Vi siete mai chiesti come mai la Corea del Nord e la Corea del Sud siano così diverse e separate?
Gli avvenimenti che hanno portato alla situazione di oggi sono molteplici, ed il tutto si svolse dopo la fine della seconda guerra mondiale: infatti, durante la guerra fredda, il conflitto in Corea fu tra i più lunghi e sanguinosi e, ancora oggi, le tensioni tra i due stati sono molto sentite, e sembra ancora molto lontana la prospettiva di una riunificazione, o quanto meno di una pace. Sebbene infatti siano cessate le ostilità, non c’è mai stato alcun accordo di pace.
Dopo aver visto, nei precedenti articoli, la storia coreana e come questa sia stata interpretata e raccontata dal mondo della musica e dell’arte, in questa nuova rubrica proveremo ad analizzare più da vicino alcune vicende che hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo ed evoluzione della Corea del Sud, per come la conosciamo oggi.
Pronti a scoprire come e perché è scoppiata la guerra di Corea e le conseguenze che ne sono seguite? Kaja!
(Ph: Giammarco Cafaggi, DMZ: “Se le due Coree saranno riunite, questo ponte verrà ristrutturato al suo stato originario, con le tratte ferroviarie, ed infine smantellato”)
Premesse del conflitto
Per poter comprendere le motivazioni che hanno portato alla guerra di Corea, dobbiamo tornare indietro alla seconda guerra mondiale.
Nel 1910 infatti la Corea venne occupata dal Giappone. Prima di questa data, dal 1887 al 1910, l’intera Corea era unita sotto il nome del Grande Impero Coreano (successivo al regno dinastico Joseon, durato circa cinque secoli).
L’occupazione giapponese ebbe termine nel 1945 quando la penisola coreana venne liberata dall’URSS, che invase la Corea dal Nord, e dagli Stati Uniti, che invasero la penisola da sud: il punto di incontro di queste due fazioni corrisponde al 38° parallelo.
Dai buoni propositi all’inizio delle ostilità
Il progetto iniziale dei capi di stato delle due potenze (Harry Truman e Josif Stalin) era mantenere questa situazione per un breve periodo di tempo, per poi riunificare la penisola e renderla neutra.
cc. Gettyimages
Tuttavia, con l’inizio della guerra fredda di fatto l’unificazione divenne impossibile e i due stati dichiararono la propria sovranità: al Nord nacque il governo comunista di Kim-Il-Sung (conosciuto in Corea del Nord come “il grande leader”, nonno dell’attuale dittatore nord coreano Kim-Jong-Un) con capitale a Pyongyang, mentre al sud si stabilì il dittatore Syngman Rhee.
Gli avvenimenti successivi non fecero altro che accendere innumerevoli tensioni nella penisola: con la rivoluzione comunista cinese e lo sviluppo della bomba atomica da parte della Russia, i rapporti tra i due stati coreani si fecero sempre più critici, nonostante gli USA e la Russia avessero ritirato le loro truppe dalla penisola.
Sarà proprio in questo clima di incertezza e tensione che il 25 giugno 1950 Kim-Il-Sung pensò che fosse il momento giusto per occupare il Sud e portare l’intero paese sotto il suo controllo.
La guerra di Corea (1950-1953)
Il conflitto iniziò il 25 giugno 1950 e, nel giro di poco tempo, l’esercito nord coreano riuscì a conquistare quasi tutto il territorio nemico ed invase Seoul. Nonostante Stalin fosse in realtà contrario al conflitto (a differenza di Mao che invece sosteneva il Nord), gli Stati Uniti decisero di reagire, preoccupati dal fatto che il comunismo potesse rafforzarsi troppo in Estremo Oriente.
Con il sostegno dell’ONU, attaccarono la penisola coreana riuscendo a cacciare i nord coreani dal Sud, superando il 38° parallelo e conquistando gran parte dei territori settentrionali: tutto questo fu possibile grazie al generale Douglas MacArthur, che si era già distinto per la vittoria sul Giappone durante la seconda guerra mondiale.
Quando la situazione sembrava ormai essersi stabilizzata, le truppe cinesi entreranno di nuovo in Corea, costringendo gli americani a ritirarsi ed abbandonare Seoul, ma dopo ulteriori scontri la linea del fronte si stabilizzò intorno al 38° parallelo.
Douglas MacArthur verrà sostituito, a questo punto, dal più cauto generale Matthew Ridgway. L’aiuto che l’URSS fornì alle truppe nord coreane fu molto più modesto rispetto a quel governo cinese di Mao Zedong, che inviò più di 300 mila soldati cinesi a sostenere il regime dittatoriale di Kim-Il-Sung.
Da una logorante guerra di posizione all’armistizio di Panmujeon (판문점)
Da quel momento in poi, il conflitto si trasformò in un’atroce e logorante guerra di posizione lungo il 38° parallelo, senza significative avanzate da nessuna delle due parti. Il popolo coreano era stremato dal conflitto, dispendioso in termini di risorse e di vite umane ma, nonostante i numerosi tentativi di trovare un accordo, solo il 27 luglio 1953 venne firmato l’armistizio nella cittadina di Panmujeon.
All’armistizio firmato del 1953 non è mai seguito un accordo di pace. La linea del confine venne posta lungo il 38° parallelo e non venne più modificata e l’edificio in cui venne firmato l’armistizio è ancora presente e si trova nella DMZ (zona demilitarizzata). Anche il tavolo in cui venne firmato l’armistizio riportava la linea del confine disegnata.
L’armistizio non prevedeva che si ristabilissero normali relazioni diplomatiche tra le due coree, né tantomeno era un vero e proprio accordo di pace.
Conseguenze del conflitto
Durante la guerra di corea persero la vita circa 2,5 milioni di civili, 500 mila militari cinesi e 200 mila militari sudcoreani ed americani e, significativi saranno i crimini di guerra.
Il più significativo fu il massacro di Bodo League, compiuto nel 1950 in cui i sud coreani guidati da Syngman Rhee uccisero almeno 60 mila simpatizzanti e militari comunisti. O ancora, il massacro di Bloody Gulch, compiuto dai nord coreani nell’agosto del 1950, quando 75 soldati americani vennero uccisi a Masan.
Da ormai 70 anni, le due Coree rimangono divise e diverse: la Corea del Sud, legata agli Stati Uniti, ha visto negli ultimi anni importanti sviluppi tecnologici ed economici, mentre il Nord rimane ancora legato al socialismo e ad una profonda militarizzazione economica della società nel contesto di un regime dittatoriale.
Ci sarà mai la riunificazione? Il progetto della riunificazione è presente ma, viste le ultime tensioni, rimane molto lontano ed improbabile nel breve termine, anche se sono state elaborate alcune strategie, ma nessuna di esse è stata ancora messa in pratica.
Il tema della riunificazione è stato trattato diverse volte anche in ambito cinematografico, ultimo ma non per importanza nel remake della famosissima serie La casa di Carta: Corea, che ha come tema centrale proprio la riunificazione delle due Coree e la creazione di una zona economica unica e degli eventuali problemi ad essa legati.
In sintesi, oggi abbiamo capito che le motivazioni che hanno portato alla separazione sono dunque molteplici, tra Guerra Fredda, intervento delle truppe cinesi, volontà di Kim-Il-Sung di avere l’intera penisola sotto il suo controllo, e di conseguenza è facile comprendere quanto delicata sia questa questione, non solo per la penisola coreana ma anche per la geopolitica internazionale.
Siamo arrivati alla conclusione di questo primo articolo, che ne pensate? Quale altra vicenda storica o sociale vorreste vedere più da vicino? Fatecelo sapere nei commenti!
Eccomi tornata a parlarvi del mio viaggio in Corea, e in questo secondo appuntamento parleremo di Busan e JinHae.
Essendo che con l’attività di volontariato non puoi assentarti per molti giorni, ho deciso di soggiornare a Busan per 3 giorni e trascorre uno di questi tre a JinHae, città nella quale si tiene il festival dei fiori di ciliegio!
Ilviaggio
Per arrivare a Busan, avendo poco tempo, ho scelto di prendere il treno. Con valigia alla mano mi dirigo verso la stazione qualche ora prima della partenza per essere sicura di fare tutto senza fretta e di non perdere il treno che qui è puntualissimo!
Fortunatamente non c’erano zombie nel treno (ㅋㅋㅋ) e il viaggio è stato più veloce del previsto, anche abbastanza divertente grazie all’ajumma del sedile accanto che, per tutta la durata del viaggio, mi ha praticamente “picchiata” perché ero “yeppoda”.
Arrivata Busan ho percepito da subito la differenza che esiste con Seoul.
Busan è la tipica città del sud: allegra, colorata, chiassosa. In metro ho anche capito che mi sarei trovata in una città più “adulta”, in quanto la maggior parte dei ragazzi si è trasferita a Seoul per studiare o lavorare.
A Busan, come anche anche a Seoul, tutti sono gentili e particolarmente pronti ad aiutarvi senza che lo chiediate! Sono davvero stupita dalla gentilezza delle persone che ho incontrato…diverse da come solitamente i coreani stessi si descrivono.
Busan è una città di una bellezza mozzafiato, soprattutto se scegliete di alloggiare vicino al mare: io sono arrivata a Busan quando era piena fioritura di ciliegi e mi sono innamorata anche dei vicoli più insignificanti .
AH! I prezzi, dal cibo agli alloggi, sono nettamente inferiori rispetto a quelli di Seoul!
Detto ciò arriviamo al dunque…sperando possa essere d’aiuto a qualcuno che vuole viaggiare ma ha poco tempo o un budget ristretto: cosa fare in tre giorni a Busan?
Il primo giorno, appena arrivata ho subito lasciato la valigia nell’appartamento che avevo affittato e mi sono diretta verso il famoso tempio sul mare “Haedong Yonggungsa“: esperienza assolutamente da fare! Unico nel suo genere, è un posto che trasmette calma e serenità, onestamente non saprei come meglio descriverlo a parole. Dovete assolutamente andare! Dopo aver visitato il tempio potete pranzare o cenare all’uscita…troverete dei chioschetti o anche dei ristoranti!
Subito dopo aver cenato lì vicino, sono andata a fare una passeggiata sulla spiaggia per la precisione ad Haeundae!
Il secondo giorno la sveglia era impostata per andare a JinHae per il festival che si tiene annualmente dei fiori di ciliegio. Da Busan dista più o meno 2 ore con i mezzi pubblici…ma ne vale assolutamente la pena: penso sia stato uno dei posti più belli visto fin ora.
Durante il festival, oltre a posti da cartolina, in tutto il paese ci sono degli stand nei quali trovare cibo e bevande al gusto “cherry blossom” .
Dopo aver girato la città e scattato delle foto sono ritornata a Busan con il pullman diretto, che a parer mio…da fare anche all’andata se si vuole viaggiare più comodi e più tranquilli, soprattutto se si vuole arrivare riposati e godersi la magia della città!
Per il secondo giorno a Busan ho scelto di fare un insieme tra cose convenzionali e cose che lo sono un po’ meno.
Per iniziare bene la giornata sono andata a fare colazione con vista mare! In un posto super Instagrammabile:
Dopo essermi riempita la pancia sono scesa in spiaggia a scattare qualche foto!
Dopo ciò seconda tappa della giornata è stata il Bexo Busan museum! Museo consigliato anche dal nostro Namjoon, super suggestivo che ospitava la mostra di Takashi Murakami artista molto famoso e conosciuto anche dai non amanti dell’arte per aver a collaborato con Luis Vuitton. A parte la su mostra il museo è molto molto bello, se siete amanti dell’arte e potete, passateci!
Subito dopo mi sono diretta verso il Cultural Village parte così diversa ma anche così tipica di Busan che dovete assolutamente vederla. È una tappa obbligatoria a mio parare se si va a Busan!
Dopo aver trascorso tutto il pomeriggio nei mercatini del cultural village, a scattare foto e godermi la vista dei vicoli suggestivi sono andata a vedere lo spettacolo dei droni che si tiene a Gwangalli beach…molto carino a tema Expo 2030 ㅋㅋㅋ. La cosa più divertente della giornata è stata vedere come in tutta Busan l’Expo sia sponsorizzato come un evento mistico! È ovunque e tutti ne parlano!
Ultimo giorno o meglio, ultima mattinata a Busan: la domanda sorge spontanea…da Army quale sono potevo non fare la mia ultima colazione a Busan da Magnate?
Per chi non lo sapesse, il Magnate è il cafè gestito dal padre di Jimin dei BTS che quella mattina, tra l’altro, era al cafè a godersi anche lui la sua colazione!
Il posto è molto bello e il cibo molto buono, il prezzo è quello di qualsiasi cafè in Corea!
Fun fact: il sig. Park dopo aver chiacchierato con i suoi amici, gustato la sua colazione e firmato qualche autografo (ㅋㅋㅋㅋ) a chi lo chiedeva si è alzato ed è andato a fare il caffè o a prendere le ordinazioni!
Ps: la sottoscritta ha anche fatto una figuraccia con il Sig. Park spaventandosi perché sbucato da una porta che in quel momento non avevo visto hahaha…detto ciò posso dire di aver fatto ridere il padre di Jimin ㅋㅋㅋ!
E con questo aneddoto che si conclude il mio viaggio a Busan e anche il nostro appuntamento! Restate sintonizzati se volete sapere di più!
Car* amiche e amici di Mondo Coreano, lettrici e lettori di questo blog e followers da tutte le parti del mondo, l’articolo di oggi sarà un articolo un po’ diverso dal solito, quindi chiediamo scusa se risulteremo un po’ di parte e se, in questa piccola occasione, ci permetteremo di strafare un po’ e di mettere da parte il nostro solito tono. Perché tutta questa premessa? Che succede?
Oggi è un giorno particolare e un po’ una piccola vittoria per tutti quanti.
Chissà a quanti sarà capitato di sentirsi dire “Ma perché la Corea e non un altro paese?”, “Ma cosa ci trovi di interessante?” oppure “Ma lo capisci quello che dicono?”: è quasi un passaggio obbligatorio per tutti quelli che hanno provato ad addentrarsi nel mondo dell’hallyu, quella sorta di terzo grado che tutti almeno una volta siamo stati costretti a subire non appena abbiamo provato a tirare fuori l’argomento.
Un trend di Tik Tok dice “Mum, it was never a phase”, “Mamma, non era una fase”, e forse questo è quello che molti di noi vorrebbero urlare a squarciagola nel bel mezzo di un concerto K-Pop: no, non era una fase quella dei capelli colorati, non era una fase quella dei soldi da parte per comprare un biglietto con destinazione Seoul, non era una fase nemmeno quella delle lezioni di coreano online! Nessuna di queste era una fase, era ed è la realtà di molti!
Negli ultimi tempi, però, le cose stanno lentamente cambiando e sempre più persone si stanno interessando a questo mondo, cercando di capire cosa abbia di così attraente da convincere grandi e piccini a imparare una nuova lingua, nuove tradizioni e a prendere un aereo alla scoperta di un paese dall’altro lato del mondo.
Ma quindi, cosa succede?
Bene, tutto questo giro di parole per dire solo una cosa: da oggi avrete la possibilità di entrare ancor più da vicino dentro questo mondo e trascinare con voi anche le persone a voi vicine, viaggiando direttamente da casa vostra (per ora…?), SOGNANDO tutti insieme SEOUL!
Con enorme piacere (e con le lacrimucce agli occhi) vi presentiamo: Sognando Seoul: Vita, cultura e segreti per chi ha la Corea nel cuore!
Il libro della nostra Rachel è finalmente disponibile in pre-order dopo un anno di lavoro (quanta fatica per mantenere il segreto…) e in libreria dal 9 Maggio 2023!
Info tecniche
Titolo: Sognando Seoul. Vita, cultura e segreti per chi ha la Corea nel cuore
Autrice: Rachel Sonnino (@mondo_coreano)
Editore: DeAgostini
Data di uscita: 9 Maggio 2023
Descrizione: “Sognando Seoul. Vita, cultura e segreti per chi ha la Corea nel cuore” è il libro ideale per chi vuole sapere tutto della Corea del Sud e sogna di visitare il Paese. A scriverlo è Rachel Sonnino diventata famosa su Instagram con il profilo @mondo_coreano in cui diverte e incuriosisce i suoi oltre 40.000 follower condividendo contenuti piacevoli e informativi sulla Corea. Dal cibo alla moda, dal K-pop alla beauty routine, fino a parlare dei k-drama: in questo testo aspirazionale per ragazzi e giovani adulti l’autrice racconta stranezze e aneddoti vissuti durante i suoi viaggi. Esperienze e ricordi che descrivono un Paese ormai culto in Italia e una popolazione ricca di tradizioni, dove regna la cultura dello shopping, soprattutto a Seoul, e in cui si parla una lingua piuttosto singolare. Un vero e proprio tuffo nell’universo coreano sia per coloro che già conoscono e amano il Paese, sia per chi è semplicemente stuzzicato dalla curiosità e vuole saperne di più. Con questo nuovo libro, ricco di fotografie e illustrazioni a colori, Rachel vuole diffondere la cultura coreana a tutti coloro che hanno voglia di scoprire un paese all’apparenza molto lontano da noi ma che in realtà è più vicino di quanto immaginiamo.
Quindi, cosa state aspettando? Siete curiosi di partire per questo primo viaggio alla scoperta di Seoul?
Se non vedete l’ora come noi, correte a preordinare la vostra copia!
Eterna Sagittario, è capitata in questo mondo per sbaglio e non ne è più uscita, riscoprendo se stessa e ciò che la circonda. Un giorno sì e l’altro pure sogna di scappare in Corea: probabilmente lo farà molto presto. Il suo motto preferito è: 시작이 반이다, “l’inizio è la metà”.
Un’altra stagione è passata, un’altra ne è arrivata… E noi non siamo ancora andati in Corea.
Lo so, lo so. Avete ragione. Non se ne può più: tutti ormai in vacanza e noi l’unico momento di pausa che possiamo permetterci è il K-Drama time a fine giornata.
Che sofferenza.
Noi che prendiamo con filosofia il fatto di non essere in giro per la Corea
Ma non facciamoci prendere dall’angoscia, sappiate che presto (magari molto presto, chi lo sa…) arriverà anche il nostro momento e recupereremo tutto il tempo passato a sfogliare foto su foto e sognare ad occhi aperti il giorno in cui avremmo avuto davanti a noi il Gyeongbokgung Palace, le strette vie di Itaewon o gli altissimi grattacieli di Gangnam!
In attesa che arrivi il nostro momento, rincuoriamoci tutti insieme con questi nuovi sfondi a tema primavera che arrivano direttamente da Seoul: non pensate anche voi che la fioritura dei ciliegi sia assolutamente poetica?
Sembra tutto così candido, come se il tempo si fermasse per qualche istante ad ammirarne la bellezza e consentisse a tutti di prendere un grosso respiro prima di tornare al palli-palli delle nostre vite.
Wow, non credevo di poter essere così poetica: magari ci scrivo su un libro, che dite?
Volevo ringraziare personalmente Elisabetta e Sara, mie care amiche che ci fanno sognare la Corea anche quando siamo lontani, portandoci con loro attraverso queste foto magnifiche!
Grazie a Elisabetta e Sara da parte di tutta la community di Mondo Coreano!
Appassionata di tutto ciò che riguarda la Corea del Sud, nel Novembre del 2020 ho fondato Mondo Coreano. Amante dei K-Drama, della musica (anche in questo caso, coreana), passo la maggior parte del mio tempo libero a creare e sperimentare nuove cose per la Community!
Annyeong chingus! Sono Sara e sono qui con il primo appuntamento di questa nuova rubrica: Letters from Seoul!
Partiamo un po’ dall’inizio: perché questa rubrica?
Il mio sogno era, un po’ come tutti i lettori di questo blog, di andare in Corea del Sud e, nello specifico, di andarci in primavera per poter vedere la fioritura dei ciliegi! Sì, avete letto bene: era! Perché finalmente sono riuscita ad avverarlo questo sogno e attualmente sono qui da circa tre settimane.
WOW! Non ci credo ancora! Non penso di aver ancora realizzato di essere qui e quando ne parlo mi fa ancora un po’ impressione. Sto forse sognando?! No, Sara, sei più che sveglia!
Se anche voi state pensando di partire, prima o poi, posso dirvi che pianificare il tutto non è molto semplice e, anche se siete delle persone super organizzate o a cui piace pianificare e stilare liste, avrete sicuramente non poche difficoltà perché non esistono (ancora, ma ci stiamo lavorando…) tantissime indicazioni in italiano. Cosa mi ha reso la vita facile? La nostra bravissima Rachel con le sue guide personalizzate, grazie alle quali il mio lavoro è stato dimezzato e sono partita molto più tranquilla avendo dei punti di riferimento a cui affidarmi (ad esempio indirizzi, app, posti più interessanti da visitare).
Essendo partita da sola ed essendo il mio primo viaggio all’estero ho optato per un volo diretto con Asiana Airlines partendo da Roma: il volo è stato super comodo ed il tempo è passato velocissimo, grazie al personale super gentile e disponibile e al cibo apprezzatissimo!
#Saraconsiglia: optate per il menu coreano, non ve ne pentirete!
Qual è la prima cosa che mi ha sorpresa?
Beh sicuramente il fatto che negli info point per turisti non si parlasse inglese!
Nonostante ciò, l’unica difficoltà che ho incontrato è stata trovare il pullman e la coincidenza esatta per il luogo in cui poi dovevo alloggiare: diciamo che i dipendenti dei vari info point di Incheon avrebbero dovuto fare almeno una riunione per mettersi d’accordo sulle informazioni da dare ai turisti invece di farmi girovagare in lungo e in largo per più di mezz’ora…Ma insomma, tutto il mondo è paese!
Un’altra cosa che mi ha colpita è la gentilezza delle persone soprattutto degli anziani. Bene, questo è il momento in cui questa rubrica diventa un revival coreano di Papà castoro: siete pronti a sentire una storia quasi da commedia cinematografica?
Abbiamo già detto che gli operatori degli info point fossero giusto un filo discordi tra di loro, no? Bene, alla fine sono riuscita a recuperare delle informazioni valide e, quindi, contenta della mia piccola vittoria, mi dirigo alla fermata “corretta” e mi metto in fila dietro una signora che, a vederla, sembrava la classica ajumma dei nostri amati K-Drama, quelle con vestiti a fiori e cappellino!
La nostra ajumma, non appena mi vede alle prese con le mie valigie inizia a parlarmi, ovviamente solo in coreano: ora, ammetto che io la buona volontà ce l’abbia messa tutta negli scorsi mesi e il materiale che ha creato Rachel (che potete trovare nel nostro shop) mi ha sicuramente dato una mano, peccato che il mio sia un “survival” coreano… So quel che basta per sopravvivere in contesti abituali e, sicuramente, non ad un dialogo con un ajumma!
Tuttavia, le differenze linguistiche non mi abbattono e riesco a cogliere qualcosa (ora che ci rifletto, potrebbe avermi proposto di conoscere suo nipote, o forse l’amico di suo nipote, non mi era ben chiaro ma non importa) e, sempre con il mio coreano stentato, provo a chiedere a lei e al marito informazioni circa l’acquisto del biglietto con la T-money: l’ajumma mi dice che, per prendere l’autobus, bisogna fare un biglietto e che la T-money (carta dei mezzi) non si può usare per questo tipo di tratte.
Io, preoccupata di perdere l’autobus che sarebbe passato da lì a poco, mi dirigo verso la biglietteria a chiedere informazioni: con il fiatone arrivo e subito il personale che era lì mi dice l’esatto opposto di quanto detto dalla ajumma. Però, se i K-Drama ci hanno insegnato qualcosa, è che le ajumme non sono affatto degli esseri fragili e docili e, quindi, anche la mia ajumma non si fida dalle mie parole e, convintissima che qualcosa non quadrasse, inizia a fermare tutti i passanti chiedendo se potessi salire sull’autobus avendo solo la T-money.
Al ventesimo passante placcato dalla ajumma, si ferma finalmente un signore che, fortunatamente, parlava un po’ inglese e che soprannomineremo “Angelo custode” perché, senza di lui, mi sarei probabilmente ritrovata dall’altra parte di Seoul! È stato davvero MOLTO gentile, si è offerto con il suo inglese basilare di farmi da “traduttore” e, grazie a lui, ho capito non soltanto che la fermata fosse quella sbagliata e che effettivamente la T-money bastasse, ma mi ha aiutato anche con le valigie. Un angelo!
Ricordo che in quel momento ho pensato: “Altro che Italia: noi? Gentili con gli stranieri? Ma quando mai…”.
Finalmente arriva il momento di salire sull’autobus e, dopo essermi goduta la vista della città di notte, scendo alla fermata non troppo distante dal mio alloggio: come se l’esperienza dell’autobus non fosse stata già sufficiente dopo tutte quelle ore di viaggio, poco dopo essere scesa dal bus ha iniziato a piovere e con due valigie e le salite ripide di Seoul già 10 minuti mi sono sembrati un entrerà!
La prima cosa che ho pensato quando mi sono addentrata nei vicoli di Kondae – quartiere della Konkuk University – è stato: “Sara sei a Seoul! Guarda le luci, i colori, il profumo del cibo.”, mi sembrava quasi di star sognando e di non vivere la storia in in prima persona.
AH! Quasi dimenticavo… Giusto un accenno perché ve ne parlerò bene a fine esperienza in un articolo dedicato solo a questo argomento: fare un viaggio “economico” a Seoul è possibile! Io ho scelto di stare a Seoul in un dormitorio con altre ragazze che fanno scambio linguistico da tutte le parti del mondo per una sorta di “volontariato” e, in cambio di lavoro, avere vitto e alloggio gratuiti!
Ma tornando a noi, dopo essere arrivata all’alloggio ho conosciuto le altre ragazze e cenato con loro: i giorni dopo ho dovuto organizzare il lavoro e incastrarlo con le uscite alla scoperta della città.
Qual è stata la prima cosa che ho fatto a Seoul, dopo essermi ambientata?
Tutte le volte in cui mi sono trovata a fantasticare su quello che avrei fatto il giorno in cui sarei partita per la Corea e avrei avuto la possibilità di vivere sulla mia pelle tutte quelle storie che mi capitavano spesso su Instagram o su Tiktok, venivo trasportata dalla mia mente in due posti ben precisi: il noraebang (o karaoke) e i famosi “tendoni rossi” dove si può mangiare il classico street food coreano accompagnato da una bottiglia (o più) di soju.
Da sempre, fin da piccola quando guardavo gli Anime che andavano in tv e in generale l’animazione giapponese, volevo troppo provare ad andare al karaoke e cantare fino al mattino con le mie amiche…Quindi, la prima cosa che ho fatta è stata proprio questa!
La vita a Seoul
Ogni giorno a Seoul è diverso e succede sempre qualcosa di spettacolare quasi come a farti sentire la protagonista di un film: un po’ come quando l’ahjussi mi ha aiutata in aeroporto o come quando, durante la Seoul Fashion Week, mi hanno chiesto delle foto e un autografo perché “you are Blackpink Lisa” (grazie a questo ho capito che i coreani non sono molto bravi nel vedere le somiglianze!) o come quando, sempre alla Fashion week, sono andata alla fashion week per fotografe lo stile pazzesco che i ragazzi e le ragazze hanno qui e sono finita per esse accerchiata da fotografi perché “you model”.
Giusto per rendere l’idea: questa era un po’ la situazione… Esatto, quella sono proprio io ㅋㅋ! Mentre qui di seguito vi lascio alcune delle foto che ho fatto ai veri modelli!
Non è magico solo quello che succede ma anche quello che si ha intorno, come la vista mozzafiato dei vicoli sconosciuti, il tramonto durante le passeggiate in bicicletta sull’Han River, i fiori di ciliegio che stanno per sbocciare, le numerosissime coppie innamorate che matchano l’outfit o la night life view.
Siamo arrivati alla fine di questo primo episodio, queste tre settimane sono state molto utili per ambientarmi e quindi non ho granché da raccontarvi ma state certi che ho grandi cose in programma, quindi non perdete i prossimi appuntamenti di questa rubrica se volete scoprire com’è vivere in Corea o se volte sapere di più su questo splendido paese!
La vostra amante della moda coreana preferita è tornata per darvi qualche consiglio su come vestirsi questa primavera seguendo i trend del K-Fashion.
La fioritura dei ciliegi in Corea del Sud sta per arrivare: da fine marzo fino alla fine di aprile, da sud a nord, si potranno ammirare i bellissimi alberi di ciliegio in fiore. La fioritura è meta di moltissimi turisti da tutto il mondo, ma anche di dolci coppiette vestite matchy-matchy che mano nella mano passeggiano fra i petali caduti, in una magica atmosfera romantica. Il meteo sembra però aver iniziato già da qualche settimana a regalare delle calde giornate di sole ai nostri korean chingus, e le influencer coreane hanno già iniziato a postare i loro super look per la primavera!
Inoltre, si è appena conclusa la Seoul Fashion WeekFW23, che si è tenuta all around the city da mercoledì 15 a domenica 19 marzo. Gli outfit sulle passerelle erano dedicati alla moda autunno inverno 2023, ma invitate ed invitati a show e pop-up stores ci hanno regalato dei look sicuramente più adatti alle temperature calde che stanno arrivando.
Qui, prendiamoci un attimo per apprezzare le bellissime foto che ci ha mandato la nostra personale Getty Images, ovvero Sara Policastro (sì, quella santa ragazza che ci ha svelato i segreti della skincare coreana… Tutt* in coro: Grazie Sara!), dalle strade di Seoul durante la FW:
Sbirciando un po’ sui profili Instagram delle mie influencer coreane preferite, e rivedendo qualche look dalla Seoul Fashion Week Primavera-Estate 2023, tenutasi lo scorso ottobre, ho potuto mettere insieme alcuni dei pezzi che la faranno da padrona negli armadi delle ragazze coreane in questa primavera appena sbocciata. Le parole d’ordine della SFW di ottobre sono state: rouches, fiori, cut-out, colori pop e, come sempre, street style. La moda coreana tiene ancora molto allo street style: sono le persone, soprattutto i giovani, che passeggiano tutti i giorni per le strade a dettare la moda, persone che si sentono libere di sperimentare, di innamorarsi, di mostrarsi sexy e sicure di sé. Pront* a scoprire insieme questi trend?
Gonne lunghe
Insieme alle minigonne da idol, sembra che questa primavera spopoleranno le gonne lunghe. In denim, chiaro o scuro, gonne cargo, gonne a pieghe dalla fantasia tartan, oppure tulle, mesh: chi più ne ha più ne metta, l’importante è che la lunghezza superi il ginocchio. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, da indossare con ballerine, sneakers, zoccoli anni ’70 e, perché no, anche un bel paio di tacchi!
Cardigan, graphic tees, top colorati
La parola d’ordine per la primavera è sempre t-shirt. Che sia una maglietta con la stampa di una frase simpatica, una semplice t-shirt bianca con le maniche colorate come le ring tees delle squadre di baseball, oppure di top attillati, magari con delle sezioni cut-out per sentirsi sexy durante una serata in discoteca, anche qui c’è da sbizzarrirsi nella scelta!
Se invece preferite proteggere le braccia dal sole, optate per un cardigan, magari due messi uno sopra l’altro, per un tocco più divertente.
Bomber & biker jackets
Riposti cappotti e piumini, è il momento di fare spazio a giacche più leggere. Oltre all’intramontabile giacca di jeans, sembra che quest’anno siano amatissime le giacche di pelle, soprattutto se declinate nelle versioni da motociclista. Che abbiate una moto come Jungkook oppure una bella bicicletta come Namjoon, con questa giacca sarete fighissim*!
Ballet-core
Complice il brand Miu-Miu che sta spopolando in tutto il mondo, con le sue vibes da scolarette ribelli, la passione per ballerine, gonne a pieghe e fiocchi da mettere nei capelli è arrivata anche in Corea. Se vi piace questo trend, andate subito all’assalto del negozio di abbigliamento da danza più vicino a casa vostra e sbizzarritevi. Se avete ancora un po’ troppo freddo per andare in giro a caviglie nude, oppure siete fan del modest fashion, potete aggiungere dei morbidissimi scaldamuscoli!
Adidas mania
Sono tantissimi i brand i scarpe che ragazzi e ragazze coreani amano indossare, da Converse a Nike, New Balance, Fila, MLB e National Geographic (sì, non fate domande: questo brand va fortissimo in Corea, magari presto scopriremo perché). Eppure, a vedere dai profili delle influencer, sembra che le ormai famosissime Adidas, nei modelli Samba e Gazelle, meglio se di colori pop, siano le più popolari. Sono diventate un must anche in Italia, per cui, se ne trovate un paio del vostro numero che vi piace molto, non fatevele scappare!
Borsette
Avete presente quelle borsette così carine che le nostre mamma indossavano negli anni ’90 e primi 2000, dove ci si deve improvvisare ingeneri per riuscire ad infilarci tutto il necessario senza che le mani ci rimangano incastrate dentro nel tentativo di trovare sul fondo le gomme da masticare?
Bene, sembra che le ragazze coreane (e anche i ragazzi!) amino le borsette piccole, super cute e perfette per andare in giro portando l’essenziale, senza farsi venire dolori alle spalle per il troppo peso. Ripescate dall’armadio di vostra madre, o delle vostre sorelle maggiori, queste piccole bags e sarete subito in pieno Korean style!
Cappellini da baseball
Quale modo migliore di un cappellino da baseball per sfuggire ad un bad-hair day, oppure per proteggersi dai raggi del sole durante un giornata al parco. Sì, proprio quei cappellini che i nostri genitori ci obbligavano ad indossare durante le gite scolastiche, dopo averci cosparso le guance di crema solare. Tranquill*, adesso sono tornati di moda e sono super cool fra scritte simpatiche e colori sgargianti. E poi, se insieme ci indossate anche un bel paio di occhiali da sole, le vibes da idol sotto copertura sono assicurate!
Occhiali chunky
Complice la recente collab fra la Maison di moda francese Margiela e il brand più famoso di occhiali in Corea del Sud, Gentle Monster, sembra che per proteggersi dai raggi del sole questa primavera, in Corea, si abbandoneranno le montature minimal per sfoggiare un bel paio di occhiali futuristici, dalla montatura chunky e tanti colori diversi, anche per le lenti. Bentornati anni ’90!
Prima di salutarvi, vi lascio qualche link di alcuni pezzi che potrete utilizzare per ricreare questi look. A meno che non abbiate già tutto nel vostro armadio, da brav* follower della moda coreana 😉 Vi basterà fare copia-incolla dei link sotto alle foto per andare dritti al sito di questi capi!
Tra le t-shirt trovate anche la black tee (con una grafica fighissima) di SSEOM (parola coreana che indica una relazione dove due persone stanno insieme senza legami stretti, mantenendo la libertà e i loro spiriti creativi), un brand fondato nel 2020 da Lee Sona, una ragazza sudcoreana che vive a Barcellona: tutte le t-shirt e felpe di SSEOM sono prodotte in cotone organico e seguendo una filiera di produzione sostenibile per l’ambiente.
La nostra admin Rachel ha ricevuto dal brand proprio questa t-shirt e ha avuto modo di provare la sua qualità super. Il brand ci ha lasciato anche un piccolo sconto del 10%, con il codice MONDOCOREANO10, che potrete utilizzare sul sito se siete curios* di provare qualche loro prodotto!
Vi sono piaciuti questi trend? Proverete a ricreare alcuni di questi look? Fatecelo sapere nei commenti e taggate Mondo Coreano nelle vostre foto in pieno Korean-style!
Classe 2001, Namjoon stan fino al midollo, Irene ha scoperto il magico mondo della Corea del Sud nel 2021 e da allora ne è rimasta rapita. Ama la moda, i libri e la filosofia, non sta zitta un attimo, è cinica ma i k-drama romantici riescono a tirare fuori i suoi occhi a cuoricino. Se la cercate, probabilmente sarà nella sua stanza, intenta ad imparare, fallendo, l’ennesima coreografia K-Pop!
La storia coreana è una storia non poco intricata e, specie quella dello scorso secolo, è segnata da numerosi eventi che hanno lasciato una ferita enorme nella coscienza e nel cuore della nazione.
Uno di questi eventi è, certamente, il periodo dell’invasione nipponica, 35 anni di dominio giapponese durante i quali il popolo coreano ha lentamente e dolorosamente perso la propria indipendenza, gloria e, purtroppo, anche l’onore, specie in ragione della politica di pulizia etnica e di completo sfruttamento della popolazione portata avanti dal Giappone.
Come abbiamo già raccontato in un altro articolo (che, se non avete letto, vi invitiamo a leggere se siete appassionati di storia), il periodo della dominazione giapponese può essere riassunto in tre fasi:
Primo periodo (1910-1920): questo periodo è caratterizzato da uno “stato di polizia”, con i giapponesi che ripetutamente tenteranno di cancellare l’identità coreana.
Secondo periodo (1920-1930): questo periodo, a differenza del primo, sarà caratterizzato da una “politica illuminata”, con una parziale (e solo apparente) apertura dei giapponesi verso i coreani, che continueranno ad essere sfruttati come manodopera a basso costo.
Terzo periodo (1930-1945): quest’ultimo periodo sarà quello più crudele, durante il quale verrà messa in atto la più brutale politica di pulizia etnica e di repressione forzata dell’identità e della storia coreana.
Durante questi periodi, ovviamente, la popolazione coreana non rimarrà inerme davanti alla violenza giapponese, infatti sin dai primi anni saranno numerosi i tentativi di sovvertire la situazione, con episodi di guerriglia urbana dapprima e poi veri e propri attentati ai danni delle più alte cariche giapponesi (pensiamo all’attentato all’imperatore Hirohito a Tokyo e, poco dopo, all’attentato all’ambasciatore giapponese in Manciuria).
Tra gli episodi di guerriglia passati alla storia per la loro importanza c’è sicuramente quello del Movimento del primo marzo, il Samil Undong (삼일운동): questo evento è talmente tanto importante da essere ancora festeggiato in Corea, quindi se a marzo doveste trovarvi in Corea, non stupitevi se doveste vedere scuole e uffici chiusi e bandiere coreane appese ovunque!
Perché è un evento così importante?
Il Movimento del primo marzo ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei rapporti tra Corea del sud e Giappone durante il periodo di dominazione giapponese, perché è il primo dei sintomi di una forte resistenza del popolo coreano nei confronti dell’invasore, resistenza che nel corso degli anni si radicherà sempre di più negli animi e nelle menti dei cittadini.
Il Movimento del primo marzo è, a tutti gli effetti, un movimento di resistenza e risposta all’invasione giapponese che inizierà ad operare già a partire dai primi anni dell’invasione in via clandestina, sfruttando l’appoggio di cittadini appartenenti a tutte le classi sociali e tutte le professioni, ma anche numerosi intellettuali che si erano rifugiati all’estero per scappare dal paese.
Il primo marzo 1919 è una data fondamentale nella storia coreana perché quel giorno avverranno delle grosse manifestazioni che vedranno scontrarsi l’esercito giapponese e milioni di cittadini coreani (storici affermano che, in questa occasione, più di due milioni di cittadini scenderanno in strada a protestare): durante questo evento, 33 membri del Movimento leggeranno in pubblica piazza la Dichiarazione di Indipendenza coreana, scatenando l’ira dei giapponesi ma anche dando via a più di 1500 manifestazioni autonome che coinvolgeranno tutto il territorio nazionale.
Al minuto 20:15 è possibile vedere la idol ed ex membro delle I.O.I, Jeon So Mi, leggere un estratto della Dichiarazione di indipendenza, in rappresentanza delle famiglie multiculturali e del mondo dell’intrattenimento coreano, accanto a discendenti di membri del Movimento durante i festeggiamenti del 102 esimo anniversario, nel 2021
Purtroppo, molti dei partecipanti a questa manifestazione verranno uccisi sul luogo oppure arrestati e torturati in prigione ma questo non fermerà la resistenza coreana che, da quel momento in poi, si farà sempre più forte e, a tratti, anche violenta.
Come viene ricordata questa ricorrenza?
Buona parte della popolazione passa questa giornata, istituita festa nazionale nel 1949 (che ha preso il nome di 삼일절, samil jeol), in casa con la famiglia, esponendo dalle finestre il Taegeukgi, la bandiera coreana, ma è anche possibile visitare dei luoghi simbolo per questo movimento, ad esempio il Tapgol Park (o Pagoda Park) nel quartiere di Jongno-gu, dove avvenne la lettura della Dichiarazione di Indipendenza nel 1919, dando il via agli scontri.
Tapgol Park (foto di @mondo_coreano)
We have arisen now. Conscience is on our side, and truth guides our way. All of us, men and women, young and old, have firmly left behind the old nest of darkness and gloom and head for joyful resurrection together with the myriad living things. The spirits of thousands of generations of our ancestors protect us; the rising tide of world consciousness shall assist us. Once started, we shall surely succeed. With this hope we march forward.
Siamo insorti. La coscienza è dalla nostra parte, e la verità ci guida. Tutti noi, uomini e donne, giovani e anziani, abbiamo abbandonato con prontezza il vecchio nido oscuro e triste e ci siamo indirizzati verso la resurrezione gioiosa insieme alle altre creature viventi. Gli spiriti dei nostri antenati ci proteggono, la crescente [ondata della] consapevolezza del mondo [verso la nostra situazione] ci assisterà. Una volta iniziato, sicuramente usciremo vittoriosi. Con questa speranza, marciamo.
Estratto della Dichiarazione di Indipendenza coreana
Taegeukgi (foto di @mondo_coreano)
In alternativa alla visita al Tapgol Park, alcuni coreani sfruttano questa ricorrenza per visitare la prigione di Seodaemun, dove vennero incarcerati tutti coloro che vennero arrestati durante le manifestazioni del primo marzo, passato alla storia come luogo di tortura e di sofferenza e, proprio per questo motivo, luogo di “pellegrinaggio” per i coreani per ringraziare i propri compatrioti che hanno combattuto con coraggio e forza, talvolta rimettendoci la vita, nel nome della libertà di tutti; un’ulteriore luogo da visitare, non solo il primo marzo ma in generale per scoprire un po’ di più la storia coreana, è sicuramente la Independence Hall of Korea, un museo di storia contemporanea coreana nella città di Cheonan.
Questa storia è tristemente affascinante e, purtroppo, è davvero difficile reperire del materiale interessante dal quale poter studiare e informarsi in italiano e, soprattutto, per imparare in modo rapido e non “accademico”: proprio per questo motivo, vi suggeriamo alcuni contenuti tra K-Drama, K-Movie, K-Documentary, K-Books e K-Music per scoprire qualcosa di più su questa vicenda. Pronti a segnare tutto?
K-Drama
Different dreams (K-Drama)
Anno: 2019 Genere e numero episodi: azione, storico, romantico, medico | 40 episodi Dove vederlo: Viki Rakuten Trama: uscito in occasione del 100esimo anniversario degli eventi del Primo Marzo, questo Drama è ambientato proprio nel periodo dell’invasione giapponese della Corea.
Due sono gli eventi che scuoteranno il paese, il Movimento del Primo marzo e la creazione del Governo provvisorio coreano a Shanghai, ma ce ne sarà un terzo che, seppur di nascosto, avrà un grande ruolo nella conquista dell’indipendenza coreana: la creazione degli Heroic Corps, un armamento segreto per la libertà.
Il protagonista di questo drama, noto a tutti con il nome di Kim Won Bong, interpretato da Yoo Ji Tae, è un comandante di questi gruppi paramilitari, famoso per la sua astuzia e bravura nel condurre le truppe, ma soprattutto per la sua sete di indipendenza per il proprio paese: un giorno, però, il cammino di Won Bong si incrocerà con quello di Lee Young Jin, interpretata da Lee Yo Won, una donna coreana adottata in giovane età da un medico giapponese che seguirà le orme del padre, entrando all’università di Shanghai e che farà ritorno a Joseon per diventare il primo chirurgo donna.
Se dapprima si trovano su due posizioni ideologiche differenti, ben presto le cose prenderanno una strada diversa.
Jejoongwon (K-Drama)
Anno: 2010 Genere e numero episodi: drama storico, romantico, medico | 36 episodi Dove vederlo: Prime video Trama: questo drama racconta le vicende di alcuni apprendisti medici presso il Jejoongwon durante i primi anni dell’impero giapponese, narrando da un punto di vista esterno (e non solo) i tumulti dei primi anni dell’occupazione giapponese.
Il Jejoongwon è il primo ospedale moderno in tutta la Corea, fondato durante il periodo Joseon nel 1885 su richiesta dell’imperatore Gojong, spinto dai consigli del missionario americano Horace Newton Allen ed è famoso perché qui venivano curati tutti i tipi di pazienti, al di là dello status sociale o economico.
Freedom fighter Lee Hoe Young (K-Drama)
Anno: 2010 Genere e numero episodi: storico | 5 episodi Dove vederlo: Dramacool Trama: parte di un programma volto a commemorare il centenario dell’annessione forzata della Corea del Sud al Giappone, questo Drama è stato ideato da KBS ed è la terza e ultima parte della serie “noblesse oblige“, volta a raccontare le storie di coloro che hanno sacrificato tutti i loro averi, compresa la vita, per la causa dell’Indipendenza.
Freedom fighter segue le vicende di Lee Hoe-Young, un combattente per l’indipendenza molto facoltoso che donò tutti i suoi risparmi per la causa e si spostò in Manciuria per aprire una scuola di formazione per soldati e ribelli; successivamente, si unirà alle forze anarchiche di Shanghai contro le forze giapponesi: verrà arrestato, torturato e morirà in cella per mano giapponese.
L’intero Drama è raccontato dal punto di vista del corrispondente di guerra giapponese Kimura Junpei, che aveva il compito di raccontare delle operazioni e azioni di Lee Hoe-Young: inizialmente descritto come un terrorista, con il passare del tempo il reporter si renderà conto delle buone intenzioni e motivazioni di fondo dell’uomo, tra i fautori principali dell’Indipendenza coreana, seppur non in prima linea.
Assassination o Amsal (K-Movie)
Anno: 2015 Genere e durata: azione, storico, drama | 2 hr. 19 min. Dove vederlo: Apple TV, Viki Rakuten Trama: ambientato durante l’occupazione giapponese, tra il 1911 e il 1930, ad un agente viene dato il compito di assemblare un gruppo per assassinare un comandante giapponese e un collaboratore coreano liberando tre prigionieri a Shanghai, tuttavia il piano non va come previsto, dando via ad un’intricata caccia all’uomo.
Questo film vanta un cast niente male, infatti troviamo nel ruolo di protagonista principale Lee Jung Jae, affiancato da Jun Ji Hyun(My Love from the star, The legend of the blue sea, Kingdom, Jirisan), Ha Jung Woo(Ashfall, Miss and Mrs. Cops, The Closet, Entourage, Narco-Saints).
K-Book
Come tigri nella neve – Kim Juhea
Anno: 2022 Autore: Juhea Kim Editore: Nord Genere e numero di pagine: narrativa, storico | 368 pagine Trama: ambientato in una Corea del 1917, in pieno periodo giapponese, “Come tigri nella neve“, romanzo di esordio di Kim Juhea, racconta la storia di un uomo e una donna, legati da quello che in coreano si chiama “inyeon” (인연), un legame profondo che prescinde dal tempo e dallo spazio, che esiste nonostante gli imprevisti e gli accadimenti, un uomo e una donna che si ritroveranno e perderanno nei meandri della storia, una vicenda d’amore tra due persone che si intreccia con l’amore per la libertà e per la giustizia.
I personaggi di questa storia sono persone di ogni estrazione sociale, provenienti da tutte le parti della Corea e con sogni e speranze di qualunque genere, ognuno alla ricerca di un proprio posto in un mondo in tumulto e in costante rivoluzione, con la guerra alle porte, anche del proprio cuore.
Sinossi: Corea, 1917. È la disperazione a spingere il cacciatore. Da giorni segue le tracce sulla neve, nella speranza di trovare una preda con cui poter sfamare i suoi figli. Ma la ricerca viene interrotta dall’incontro con un gruppo di ufficiali giapponesi, persi tra quelle montagne. E dall’apparizione di una tigre. D’istinto il cacciatore interviene facendo fuggire la tigre, per poi guidare i giapponesi verso la salvezza. Un gesto che segnerà il futuro della sua famiglia. Jade ha solo dieci anni quando la madre la vende a una casa di cortigiane. Un sacrificio dettato dalla povertà, che però Jade ben presto capisce essere un’occasione. Solo le donne più belle e raffinate possono far parte di quel mondo e, un giorno, comprare la propria libertà. Tuttavia, quando una tragedia colpisce la casa, Jade è costretta a trasferirsi a Seul. Dove il suo destino l’aspetta… Alla morte del padre, Jung-ho non ha altra scelta che lasciare il suo villaggio di cacciatori e tentare la sorte nella capitale, ingrossando le fila dei giovani randagi che sopravvivono grazie a sotterfugi e piccoli furti. Eppure gli basta posare una volta lo sguardo su Jade, per capire di voler diventare un uomo degno di lei. Comincia allora la sua scalata verso il successo, prima nel sottobosco della malavita, poi nel mondo ancora più insidioso e ambiguo della politica, diviso tra i padroni giapponesi e il movimento nazionalista che lotta per l’indipendenza. Una corsa al potere su cui Jung-ho scommette ogni cosa, rischiando però di perdere tutto.
Se avete già letto questo libro e siete curiosi di sapere cosa ne pensiamo, la nostra Irene ha pubblicato una recensione per la rubrica #K-Book!
Se, invece, vi siete incuriositi e volete leggerlo anche voi (e farci sapere la vostra opinione), potete acquistarlo qui!
K-Documentaries
Se i libri non sono il vostro forte, specie quelli di storia iper specifici, ma volete comunque avere un approccio più “tecnico” alla vicenda, invece che romanzato, questi documentari fanno sicuramente al vostro caso!
ATTENZIONE! Alcuni trattano delle tematiche e argomenti non semplici né piacevoli, quindi se siete facilmente impressionabili o sensibili, vi sconsigliamo la visione di questi contenuti.
How schoolgirls became independence fighters in 1919
Questo documentario super interessante e super breve (poco più di 4 minuti) prodotto da Korea Now in lingua inglese (purtroppo, niente sottotitoli) spiega in modo chiaro e semplice quanto il Movimento del Primo marzo sia stato un movimento globale, che ha coinvolto tutte le fasce della popolazione, comprese le studentesse che portavano avanti attività clandestine di volantinaggio, stampa e preparazione di volantini a favore della causa coreana.
1919 to 2019: the centenary of 1st March Movement
Molto più lungo e dettagliato di quello precedente, questo documentario di Arirang TV spiega l’evoluzione della lotta verso l’indipendenza coreana e verso la costruzione di una nuova identità nazionale, ancora ferita e sanguinante a causa dei terribili ricordi impressi nella memoria di tutta la popolazione.
Life as a “comfort woman”
Questa è una video intervista di Asian Boss ad una delle ultime comfort women coreane, Kim Bok Dong: il fenomeno delle comfort women è una ferita ancora aperta della storia coreana, per la quale è ancora in corso una causa intentata da alcune associazioni coreane contro il Giappone per ottenere le scuse ufficiali del paese nei confronti di tutte quelle donne, giovanissime nella maggior parte dei casi, che sono state strappate alle loro famiglie e usate come carne da macello, o per meglio dire “da piacere”, per gli uomini dell’esercito giapponese prima e durante la seconda guerra mondiale.
Seppur non sia esattamente inerente con il Movimento del Primo marzo, questo video permette di comprendere meglio quanto invivibile fosse la situazione in Corea del Sud durante quegli anni e quanto tempo debba ancora passare prima che la ferita si rimargini davvero.
TRIGGER WARNING! In questo video vengono menzionati abusi sessuali, violenze su minori, gravidanze non volute e altri temi che possono urtare la vostra sensibilità.
The March First movement
Girato in occasione del centenario dei fatti del primo marzo 1919, questo video della The Korea Society, un’organizzazione non-profit, apolitica e di promozione sociale e culturale che si occupa dei rapporti tra Stati Uniti e Corea del Sud, spiega in 40 minuti e in modo abbastanza approfondito e specifico l’evoluzione del Movimento del Primo marzo e le sue azioni, ma anche gli impatti a livello economico e sociale nello sviluppo degli eventi successivi e del paese in generale, superato il 1945.
K-Music
Ultima, ma non per importanza, anche il mondo della musica ha sentito l’urgenza di raccontare la storia del Movimento del Primo marzo, in particolar modo ricordiamo due canzoni del rapper coreano BewhY e una canzone delle DIA.
My land (BewhY)
상해에서부터 서울 종로 종로 한복판에서 한반도 우리 100년의 역사는 저들이 아닌 우리 열사들의 핏자국이 감독 한 세기의 외침이 지금을 창조 앞으로의 100년을 향한 한 보 너와 내가 우리가 되어야만 완고 해지겠지 투쟁 안에서 평화만을 낭독
Da Shanghai a Jong-no, Seoul, il cuore della penisola coreana Questi nostri 100 anni di storia sono stati diretti dal sangue dei nostri missionari, non da loro Le grida di un secolo creano il presente e il passaggio per i prossimi 100 anni Dobbiamo rimanere insieme per creare la pace all’interno di questa lotta
Il brano è scritto dal punto di vista dei combattenti e nel video viene rappresentata e ricordata una figura considerevole della storia coreana, l’eroina Yu Gwan-sun, una giovane attivista che a soli 19 anni guidò il Primo Movimento per l’Indipendenza contro il dominio coloniale imperiale giapponese nella zona meridionale del Chungcheong: riuscirà a far scendere in piazza più di 3000 cittadini e, proprio per questo, verrà arrestata e imprigionata dai giapponesi, qui torturata fino alla sua morte, trasformandola in una delle più giovani martiri dell’Indipendenza coreana.
Mansae (BewhY)
오직 혁명뿐 물러나기 전까지 영원히 너네는 public enemy 사진을 찍어줘 죽기 전 마지막 나의 swagging 나라를 위해 죽는 민족 무릎은 하늘 앞에서만 꿇겠지 너의 것은 파괴되고 우리의 것은 재창조돼 악은 언제나 선에게 짓밟히게 돼있어 축제의 장은 열려 코레아우라
Fino a che la rivoluzione non terminerà, sarai per sempre un nemico pubblico Scatta una foto del mio swag prima di morire Le persone che perdono la vita per questa Nazione possono inginocchiarsi solo di fronte al cielo Ciò che era tuo verrà distrutto, ciò che era nostro verrà ricreato Il male è sempre stato calpestato dal bene Apri le tende del sipario al festival, Corea
Mansae è una canzone che ci porta alla scoperta della lotta verso l’autodeterminazione coreana, infatti è stata scritta dal rapper proprio in occasione del centenario dei fatti del primo marzo ed è stata portata sul palco di Infinite Challenge dal rapper e dal comico Yang Se-hyung.
Il titolo Mansae non è una scelta casuale, perché Mansae (letteralmente diecimila anni) e Cheonsae (letteralmente milleanni) erano modi di dire utilizzati in maniera interscambiabile durante la dinastia Choseon, quindi facevano già parte dell’ideologia nazionale: la parola Mansae divenne famosa grazie agli attivisti del Club dell’Indipendenza Coreana (독립협회 Dongnip hyeophoe) e dai Movimenti dell’Illuminismo Patriottico, i quali diedero un significato ancora più profonda a questa parola di uso comune che, poi, arrivò a promuovere un senso di unità nazionale, infatti durante le manifestazioni del primo marzo Mansae fu proprio uno degli slogan urlati a pieni polmoni da parte della folla contro l’esercito giapponese schierato.
FUN FACT: non è un caso che il Movimento del primo marzo e, in generale, i fatti del primo marzo siano noti anche con il nome di “Mansae demonstrations”!
Se siete curiosi di leggere un’analisi più approfondita di questi due iconici brani, vi consigliamo la lettura di questo articolo scritto dalla nostra Anna per la rubrica #Hipstory!
Geon Gon Gam Ri (DIA)
Pubblicata nel 2017, questa canzone del gruppo femminile DIA è un omaggio ai connazionali che hanno combattuto per la libertà della Corea durante i tumulti del periodo giapponese.
Il titolo “Geon gon gam ri” è un riferimento ai nomi dei quattro trigrammi che si trovano sul Taegeukgi, che rappresentano movimento e l’armonia come fondamenti principali e i trigrammi che rappresentano ognuno un elemento classico: cielo (Geon), terra (Gon), luna (Gam), and sole (Ri).
Siamo giunti alla fine di questo articolo e siamo certi che ormai avrete tutti gli strumenti per informarvi su questo evento che ha segnato irrimediabilmente la storia coreana! Quale altro evento storico vorreste attenzionare? Fatecelo sapere nei commenti, a presto!
Eterna Sagittario, è capitata in questo mondo per sbaglio e non ne è più uscita, riscoprendo se stessa e ciò che la circonda. Un giorno sì e l’altro pure sogna di scappare in Corea: probabilmente lo farà molto presto. Il suo motto preferito è: 시작이 반이다, “l’inizio è la metà”.
Quanti di noi hanno sognato di avere la famosissima “Korean Glass skin”? Mondo Coreano torna a parlare di K-Beauty e, più nello specifico, di un argomento da voi molto richiesto: i 10 step della Skincare coreana.
In un articolo precedente, che potete trovare qui, abbiamo visto da dove deriva questo rituale quasi obbligatorio per i coreani, e quali fondamenti storici si nascondono dietro questo fenomeno ormai riconosciuto a livello mondiale: tutti, infatti, nel mondo del beauty e no, parlano di Skincare Coreana. Ma in cosa consiste effettivamente? Senza perderci in chiacchiere ecco qui i 10 step della K-Skincare:
Detergente oleoso
Detergente a base d’acqua
Esfoliante
Tonico
Essence
Siero
Maschera in tessuto
Contorno occhi
Crema idratante
Protezione solare/Crema notte
ATTENZIONE: non tutti e 10 i passaggi sono però obbligatori per mantenere la nostra pelle sana! Quindi, se siete alle prime armi o soltanto un po’ pigri ma volete comunque prendere parte a questo magico rituale, potete soffermarvi sui passaggi fondamentali che sono:
Detersione
Tonico
Siero
Crema idratante
Protezione solare
Prima di spiegare punto per punto i 10 step della Skincare coreana bisogna aver presente che:
Ogni pelle è diversa, bisogna quindi conoscere il proprio tipo di pelle prima di acquistare i prodotti;
Solo la costanza produrrà effetti visibili sulla tua pelle;
Quando si ha una pelle molto sensibile e danneggiata è sempre importante consultare prima un medico esperto.
Ora possiamo scoprire nel dettaglio i famosissimi 10 step!
1. DETERSIONE OLEOSA
Lo struccante è il primo step di ogni routine, non solo di quella coreana.
In Occidente siamo abituati a struccarci con l’acqua micellare, mentre in Corea, già da tempo, si tende ad optare per un detergente oleoso o un burrostuccante: questo perché svolge un’azione sia struccante che detergente, infatti l’olio aiuta a rimuovere le impurità e a ostruire i pori, quindi a pulire la pelle più in profondità! È anche un ottimo alleato nella rimozione del make-up Waterproof, soprattutto del mascara poiché aiuta a non danneggiare le ciglia!
2. DETERSIONE SCHIUMOSA
Il detergente schiumogeno rimuove dalla pelle lo struccante o gli altri agenti a base liquida che si depositano sulla pelle, come sudore o inquinamento. Il detergente schiumoso è uno degli elementi base e deve essere utilizzato anche all’interno della k-routine semplificata.
3. SCRUB (1-2 volte a settimana)
Il 3º step della Skincare coreana è lo scrub che è il responsabile della rimozione delle cellule morte che si accumulano sulla nostra pelle.
Non va incluso nella routine di tutti i giorni, ma deve essere effettuato una, massimo due volte a settimana, alternando se possibile uno scrub fisico (che, attraverso i granuli, elimina le cellule morte che si trovano sulla superficie della nostra pelle applicando movimenti circolari e dinamici) ad uno scrub chimico (noto anche come enzimatico, è acquoso, simile ad un siero, non contiene granuli e agisce in profondità arrivando a rimuovere le impurità e le cellule morte della pelle che si trovano nell’epidermide luogo in cui lo scrub fisico non agisce).
I primi tre step sono gli step di rimozione responsabili della pulizia e dell’eliminazione di impurità, mentre dal quarto step iniziano i cosiddetti step di trattamento che, a punto, aiutano a trattare i problemi specifici della pelle e aiutano a riequilibrare la “skin barrier”.
4. TONICO
Il tonico prepara la pelle ad assorbire tutti i prodotti che seguiranno grazie alle sue alla sua azione riparatrice del PH insieme al principio idratante: si assorbe rapidamente e si può applicare con l’aiuto di un dischetto di cotone o picchiettandolo sulla pelle con i polpastrelli.
Un tonico appropriato aiuterà questa già dal primo utilizzo e ne esistono di diversi tipi di che si adattano ad ogni tipo di pelle (esempio sensibile, secca, acneica, grassa…).
5. ESSENCE
È il passaggio intermedio tra tonico e siero: poco conosciuto e quasi per niente utilizzato in Occidente, la formulazione un po’ acquosa al suo interno nasconde un cocktail essenziale per far risplendere la vostra pelle, poiché ha un concentrato di principi attivi essenziali per una pelle che risulti rassodata, illuminata e depigmentata.
È uno degli elementi principali se si vuole fare una k-skincare routine che si rispetti in quanto è il prodotto che assicura maggior apporto di principi attivi al viso.
6. SIERI, BOOSTER o AMPOULE
Il siero (detto anche booster o ampoule, in base al tipo di confezione che lo contiene e che ne determina anche la consistenza), a differenza degli altri prodotti, si occupa di problematiche specifiche legate al tipo di pelle: l’utilizzo del siero, quindi, è personale in base al tipo di problematiche o a tipo di risultato che si vuole raggiungere sulla propria pelle.
Dopo la popolarità a livello mondiale della K-Skincare, il siero è entrato nelle case di quasi tutti gli occidentali, conosciuto per i suoi “effetti miracolosi” o, grazie ai social, come “lo step con il contagocce” da utilizzare quasi a cascata direttamente sul viso.
Fermi tutti, questa è una cosa sbagliatissima! Il siero nonva utilizzatodirettamentesulviso, ma deve essere applicato sul dorso della mano ed il contagocce non deve toccare la pelle. Deve essere inoltre rilasciato in piccole quantità, 3/4 gocce basteranno per tutto il viso, per essere poi picchettato con i polpastrelli sul volto e non sfregato.
7. MASCHERE IN TESSUTO
La maschera in tessuto è il jolly della K-skin routine! Potete applicarla ogni volta che volete, una volta settimana o, come fanno le donne coreane, una al giorno (questo, probabilmente, perché le maschere in Corea hanno un costo insignificante)! Una maschera in tessuto ha qualità e benefici infiniti poiché queste contengono moltissime proprietà concentrate, ne esistono un’infinità adatte ad ogni effetto che si vuole ottenere sulla pelle.
8. CONTORNO OCCHI
L’8º step si occupa di una parte fondamentale del nostro viso nonché la più delicata: in questa zona del viso, la nostra pelle può essere fino a cinque volte più delicata rispetto al resto del corpo, ecco perché richiede una cura specifica. La prevenzione dei segni dell’età e dell’invecchiamento inizia infatti dal contorno occhi: esistono varie tipologie e opzioni per la cura di questa zona come sieri specifici,creme super idratanti o i famosissimi patch occhi che, principalmente, aiutano a sgonfiare le borse sotto gli occhi o contrastare le occhiaie.
ATTENZIONE! Quando si applicano prodotti per il contorno occhi, due sono le cose principali da sapere:
Non applicare il prodotto troppo vicino al condotto lacrimale;
Il prodotto non va sfregato ma picchiettato mantenendosi nella zona più esterna fino all’arcata sopracciliare.
9.IDRATAZIONE: creme o lozioni
È uno degli step principali alla base di ogni Skincare anche di quelle meno articolate: dona nutrimento alla nostra pelle e serve a proteggere tutti i prodotti applicati in precedenza, quindi agisce come una barriera che, da un lato, ripara e, dall’altro, protegge, aiutando i prodotti utilizzati in precedenza ad assorbirsi rapidamente.
PS: se avete una pelle grassa e quindi pensate che una crema idratante sia troppo, potete optare per una lozione, il risultato è invariato!
10. SPF ( crema solare)
Prima di procedere a creare il nostro make-up, bisogna assolutamente rispettare l’ultimo passaggio della Skincare coreana.
L’ultimo step della routine mattutina è, infatti, il segreto che da sempre accompagna tutte le routine coreane: la protezione solare.
No, non potete assolutamente trascurare questo passaggio: che sia inverno, primavera, estate, autunno, che piova o ci sia il sole, mettete la protezione solare!
La crema deve essere applicata su tutto il viso e il collo (circa tre dita), parti estremamente delicate e maggiormente esposte ai pericolosi raggi UV e UVB.
Scegliete sempre una crema solare per il viso: la crema solare per il corponon può essere assolutamente utilizzata anche in viso, ciò sarebbe controproducente a causa di texture e attivi diversi che potrebbero risultare pesanti per la pelle del viso e anche il make-up che più tardi andrete ad applicare ne potrebbe risentire.
La frequenza dell’applicazione e la tipologia di SPF dipendono dall’attività che andrete a svolgere, non a caso una delle domande più frequenti sulla crema solare é: ma quante volte bisogna applicarla durante il giorno?
Beh, questo dipende dal fattore di protezione, che è quel numero che si trova in bella vista su qualsiasi flacone di crema solare: il minimo consigliato è un SPF con fattore +15 ma, solitamente, per creme viso lo si trova a 50+. Più è alto il fattore di protezione, più potrete restare senza riapplicare la crema, la quale può essere applicata ogni due ore fino ad un massimo di cinque ore.
SLEEPING MASK (crema notte)
Come potrai intuire dal nome questo passaggio è previsto solo alla sera.
La crema notte ha funzione di maschera ed è conosciuta anche come sleeping pack: si tratta di una maschera dalla consistenza cremosa o gelatinosa che si applica prima di andare a letto e si rimuove appena svegli con dell’acqua tiepida e la sua funzione principale è quella di idratare a fondo la pelle. Un vero sonno di bellezza, insomma!
In questo “appuntamento” Mondo Coreano vi ha parlato approfonditamente dei 10 step della Skincare coreana, della skincare semplificata e di come eseguire ogni step in ordine in modo da non fare confusione!
Nel prossimo appuntamento invece vi parleremo di dove poter acquistare prodotti K-Beauty e K-Skincare!
Dunque stay tuned e, se avete domande di qualsiasi tipo, vi aspettiamo nei commenti: noi, nel frattempo, andiamo a farci una maschera!
Care lettrici e cari lettori di Mondo Coreano, questa settimana vi abbiamo portati in giro alla scoperta dell’abito tradizionale coreano, l’hanbok, e probabilmente vi starete chiedendo perché: beh, è semplice! Questa settimana, domenica 22 gennaio, cade il giorno di Seollal, il Capodanno coreano. Volete saperne di più? Continuate a scorrere!
Cos’è Seollal?
Seollal (설날) è, dopo Chuseok, una tra le feste più importanti del calendario e corrisponde all’inizio del nuovo anno lunare (non a caso, anche il capodanno tibetano, cinese, mongolo e vietnamita sono il medesimo giorno) e cade – normalmente – nel giorno del secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno, quindi la data varia di anno in anno: ad esempio, l’anno scorso Seollal è stato il 31 gennaio, invece l’anno prossimo sarà il 10 febbraio!
Seollal è una festa prevalentemente familiare e dura tre giorni, infatti oltre al giorno stesso, si festeggia anche il giorno prima e il giorno dopo: non stupitevi, quindi, se doveste trovarvi a Seoul in quei giorni e non doveste trovare molta gente in giro o molti ristoranti e negozi chiusi, perché Seollal è tra le poche occasioni che hanno i coreani per tornare nelle proprie città di origine per passare tempo con i familiari e rendere omaggio agli antenati.
Basandosi sul sistema lunare, anche per i coreani, così come per i cinesi, ogni anno è rappresentato da un animale differente che si ripete ogni 12 anni: topo, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, pecora, scimmia, gallo, cane e maiale! Ad ogni anno corrispondono varie caratteristiche e, per i coreani, queste influenzeranno il carattere e il destino delle persone nate sotto quel segno: ad esempio, il 2023 è l’anno del Coniglio, simbolo di un periodo di pace e di fortuna, essendo il coniglio un animale tranquillo e gentile, che non ama i conflitti.
Purtroppo, l’anno del proprio segno zodiacale è un anno un po’ sfortunato, quindi potrebbero esserci degli ostacoli e saranno tante le occasioni che potrebbero mettere alla prova la vostra pazienza… Ora, provate un po’ ad indovinare di che anno è l’autrice di questo articolo? Sappiate che sono passati solo venti giorni dall’inizio dell’anno e già non ne può più!
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Qual è la sua storia?
Le origini dei festeggiamenti di Seollal vanno indietro nel tempo fino al 57 a.C. e sono citate per la prima volta nel Libro di Sui e nel Libro di Tang: ricerche più approfondite hanno poi dimostrato che sarà soltanto durante il regno della dinastia Goryeo (918 d.C.- 1392 d.C.) che Seollal diventerà una festa ufficiale ed era una delle 9 occasioni istituzionali per onorare gli antenati; durante l’invasione giapponese, in un periodo che va dal 1895 al 1943, i giapponesi tenteranno di cancellare del tutto questa tradizione, boicottando qualunque genere di festeggiamento, e sarà solo nel 1985 che verrà ufficialmente riconosciuta a livello istituzionale come giorno festivo per la popolazione.
Quali sono le tradizioni legate a Seollal?
Come abbiamo detto, i festeggiamenti di Seollal si spalmano lungo tre giornate, proviamo a vedere nello specifico come sono organizzate!
Il giorno prima di Seollal, i coreani si riuniscono per cucinare piatti tipici e per riunirsi con la famiglia (spesso i coreani sono soliti dormire a casa dei nonni o da coloro presso i quali si svolgeranno i festeggiamenti).
Il giorno di Seollal, avviene il rito del charyesang, durante il quale i coreani rendono omaggio ai propri antenati, mettendo del cibo davanti alle foto e ai nomi di coloro che non ci sono più, seguito da un inchino e l’offerta del makgeolli, il vino di riso tipico coreano.
Dopo il charye, è il momento del saebae. Che cos’è?
Il saebae è un inchino profondo che i più giovani fanno da inginocchiati mentre si augura buon anno ai membri più anziani della famiglia pronunciando la frase “새해 복 많이 받으세요” (saehae bok mahni badeuseyo), che vuol dire “Possa tu essere molto fortunato durante questo nuovo anno”: gli adulti che ricevono il saebae, come ringraziamento per il segno di rispetto, ricambiano gli auguri benedicendo (덕담 or deokdam) i propri familiari e regalando una busta contenente del denaro (세뱃돈 or sebaetdon).
L’inchino non è uguale per gli uomini e per le donne e devono essere eseguiti una serie di movimenti specifici e in perfetta sequenza per non commettere nessun errore e non offendere nessuno: se non sapete come si fa, date un’occhiata a questo video!
Il giorno dopo Seollal, essendo una festa dedicata alla famiglia e agli antenati, le famiglie coreane sono solite visitare cimiteri dove sono sepolti i propri cari, per poi visitare l’altro lato della famiglia: ad esempio, una coppia sposata, di solito, festeggia un giorno presso la famiglia del marito e un giorno presso la famiglia della moglie, dovendo ripetere in entrambi i casi il rito del saebae.
Come si festeggia?
Seollal è una festa dove si mangia e si gioca soprattutto, cercando di recuperare il tempo perduto a causa delle vite sempre troppo di fretta che molti coreani vivono (purtroppo, i coreani sono molto famosi per la cultura del palli-palli, lo sapevate? Abbiamo scritto un articolo anche su questo!).
Cosa si mangia?
Dopo la cerimonia simbolica del saebae, le famiglie sono solite riunirsi per mangiare e uno dei piatti principe della festa è il tteokguk (떡국), la zuppa di tteok, cioè una zuppa di tortine di riso glutinoso tradizionali al quale si aggiungono uova, carne e alghe, in base ai gusti. Come mai si mangia questa pietanza?
Perché si dice che questo piatto porti fortuna per l’anno nuovo e, mangiandolo, si guadagna un anno in più: in realtà, ormai questa cosa è andata un po’ in decadenza, poiché si è soliti aggiungere un anno in più durante il Capodanno solare (anche se, ormai, dal giugno di quest’anno non sarà più così, in quanto anche la Corea si adeguerà al calendario internazionale, aggiungendo un anno di vita il giorno del proprio compleanno e non il primo gennaio, com’è stato fino ad ora).
Altri due piatti tipici di Seollal sono Jeon (전) e Buchimgae (부침개), pancake con verdure, ma anche le galbijjim (갈비찜, costine brasate) e il japchae (잡채, noodles di fecola di patate dolci con verdure e carne).
Da bere, oltre al classico soju e al makgeolli da offrire ai defunti, i coreani sono soliti avere il sujeonggwa (수정과, una sorta di punch con zenzero e cannella) e il sikhye (식혜, una bevanda di riso) e spesso si portano insieme ai dolci.
Se siete interessati a rifare in casa le ricette tipiche coreane, cliccate questo tasto per accedere alla sezione “K-Food” del nostro blog, lì potrete trovare molte ricette, tra le quali quella del Tteokguk, del Galbijjim e del Pajeon!
Come per noi italiani c’è la tradizione di giocare a carte o, in alternativa, ai giochi di società con tutti i parenti e familiari, anche i coreani durante Seollal si dedicano ai giochi tradizionali.
Il gioco più comune è lo yut nori (윷놀이), un gioco da tavolo che consiste nel lancio di quattro bastoncini di legno, i quali sono piatti da un lato e arrotondati dall’altro e, a seconda di come cadono, possono far avanzare o meno di qualche casella i giocatori.
Nolttwigi (놀뛰기), un gioco da giardino, simile ad un’altalena costituita da un asse, ai cui estremi devono posizionarsi i giocatori: saltando su un estremo, la persona dell’estremo opposto verrà sollevata più in alto in aria, e viceversa.
Yeonnalligi (연날리기), un gioco da giardino con degli aquiloni di forma quadrata.
Paengichigi (팽이치기), un gioco simile alla nostra trottola.
Cosa si indossa per Seollal?
Spesso, durante Seollal i coreani indossano un particolare tipo di hanbok, chiamato seolbim, anche se ormai sempre più famiglie preferiscono un dress code molto più informale e casual: dovendo incontrare, però, parenti più anziani, è fortemente sconsigliato indossare qualcosa troppo sopra le righe e di scegliere outfit più eleganti o si rischia di dover subire una lavata di capo durante l’intera giornata.
Tuttavia, per le coppie appena sposate è consigliato (e anche apprezzato) indossare l’hanbok durante il primo Seollal come coppia “ufficiale”; lo stesso discorso vale anche per i bambini, forse più per una questione estetica che per altro, infatti spesso dopo qualche foto, sono tutti soliti cambiarsi in abiti più comodi per dare inizio alle danze in cucina e preparare cibo in quantità industriali.
Se siete stati invitati da qualche amico coreano a festeggiare Seollal e non volete sfigurare sbagliando l’outfit, in questo link qui potete trovare delle ottime proposte di outfit in pieno K-Style e modi di indossare l’hanbok moderno in modo spiritoso e giovanile.
Ndr: i consigli di quell’articolo sono validi per qualunque occasione, l’asian style è un must dell’ultimo periodo!
Cosa si regala per Seollal?
I regali variano di famiglia in famiglia, però i regali tipici per i genitori o per gli anziani sono miele, ginseng (soprattutto quello rosso, ottimo per la skincare), prodotti per la salute ma anche set da bagno e gastronomici (fun fact: in tutti i set troverete la spam, la carne inscatolata, della quale i coreani non riescono proprio a fare a meno), dolci tradizionali e frutta.
Eravate a conoscenza di tutte queste tradizioni? Avete mai festeggiato Seollal? Fatecelo sapere nei commenti!
Eterna Sagittario, è capitata in questo mondo per sbaglio e non ne è più uscita, riscoprendo se stessa e ciò che la circonda. Un giorno sì e l’altro pure sogna di scappare in Corea: probabilmente lo farà molto presto. Il suo motto preferito è: 시작이 반이다, “l’inizio è la metà”.
Il Seollal (설날), tradizionale Capodanno Lunare coreano, si avvicina (quest’anno cadrà il 22 gennaio). In questa importante festa per il popolo coreano, una delle tradizioni è quella di indossare l’Hanbok, tradizionale abito coreano.
Per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, abbiamo pensato: perché non ripercorrere la storia di questo abito e scoprire in quali chiavi moderne viene indossato ancora oggi da milioni di coreani e coreane di tutte le età?
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Quando nasce l’Hanbok?
L’hanbok (한복, 韓服), è l’abito tradizionale della Corea del Sud, nato per distinguere il modo di vestire dei coreani da quello degli occidentali.
La sua comparsa risale al periodo dei tre regni (57 a.C. – 668 d.C.), del quale abbiamo dei documenti grazie alle pitture rupestri. Tuttavia, l’abito che noi conosciamo ha subito delle modifiche rispetto a quello che era il suo disegno originale: il modello attuale è infatti quello che si è imposto a partire dalla tarda epoca Joseon (1392-1910).
Tutt’oggi, seppur la moda sia molto cambiata, continua ad essere utilizzato nelle occasioni speciali come matrimoni, Chuseok (il giorno del ringraziamento coreano) e Seollal (il Capodanno coreano).
Fun fact: proprio per incentivare questo riavvicinamento alla tradizione, nel 1996 il Ministero della cultura, dello sport e del turismo della Repubblica di Corea ha stabilito lo “Hanbok Day” al fine di incoraggiare tutti i cittadini, coreani e no, ad indossare l’hanbok.
In cosa consiste questo abito tradizionale?
È composto dal Jeogori (저고리), cioè la parte superiore dell’abito uguale sia per uomini che per donne, dal Chima (치마), la gonna per le donne, o dal Baji (바지), il pantalone per gli uomini, e dal Po (포), una sorta di cappotto.
Il Jeogori è composto da cinque pezzi: gil (길), git (깃), dongjeong (동정), goreum (고름) e le maniche. La sua forma è cambiata nel tempo: mentre la giacca maschile è rimasta sostanzialmente invariata, quella femminile è stata drasticamente accorciata nel corso della dinastia Joseon, ma in tempi recenti è stato nuovamente allungato per una questione di maggiore comodità e vestibilità.
L’hanbok, al di là della sua forma, è famoso anche per i tessuti, i ricami, le grafiche dorate e i colori che dimostrano l’onore, la ricchezza, la prosperità e la buona salute. In origine, solitamente, i modelli destinati alla nobiltà erano realizzati in seta o cotone, mentre quelli degli stati più poveri in canapa, nonostante l’abito per il resto fosse identico.
La cura e la ricercatezza delle stoffe che oggi vengono poste nel confezionare questi abiti rappresentando non solo un buon auspicio ma anche lo stesso spirito nazionale all’interno del proprio abito tradizionale.
Negli ultimi anni, dopo molti decenni passati a rincorrere le mode occidentali, i paesi asiatici si stanno pian piano riappropriando delle proprie tradizioni e la riscoperta dell’hanbok è una di queste. Perché?
Perché, secondo uno studio intitolato “Traditional aesthetic characteristics traced in South Korean contemporary fashion practice” si è notato un lento ma spontaneo cambiamento da parte dei giovani; specie i nuovi designer si stanno prodigando maggiormente nella creazione di capi che richiamino al massimo le forme e i colori dell’hanbok, riportando questo antico abito nel loro armadio di tutti i giorni.
Questa rinnovata passione è parte di un’ondata di sviluppo dell’Asian Style, uno stile caratteristico, identitario per i giovani coreani, che amano creare dei bellissimi mix&match difficilmente ripetibili in altre parti del mondo.
La vera pioniera di questa riscoperta è la ben nota designer coreana Lee Young-hee, la quale già negli anni ’90 aveva introdotto dei capi ispirati all’hanbok sulle passerelle di Parigi e New York, e il più grande esempio lo avremo durante la rivoluzionaria sfilata tenutasi a Parigi, intitolata “Clothes of Wind” (바람의 옷), un’intera collezione ispirata all’hanbok, dov’era possibile osservare una modernizzazione della classica gonna utilizzata come abito senza spalline.
Ma quali sono gli elementi che distinguono l’hanbok tradizionale da quello moderno?
Esistono vari elementi, ad esempio:
Nuove stampe: a differenza dell’abito tradizionale, le cui stampe spesso raffigurano elementi naturali ed erano prevalentemente riservati ai membri della famiglia reale o all’aristocrazia, adesso si preferiscono stampe più eccentriche ed occidentali;
Nuovi colori;
Mix & matches: invece del classico abbinamento jeogori + chima/baji, si è presa l’abitudine di unire il passato con il presente, dunque, non è affatto insolito vedere qualcuno indossare il jeogori con dei jeans in denim!
Nuovi accessori;
Abbattimento dei generi: chi ha detto che le donne non possono essere fedeli alla tradizione ma scegliere comunque la comodità, indossando un paio di larghi pantaloni?
L’hanbok moderno ha preso sempre più piede anche e soprattutto grazie al K-pop, trend setter per eccellenza: infatti, sempre più spesso è possibile vedere idol coreani indossare abiti tradizionali modernizzati durante le loro uscite quotidiane oppure durante le performance!
Ad indossarli su palchi dal pubblico mondiale, mostrando il loro amore per questo meraviglioso abito e per la tradizione della Corea, sono stati, fra gli altri, le BLACKPINK e i BTS.
Jisoo, Jennie, Rose e Lisa hanno sfoggiato degli hanbok rivisitati in chiave moderna dalla stilista coreana DANAH per diverse performance della hit “How you like that”. I Bangtan Boys, invece, hanno messo in scena la loro “IDOL”, canzone molto sentita per quella che è la percezione esterna, soprattutto internazionale, del loro lavoro, indossando l’hanbok per ben due volte: ai MAMA 2018, aprendo la performance con delle danze tradizionali, e in occasione di un invito al Jimmy Fallon Tonight Show, nella suggestiva location del giardino del Gyeongbokgung Palace.
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Dove posso comprare un hanbok?
Jojeta: un e-commerce specializzato nella vendita di abiti e doni tradizionali coreani, adatti per le festività
Vinted, Etzy, in generale le piattaforme di second-hand, vintage, artigianato magari anche negozi fisici nelle grandi città
Facendovi amici i BTS: in occasione del loro incontro per la registrazione della canzone “My Universe”, uscita nel 2021, i sette Tannies hanno regalato ai loro amici Coldplay degli hanbok moderni!
Inutile dirvi che noi ci mandiamo continuamente link di bellissimi hanbok moderni, sognando ad occhi aperti!
Prima di lasciarci, una piccola chicca per il vostro prossimo viaggio in Corea: sapevate che è possibile entrare gratuitamente nello storico palazzo reale di Seoul, il Gyeongbokgung (경복궁), arrivando sul luogo indossando l’hanbok?In alternativa, nel sito vi sono moltissimi negozietti dov’è possibile affittare l’hanbok a prezzi modici e poter essere anche truccati e acconciati com’era solito fare proprio per rendere l’esperienza ancora più intensa!
Classe 2001, Namjoon stan fino al midollo, Irene ha scoperto il magico mondo della Corea del Sud nel 2021 e da allora ne è rimasta rapita. Ama la moda, i libri e la filosofia, non sta zitta un attimo, è cinica ma i k-drama romantici riescono a tirare fuori i suoi occhi a cuoricino. Se la cercate, probabilmente sarà nella sua stanza, intenta ad imparare, fallendo, l’ennesima coreografia K-Pop!