempre gentili con gli altri perché, nonostante il successo, sono pur sempre essere umani e non sapremo mai nel dettaglio quali battaglie stiano combattendo.

La top 5 di MondoCoreano

Conoscevate già questo artista? Quali sono le canzoni che preferite? Parliamone insieme nei commenti!

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A star is born: Ash Island. Da High School Rapper a stella del rap

Nella scia dei survival show coreani che hanno il fine ultimo di far emergere nuove stelle della scena rap underground coreana (Show me the money, Unpretty rapstar), anche ai più piccoli è stato riservato un posto grazie a High School Rapper ( 고등래퍼).

Uno degli artisti che ha sicuramente intrapreso un percorso brillante, pur vincendo la medaglia di legno nella seconda stagione del programma, è il rapper di Busan Ash Island, studente che si è da subito fatto conoscere per il suo veloce seppur melodioso modo di raccontare i suoi versi.


Un ragazzo semplice ma ambizioso che, in seguito alla notorietà raggiunta durante il programma, ha avuto la pazienza di attendere la proposta della casa discografica (Ambition Musik) con cui sognava di firmare, fondata da colonne portanti della scena rap coreana (Dok2 e TheQuiett), trovando il coraggio di rifiutare tutte le allettanti offerte arrivate in precedenza.


Parliamo di un rapper con le idee chiare, che non manca mai di aiutare i propri amici, colleghi e compagni di viaggio. Artisti in fiore che lo hanno accompagnato nel suo tragitto verso il successo, aiutandolo a migliorarsi e collaborando nella creazione di singoli accattivanti e di successo. Infatti, dal 2017 Ash porta avanti un progetto con alcuni amici cantanti e rapper di Busan, la Pablo Mu2sic, di cui tratteremo nei prossimi articoli.

©PabloMu2ic

Ash Island è un giovane artista che vanta traguardi come il premio “New Artist of the Year” nel 2020 grazie al singolo “Paranoid” e, più recentemente, l’essere apparso su un articolo della famosa rivista musicale Rolling Stones.

© Ash Island Instagram Story

Un tratto distintivo nel quale questo spettacolare artista ha deciso di riconoscersi è una rosa di colore nero, simbolo a cui ha dedicato la linea primavera/estate del suo brand di vestiti e accessori X:ORDINARY. Un marchio che rispecchia totalmente il suo stile rock/hip hop e che, sfortunatamente per noi, va sempre sold-out in meno di un’ora.

© X:Ordinary Website

Nonostante l’animo riservato che lo contraddistingue, Ash condivide volentieri le emozioni che si porta dentro con i suoi fan e riserva spesso parole motivazionali per i suoi follower, con i quali comunica attraverso Instagram (@ash.island) e, naturalmente, attraverso la sua musica. Nei suoi pezzi, infatti, Ash ci racconta di come non sia tutto oro ciò che luccica, pure quando si raggiungono i propri sogni; di come ci si possa sentire soli nonostante la fama e di come il passato ci lasci sempre un certo senso di nostalgia; ma ci ricorda sempre quanto sia legato ai propri amici.  Insomma, nonostante l’immagine tosta che può arrivare dalle basi in chiave rap/rock e dal suo look singolare, dietro ai suoi testi si nasconde un animo sensibile ed emotivo in grado di scrivere tracce da paura.

Canzoni consigliate da MondoCoreano:
Sebbene tutte le sue canzoni siano un must da avere nella propria playlist, vi lascio la mia top 5:

Quali sono le vostre canzoni preferite di Ash Island? Parliamone insieme nei commenti