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“Business Proposal” – Un incontro inaspettato

  • Genere: commedia romantica, rom-com
  • Anno: 2022
  • Stagioni: 1
  • Episodi: 12
  • Cast principale: Ahn Hyo-seop, Kim Sejeong, Seol In-ah, Kim Min-kyu
  • Voto: 8

Siete alla ricerca di una serie simpatica e leggera, che vi faccia ridere a crepapelle ma allo stesso tempo sia ricca di boy-friend material e vi regali personaggi di cui potrete innamorarvi fin dal primo istante?

Business Proposal è la nuova serie SBS che una volta atterrata nell’universo Netflix è riuscita a far parlare di sé sin dalle sue prime puntate, riuscendo a scavalcare titoli come “Twenty-Five Twenty-one”  nelle classifiche e diventando già una delle serie di maggior successo del 2022!

Se avete già visto “Strong Woman Do Bong Soon” e “What’s wrong with secretary Kim?”, sarete felici di sapere che Business Proposal, sebbene rimanendo un titolo che già di per sé riesce a catturare l’attenzione, mi ha ricordato un sacco quelli che considero due dei meglio riusciti drama del genere rom-com, riportando alla luce la tipica storia d’amore tra il ricco e bel CEO di un’impresa e una ragazza comune in grado di farci sorridere e affezionare ai personaggi con una facilità tale da ritrovarci a tifare per loro sin dalle prime scene della serie.

Trama e personaggi

A confronto, la locandina della serie e la copertina del webtoon

Tratto dall’omonimo webtoon “A Business Proposal” scritto da Guava Farm / Perilla, disegnato da Narak e tratto a sua volta da un romanzo di Haehwa, il drama racconta la storia d’amore che si verrà a creare tra Shin Ha-ri e il presidente dell’azienda per cui lavora, Kang Tae-moo.

Shin Ha-ri (Kim Se-jeong, The Uncanny Counter) è una ricercatrice alimentare che lavora presso una delle più grandi aziende produttrici del mercato alimentare del Paese, la Go Food.

Figlia di proprietari di un piccolo ristorante di pollo fritto, vive assieme al fratello e ai genitori dividendo le sue giornate tra il lavoro d’ufficio e la gestione del locale di famiglia, condividendo gioie e dolori con la sua migliore amica Jin Young-seo (Seol In-an, Mr. Queen, Strong Woman Do Bong Soon), figlia di un ricco imprenditore poco incline ai rapporti umani che porta la ragazza a passare la maggior parte del tempo con la ben più modesta famiglia di Ha-ri, la cui vicinanza la fa sentire apprezzata molto più di quanto possa mai fare il padre, deciso a darla in sposa ad un ricco pretendente che possa poi ereditare la sua azienda.

È così che la povera Young-seo si ritrova a dover sopportare una serie di incontri al buio organizzati dal padre intento a presentarle l’uomo perfetto da sposare, quando invece tutto quello che desidera lei è innamorarsi di un ragazzo senza pensare alla sua posizione sociale o agli interessi economici della famiglia.

E quale miglior modo per mandare in fumo tutti gli incontri organizzati se non quello di chiedere alla sua migliore amica di fingersi lei e fare in modo che nessuno dei pretendenti le chieda la mano?

Uno dopo l’altro, le due amiche riescono nel loro intento e quindi ad allontanare tutti coloro interessati a conoscere Young-seo, ignari di avere in realtà di fronte la sua amica Ha-ri, ben felice di racimolare qualche soldo in più facendo peraltro contenta la sua migliore amica.

Tutto sembra andare per il meglio fino a quando Ha-ri accetta (seppur non troppo volentieri) quello che Young-seo dice essere l’ultimo favore che le avrebbe chiesto, l’ultima piccola messa in scena per scampare ancora una volta ai piani di suo padre.

Ma è proprio quando Ha-ri accetta e si presenta all’appuntamento al buio che la storia prenderà una direzione inaspettata quando si troverà seduto davanti a lei non altri che il capo dell’azienda per cui lavora, l’affascinante CEO Kang Tae-moo (Ahn Hyo-seop, Abyss).

Seppur resistergli si riveli un arduo compito, Ha-ri continua a recitare strepitosamente la sua parte: peccato che mentre lei pensa di aver inscenato la performance perfetta, Kang Tae-moo intanto sta pensando di sposarla subito dopo quello che è stato il loro primo e unico appuntamento, convinto che la ragazza che ha incontrato sia in realtà Young-seo.

È questo l’intreccio che ci porterà a seguire due bellissime storie d’amore che sbocceranno tra personaggi che difficilmente avrebbero potuto incontrarsi, due relazioni che si sviluppano parallelamente tra Kang Tae-moon e Shin Ha-ri e tra Jin Young-seo e Cha Sung-hoon (Kim Min-kyu, Queen: Love and War, Backstreet Rookie), segretario di Kang Tae-moo.

Cliché? Forse, ma con gusto 

Come forse vi ho già fatto capire, mentirei se vi dicessi che quella che guarderete è una storia originale o ricca di colpi di scena, devo dire che a livello di trama infatti la narrazione si accosta molto a quelle raccontate in altre serie del genere già viste in precedenza, contenente numerosi cliché e sequenze alquanto prevedibili.

Non poteva di certo mancare una scena con l’ombrello giallo, non credete?

Ma allora perché sta avendo così tanto successo, vi chiederete voi?

Beh la risposta sta proprio nel modo in cui la storia è stata scritta, mai pesante nelle sue dinamiche (seppur già viste) e arricchita da personaggi che difficilmente potranno non piacervi. Business Proposal, infatti, è stato uno di quei pochi drama che mi ha fatto amare non solo la coppia formata dai main characters, ma anche quella secondaria, un arduo compito che pochissimi titoli erano riusciti a portare avanti fino ad ora.

Il “선” e la dating culture coreana

Una cosa è certa: durante la visione, più e più volte ho notato quanto pressante potesse essere l’insistenza da parte dei genitori nel voler per forza controllare la vita sentimentale dei loro figli. Ma da dove nasce questa cultura degli incontri organizzati?

Se siete appassionati della cultura coreana, vi sarà capitato almeno una volta di imbattervi nel termine “Sogaeting”, una combinazione della parola “소개” (“so-gae” che significa letteralmente “introduzione/presentazione”) e “” (“ting” che deriva dall’ultima sillaba della parola inglese “meeting”).

Il “sogaeting” è infatti uno dei modi preferiti dai coreani per conoscere il loro futuro partner, tra amici è comunissimo far incontrare le proprie conoscenze ancora single sperando che tra di loro possa scoppiare la scintilla.

Ma in Business Proposal, quello che vediamo presentato in modo molto pressante è invece il “” (“seon”), metodo con il quale i genitori sono soliti scegliere una persona che si metta alla ricerca del partner perfetto per i propri figli secondo criteri che si basano su status sociale e background economico (le famiglie abbienti sono infatti le più inclini a praticarlo).

Nel caso di una commedia come questa, è divertente pensare a come i protagonisti si siano trovati proprio cercando di sfuggire a queste dinamiche imposte loro dalla società. Nella vita reale però, questo tipo di pressioni sociali sono molto sentite dalla popolazione, che vede l’essere single (soprattutto da una certa età in poi) come una nota negativa da cancellare tramite, appunto, questo tipo di incontri organizzati.

L’amore nell’aria

Ma non preoccupatevi, niente forzature nelle sequenze di questo drama, tutto risulta molto pulito e naturale e saranno tantissime le scene che vi faranno venire le farfalle allo stomaco: tra la chimica perfetta tra i due protagonisti e second leads, la storia scorre senza mai annoiare, regalando 12 puntate che vi faranno ridere e ogni tanto commuovere (ma soprattutto ridere, l’ho già detto?) in una narrazione leggera e piacevole che vi accompagnerà fino alla fine di questa storia senza mai farvi sentire il peso di scene superflue al filo conduttore del racconto.

Avete presente quei drama in cui continuate a pensare “ma perché non sono al posto della protagonista?” Ecco, l’ho detto.

Commento finale

Avendo iniziato questa serie incuriosita dalle tantissime recensioni positive lette online, posso finalmente dire a fine visione di non essermene assolutamente pentita. 

Molto piacevole e sempre divertente, era da tanto che un drama non mi faceva ridere così, e già averlo paragonato a Strong Woman (sì, avrà sempre un posto speciale nel mio cuore) per me vuol dire tanto, anzi, tantissimo!

Un cast fresco composto da ragazzi giovani e di talentoMa vogliamo poi parlare di Ahn Hyo-seop? Se ancora siete indecisi se iniziare o no questa serie, vi lascio qui sotto una galleria di immagini del cast che potrebbe aiutarvi a… Riflettere.

Su Netflix italiano è ancora on air, ma online potrete facilmente trovare tutte le 12 puntate complete!

E voi l’avete visto? Vorreste iniziarlo? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!

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“All of us are dead”: terrore tra i banchi di scuola

Dopo il successo dello scorso anno di “Squid Game”, “All of us are dead” scala le classifiche di più di 30 stati a livello globale, pronto a conquistare il mondo uno zombie alla volta

  • Genere: apocalittico, horror, action
  • Anno: 2022
  • Stagioni: 1
  • Episodi: 12
  • Cast principale: Park Ji-Hu, Yoon Chan-Young, Cho Yi-Hyun, Park Solomon
  • Voto: 8,5

Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se nel bel mezzo di una qualunque lezione la vostra scuola si fosse rivelata l’epicentro di un’epidemia zombie?

Se siete facilmente impressionabili, “All of us are dead” potrebbe non fare esattamente al caso vostro: questa ultima serie coreana di Netflix lascia ben poco all’immaginazione, mostrando a 360 gradi cosa significa essere uno studente liceale alle prese con una delle più feroci epidemie zombie viste finora in televisione.

Attenzione: può contenere tracce di spoiler!

La storia

All of us are dead” è un’opera che vede il suo principio nell’uscita dell’omonimo webtoon di Joon Dong-geun nel 2009.

Tutto ha inizio sul tetto di un edificio di Seoul, in una notte tempestosa la cui pioggia però non riesce a nascondere le orribili azioni che un gruppo di studenti sta compiendo nei confronti di un loro compagno di scuola.

I bulli se la stanno prendendo per l’ennesima volta con il povero ragazzo, ma qualcosa sta cambiando: i suoi occhi sono rossi, scure vene iniziano a rigargli il viso, e lui sembra finalmente reagire, anche se non riesce comunque ad avere la meglio sui suoi assalitori.

Il padre, venuto a conoscenza del fatto, corre all’ospedale dove trova miracolosamente il ragazzo ancora in vita, ma c’è qualcosa che non va in lui e l’uomo sembra essere l’unico a non essere stupito della cosa.

Appena il ragazzo inizia a mostrare i primi sintomi di una rabbia incontenibile che lo porta a voler uccidere il suo stesso padre, l’uomo prende una Bibbia che era appoggiata su uno scaffale lì vicino e la usa come arma per uccidere il figlio. Nell’intento di sbarazzarsi del corpo, però, il cadavere continua a muoversi. Noi pensiamo di aver capito cosa sta per succedere, e voi?

Un virus tra i banchi di scuola

Il padre del ragazzo, scopriremo essere non altri che il professore di scienze Lee Byeong-chan (Kim Byung-chul, Goblin) del liceo di Hyosan, l’istituto che vedrà al suo interno l’inizio dell’irrefrenabile contagio quando una studentessa fin troppo curiosa verrà morsa sul dito da un topolino portatore di un virus che in pochi secondi ha la capacità di trasformare una persona in un “mostro mangia uomini”.

Da sinistra verso destra, Nam-ra (Cho Yi-Hyun), Lee Suhyeok (Park Solomon), Cheong-san (Chan-Young Yoon) e On-jo (Park Ji-hoo)

A scuola, On-jo (Park Ji-hoo) e Cheong-san (Chan-Young Yoon) sono amici fin da quando erano piccoli, ma come spesso accade uno dei due sembra nascondere un sentimento che va oltre la semplice amicizia. Il tutto verrà fuori alla luce del sole quando On-jo deciderà di dichiararsi per Lee Suhyeok (Park Solomon), ex bullo che ora è uno dei ragazzi più ammirati della scuola, senza sapere che lui ha però come obiettivo la bella Nam-ra (Cho Yi-Hyun), capoclasse dal carattere taciturno che le rende difficile stringere amicizie con i suoi compagni.

I protagonisti della serie non sono altro che ragazzi del liceo alle prese con le difficoltà che ogni teenager deve affrontare in quel periodo della sua vita, ma presto dovranno imparare ad accantonare qualsiasi tipo di rancore o sentimento per fare squadra e cercare di sopravvivere a una minaccia che nessuno di loro avrebbe mai immaginato di dover affrontare.

Quando i primi contagiati iniziano ad irrompere nelle classi e correre per i corridoi dell’edificio, sarà già irrimediabilmente troppo tardi: da una singola ragazza, in pochi minuti sono centinaia gli zombie che inseguono e mordono chiunque si trovi per la loro strada. E così, luoghi di ritrovo come la mensa, la biblioteca, i campi sportivi o la palestra diventano sedi di puro terrore, tra ragazzini che corrono per le loro vite e violenti zombie assetati di sangue che non accennano a diminuire in numero.

Il caos regna zombie

Fin dalla prima puntata, e in seguito agli avvenimenti di cui avete appena letto, gli zombie saranno inarrestabili e la scuola diventerà il primo campo di battaglia di questa incontenibile epidemia.

Così i giovani studenti si troveranno per la prima volta da soli davanti ad un pericolo che non lascerà loro scampo, costretti a comportarsi da adulti quando quegli stessi adulti che dicevano loro che li avrebbero aiutati nel momento del bisogno questa volta non sembrano arrivare in loro soccorso.

“Non chiederò mai più nulla agli adulti”

Perché nella scuola intanto il tempo passa e i pochi superstiti che vediamo tentare di nascondersi dai migliaia di zombie che ormai popolano l’edificio, stanno ancora aspettando nella speranza che gli adulti arrivino a salvarli. Non importa se si tratta di quei genitori che avevano promesso loro di andare a prenderli, di poliziotti o i vigili del fuoco… Ogni giorno che passa quella speranza di un mondo dove gli zombie non hanno preso il sopravvento sembra farsi sempre più lontana.

Il bullismo e la legge del più forte

“La scuola non interessa a nessuno, sennò ci avrebbero già salvati. Salvati dal bullismo.”

Azioni memorabili a parte, tra spietate orde di zombie e ingegnosi piani di fuga che saranno capaci di non annoiare mai lo spettatore davanti a 12 puntate di aule di scuola infestate, la vera sorpresa è il significato che si cela dietro l’origine e la creazione di questo virus: la serie, volutamente raccontata in modo da sottolineare e condannare più volte il bullismo che le scuole coreane (e non solo, purtroppo) continuano a nascondere, ci rende partecipi della storia del professore di scienze e ci rivela infatti, puntata dopo puntata, quale fosse il suo intento iniziale.

Ho messo gatto e topo nella stessa scatola. La maggior parte dei topi, pietrificati, tremavano di paura. Ogni tanto, però, c’era un topo che perdeva i sensi per la paura e attaccava il gatto. Io ho estratto e affinato l’ormone, l’ho fatto per tutti quei topi che tremano di paura. Credevo che trasformando la paura in rabbia, sarebbe diventato più forte.”

Questo non è un virus dall’origine sconosciuta o poco chiara, ma creato da una persona il cui scopo era salvare il figlio dalle angherie e dai torti che stava subendo, renderlo più forte in modo da non vederlo mai più succube di una violenza che non meritava: è il prodotto di un padre che ha studiato e ha trovato nel suo stesso studio la condanna dell’umanità, volendo trasformare la paura in un meccanismo di difesa in grado di rendere tutti quei soggetti più deboli finalmente capaci di contrattaccare e difendersi con le proprie forze.

Ma la legge della natura vuole che quando inizi a sfidare la natura stessa, questa ti si ritorcerà contro: un siero che doveva essere in grado di far combattere al figlio i mostri della sua vita non ha fatto altro che trasformare lui stesso nel peggiore dei mostri e, ora, la legge del più forte vede un virus letale fare sempre più vittime, lasciando ai più deboli sempre meno possibilità di sopravvivenza.

Capiranno le poche persone rimaste in vita che la più grande forza risiede solamente nell’unione e nella collaborazione di tutti? C’è speranza di salvezza oltre la scuola o il mondo è già caduto nelle mani degli zombie?

Commento finale

Un teen horror drama che regala molto più di quello che promette: 12 episodi ricchi di scene di azione davvero impressionanti, mai scontate e per nulla ripetitive. La narrazione è scorrevole, i cliffhanger a fine episodio invogliano lo spettatore a proseguire senza troppi indugi, merito anche di una fantastica interpretazione degli attori che hanno saputo mantenere alta l’attenzione fino alla fine del racconto.

Unico punto a sfavore è la poca caratterizzazione di alcuni personaggi, sarebbe stato infatti molto interessante se avessero aggiunto delle scene retrospettive laddove si è voluto invece dare spazio a storie secondarie poco accattivanti perché un po’ troppo parte di narrative già viste.

Last but not least: alcune morti sarebbero state totalmente evitabili.

Nonostante questi piccoli appunti, “All of us are dead” è un titolo assolutamente da non perdere: un mix di scene che vanno dal drammatico al comico, del tutto diverso da “Happiness“, simile sotto certi punti di vista a “Sweet Home” e talvolta memorabile quanto “Train to Busan“, “All of us are dead” riesce ancora una volta a cambiare le carte in gioco e a proporre qualcosa di nuovo che sarà sicuramente capace di appassionare chiunque gli darà una possibilità.

Otterrà secondo voi una seconda stagione? Il finale, almeno per ora, rimane aperto alla nostra interpretazione.

Il cast della serie in un poster ufficiale Netflix
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Webtoon – il futuro del fumetto

Mai sentito parlare di manhwa? Da “NAVER Webtoon” a “7FATES: CHACKHO”, il fenomeno dei webtoon nella grande visione della “korean wave

Premessa

Sono più che sicura che tutti voi, anche chi non ne ha mai letto uno, avrete sicuramente sentito parlare almeno una volta di manga, i famosissimi fumetti giapponesi che da anni danno vita a racconti di ogni genere, innumerevoli trasposizioni animate, nonché appassionano milioni di lettori provenienti da tutto il mondo. I manhwa, i “manga coreani” per così dire, un tempo non riconosciuti a livello globale, fanno parte della cultura coreana da decenni, ma è stato solo con il lancio della piattaforma “NAVER Webtoon”, diventata globalmente nel 2014 “LINE Webtoon” e infine conosciuta in questi ultimi anni solo come “Webtoon” che sono diventati l’ennesimo motivo di orgoglio nel panorama della distribuzione della cultura coreana nel mondo.

Ma quindi.. che cos’è il Webtoon?

Il termine “webtoon” non è altro che una fusione del dominio “world wide web” insieme alla parola “cartoon” e sta ad indicare un tipo di fumetto che non viene più realizzato su carta, bensì disegnato in ogni suo aspetto per essere letto direttamente dallo schermo di uno smartphone o di un computer.

“There aren’t really pages at all”

Correva l’anno 2004 quando JunKoo Kim, un ragazzo cresciuto leggendo comics giapponesi e coreani, ebbe la giusta idea per risollevare un’industria come quella dei fumetti che, in Corea, a partire dagli anni ’90, aveva subito una brusca frenata a causa della crisi economica che stava attraversando il Paese.

Korean Webtoons Are Starting to Go Global
Kim JunKoo insieme a due dei personaggi di Webtoon

Erano anni che le uscite di nuove storie erano ben lontane dal raggiungere l’editoriale, così JunKoo tentò la sorte e decise di creare una piattaforma dove gli artisti avrebbero avuto la possibilità di dare vita alle loro creazioni.. sul web!

“It wasn’t necessarily that I wanted to do the scroll, but people that create content and deliver content should always think in terms of how the creators or how users will consume the content.”

La sua intuizione è stata quella di rivoluzionare il metodo di lettura del fumetto: i manga, così come i manhwa infatti, già venivano trasportati digitalmente, ma, strutturalmente, sul web la loro forma non cambiava. A seguito della loro uscita cartacea, i fumetti avevano da poco iniziato ad essere pubblicati anche online, ma il loro formato rimaneva lo stesso, un setting orizzontale le cui pagine venivano girate cliccando a sinistra o a destra del libro, letteralmente “trasferito” su schermo.

Il progetto di JunKoo Kim prevedeva invece la nascita di manhwa realizzati interamente ed esclusivamente per le pagine web: nessuna versione cartacea insomma, i webtoon sarebbero nati proprio per il mondo di internet e il loro scorrimento sarebbe stato questa volta verticale, un fumetto che era costruito per sfruttare perfettamente lo spazio che la pagina web offriva, i cui capitoli si sviluppavano ognuno su un’unica lunga tela che permetteva di leggere senza interruzioni per cambiare pagina.

Ormai lo “scroll” nel mondo di internet stava diventando un gesto comune: le news, i blog, le pagine di un social network così come quelle di un qualsiasi altro sito web venivano visionate scorrendo dal basso verso l’alto, e lui ebbe l’intuizione giusta al momento giusto, lanciando il suo servizio poco prima che lo smartphone dotato di touch screen diventasse un must have per l’intera popolazione.

“During this time in the early 2000s, when most of content creators were still on PC, you would read and consume a lot of digital content by scrolling down on your mouse. To read news, you don’t flip a page, you often scroll through and read your news. Although comics are a mix of image and text, I think text is the one that drives the narrative so it just makes sense that you would read a comic in a scroll manner.” 

Sempre più artisti scelsero di pubblicare le loro opere su Webtoon, una piattaforma sicura che permetteva loro di guadagnare in base al numero di utenti che leggevano la loro creazione, e allo stesso tempo agli utenti di accedere ad una libreria ricca di contenuti originali gratuiti e accessibili in qualsiasi momento.

Furono queste le premesse che portarono il sito web al giorno d’oggi a contare più di 55 milioni di utenti attivi al mese, nonché ad offrire non solo contenuti coreani, ma anche cinesi e giapponesi.

I più famosi del web

Dal 2004 ad oggi, sono migliaia i webtoon che ormai circolano in rete: molteplici generi, stili di scrittura, disegno, ce ne sono davvero per tutti i gusti!

E con il passare degli anni, sono diventati inoltre sempre più interattivi: pensate che in alcuni potrete persino trovare degli effetti sonori o delle immagini in movimento per rendere la lettura ancora più immersiva!

Tra i titoli più popolari della storia, giusto per nominarvene alcuni, troviamo “Lore Olympus“, che presto otterrà una serie animata targata Netflix, “True Beauty“, che è stato d’ispirazione per l’omonimo kdrama di successo del 2020 con Hwang In-youp, Moon Ga-young e Cha Eun-woo, ed infine “Tower of God“, che ha visto la realizzazione del suo anime nel 2020 con tanto di OST composta da canzoni del gruppo k-pop Stray Kids.

K-drama: dalla rete alle serie tv

E con la popolarità che i webtoon hanno acquisito negli ultimi anni, era inevitabile che molti di questi diventassero ispirazione di moltissimi dei più famosi k-drama del momento!

  • All of us are dead

In uscita il 28 gennaio su Netflix, questa nuova serie thriller zombie è in realtà l’adattamento dell’omonimo webtoon di Joo Dong-geun del 2009, uscito con la sua traduzione in inglese nel 2021. Un’intera scuola diventa il luogo d’inizio di un’epidemia zombie che lascia intravedere ben poca luce in fondo al tunnel.. siamo curiosi di vederla!

  • Itaewon class

Itaewon Class“, la serie che due anni fa è riuscita a scostarsi e superare gli schemi del “drama coreano”, vede il suo inizio nella mente di Kwang Jim, creatore del webtoon che sarà d’ispirazione ad uno dei k-drama prodotti da Netflix che più hanno riscosso successo tra il pubblico!

  • The uncanny counter

Prodotta subito dopo l’uscita del webtoon “Amazing Rumor” di Jang Yi del 2018, “The uncanny counter” è un’altra serie Netflix che racconta le vicende di un gruppo di ragazzi che combattono contro degli spiriti maligni. Attenzione, si sospetta una seconda stagione.

  • Sweet home

Non serve neanche più che lo dica (quando Netflix ci mette la mano si vede, è inutile), “Sweet home” è una serie del genere horror zombie che segue la storia di Cha Hyun Soo, protagonista dell’omonimo Webtoon di Kim Carnby del 2017, alle prese con un un mondo apocalittico dove gli esseri umani sembrano destinati a trasformarsi in mostri.

  • What’s wrong with secretary Kim

Ebbene si, scommetto che molti di voi ne ignoravano l’esistenza, ma anche di “What’s wrong with secretary Kim” esiste la sua versione comics ideata e realizzata da Jeong Gyeong Yun!

E se nella maggior parte dei casi sono stati i Webtoon a regalare al mondo del cinema storie da sviluppare in film o serie tv, come nel caso inoltre, per citarne altri, di “Love alarm“, “Hellbound“, “Extraordinary you” e “My ID is Gangnam beauty“, ci sono casi in cui invece è accaduto il contrario e, a seguito della realizzazione di un k-drama, si è pensato di proseguire la storia trasferendola in un webtoon.

É questo il caso del recentissimo “Happiness” che, ad un mese dalla sua conclusione, ha già una versione Webtoon ispirata alle vicende della serie.

K-POP: i BTS da “Save Me” a “7FATES”, il grande progetto della HYBE

Chi se lo sarebbe mai immaginato, eppure nel 2019 perfino i BTS hanno lanciato la prima storia originale del loro universo musicale. “Save Me” è il primo webtoon realizzato in collaborazione con una casa discografica e agenzia per idol come la BigHit (ora HYBE): con protagonisti gli stessi membri dei BTS, racconta la storia dei 7 personaggi fittizi il cui nome è proprio quello dei componenti del gruppo, ripercorrendo e raccontando in un modo totalmente nuovo l’universo creato dagli MV musicali della band.

3 anni dopo, questo 14 gennaio è stato pubblicato “7FATES: CHAKHO”, la seconda collaborazione di Webtoon con la HYBE, che racconta, invece, una storia fantasy urbana ambientata in un prossimo futuro in cui i BTS vestiranno i panni di sette cacciatori di tigri chiamati “Chakho” che si uniscono per vendicare i loro cari.

Ma non finisce qui, perché il progetto che vede la HYBE coinvolta con il mondo dei webtoon prevede prossimamente l’uscita di altri due comics realizzati insieme ad altri due gruppi della casa discografica: “Darkmoon” degli ENHYPEN e “The Star Seekers” dei TXT.

Voi cosa ne pensate? Vedremo in futuro altre collaborazioni tra idol protagonisti del mondo della musica e la piattaforma Webtoon? Arriveremo forse ad un giorno in cui la carta verrà completamente sostituita dallo schermo di uno smartphone o di un computer?

Se desiderate iniziare a leggerne qualcuno, vi lascio qui sotto tutti i link dei siti più famosi dove trovarli!

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“Happiness”: quando i mostri sono umani

“Do you remember how it was during the COVID-19 outbreak? Did you maybe catch COVID-19 because you did something wrong? Diseases.. don’t pick who gets them or not. The infected people shouldn’t be kicked out without even a chance to get treated.”

Sono ormai due anni che il nostro mondo si trova alle prese con il Covid-19.
Sono ormai due anni che abbiamo imparato a convivere con una realtà che mai ci saremmo aspettati di vivere in prima persona, una realtà che eravamo abituati a vedere forse solo nei film, tra virus, paura, lockdown, quarantene e restrizioni. Una realtà che purtroppo è diventata invece sempre meno fantascientifica e che ci ha improvvisamente travolti cogliendoci totalmente impreparati.

Il mondo di certo non è più lo stesso ed Happiness è la prima serie in assoluto che fa sua quella realtà che ognuno di noi sta vivendo proprio oggi, e che ce la racconta come mai aveva fatto nessun altro prima, regalandoci una storia che sarà difficile non sentire nostra a causa della vera battaglia che racconta dietro l’insorgere di un nuovo virus: non perdere noi stessi  e i valori che ci appartengono in momenti difficili come quelli di una pandemia.

I must del genere zombie, cosa rende Happiness così unico e diverso dagli altri titoli?

Quando si parla del genere apocalittico, e soprattutto di quello zombie, la Corea è uno di quei Paesi che gli ha reso maggiormente onore regalando al grande e piccolo schermo grandi titoli come il famosissimo “Train to Busan”, “Kingdom” o i più recenti “Alive” o “Sweet Home”.

Ecco che quindi Happiness potrebbe sembrare un altro pezzo aggiunto al grande puzzle del genere, un’altra serie incentrata sulla diffusione di un virus e sulla lotta per la sopravvivenza dei suoi personaggi.

Invece indovinate un po’, non è proprio così. 

Perché Happiness non si ferma a raccontare tutto ciò, ma va oltre, concentrandosi sul cambiamento della persona, la pazzia, l’isterismo collettivo, insomma mai serie è stata più attuale considerando i tempi che stiamo vivendo.. solo che qui stiamo parlando di un virus molto più fatale, uno che rende gli uomini belve assetate di sangue e capaci di uccidere chiunque pur di soddisfare la loro sete. Ma li si può forse definire mostri, o assassini, solo perché infetti?

Trama: un virus alle porte, un matrimonio organizzato

Yoon Sae-bom (Han Hyo-Joo, W – Two World Apart) e Jung Yi-Hyun (Park Hyungsik, Strong Woman Do Bong Soon) sono amici dai tempi di scuola, un periodo particolarmente difficile delle loro vite che li aveva visti protagonisti di sfortunati incidenti che avevano fatto perdere a lei anni di studio, facendole sentire il peso di essere in ritardo rispetto agli altri nella vita scolastica tanto quanto in quella lavorativa, e a lui abbandonare la carriera sportiva in quanto giovane promessa del baseball con un ginocchio infortunato.

In un futuro prossimo in cui il Covid-19 è stato da poco debellato, i due diventano ben presto anche colleghi di lavoro: Sae-bom nelle forze anti terrorismo, Yi-Hyun in una squadra poliziesca contro i crimini violenti.

La Corea, così come il mondo intero, sta ancora cercando di rialzarsi e dimenticarsi del Coronavirus che tanto ha cambiato la nostra vita.

“The world is a bit different from how it was before COVID-19, but thanks to that we learned how precious an ordinary day can be”

Insomma, tutto sembra tornato in uno stato di semi normalità e Yoon Sae-bom concentra tutte le sue forze nel realizzare il sogno di una vita: abitare in un appartamento tutto suo, un posto da poter chiamare “casa” e dove pensa potrà finalmente trovare quella felicità che tanto cerca.

Così, quando le viene offerta la possibilità di trasferirsi in un nuovissimo quartiere esclusivo che affitta delle unità alle forze speciali in base a punteggio del profilo e status sociale, coglie l’occasione al volo e chiede al suo amico di una vita Yi-Hyun se è d’accordo a sposarla per ottenere la casa. Lui, che fin dai tempi di scuola nutriva un affetto particolare per la ragazza, accetta.

I due sono pronti a iniziare questo nuovo capitolo della loro vita insieme ma, proprio a seguito del loro trasferimento, un nuovo virus ben peggiore rispetto al Covid-19 minaccia di spazzare ogni sogno o progetto futuro, gettando il mondo nuovamente nel caos quando iniziano a comparire sempre più casi di persone assetate di sangue e totalmente fuori controllo.

Quando un focolaio viene individuato proprio nel complesso residenziale dove i due protagonisti si sono trasferiti, i residenti si trovano ben presto bloccati all’interno del quartiere in una quarantena che non sembra avere fine, tra un virus imprevedibile e persone che presto inizieranno a perdere la ragione in una situazione tanto disperata.

“I always dreamed of having a place that is completely my own, I am almost there… the world can’t collapse now”

La visione di un mondo post Covid

“Do you know what we learned from COVID-19? Getting by is more important than a few people biting and killing each other.”

A capo del servizio sanitario militare troviamo il tenente colonnello Han Tae Seok (Jo Woo-jin, Goblin), un uomo freddo, senza scrupoli, disposto a tutto pur di fermare questo nuovo virus prima che sia troppo tardi. L’unica cosa di cui è a conoscenza è che a scatenare la malattia sarebbe una pillola, la “Next”, prodotta ai tempi del Covid-19 per combattere la polmonite e che ora, se assunta, provocherebbe il virus. 

Protagonista di molte scelte discutibili sulle modalità con cui affronta l’emergenza, è anche però convinto che sia necessario agire unicamente in base alle possibilità di successo dello stop dei contagi, anche se questo significa rinunciare al suo lato umano e sacrificare la vita di molti per risparmiare quella di tanti altri.

“We must prioritize. Who is more needed, and what is more useful.” – Han Tae Seok

I did all sorts of things to lower the number of the infected.
Lockdowns, quarantines, killing.
I have enough blood on my hands.

E queste non sono frasi che rappresentano solo la visione del singolo colonnello, ma che dimostrano in questo caso quanto il Coronavirus abbia lasciato un segno indelebile che condiziona ormai anche il modo di pensare e di affrontare un nuovo pericolo viste le conseguenze che già abbiamo subito in una situazione simile. Han Tae Seok è simbolo di un mondo che non è più disposto a ragionare sul da farsi, ma agisce all’istante anche compiendo azioni che vanno contro ogni morale.

Sì, perché ben presto scopriremo che questo nuovo virus (che nella serie viene chiamato “mad person desease”) non trasforma in modo permanente le persone in zombie: queste infatti, una volta placata la loro sete bevendo il sangue altrui, torneranno ad essere le persone di prima, in attesa di un attacco che farà perdere loro nuovamente la ragione. 

Ci si può quindi sentire in pace con se stessi sacrificando e uccidendo persone che ancora possono tornare in loro e che sono semplicemente malate?

E’ questa la difficile scelta che deve compiere il colonnello, senza una cura in grado di diminuire il numero dei malati e sempre meno tempo a disposizione.

I residenti: la lotta di classe e lo status sociale coreano

“Just because it was fine yesterday doesn’t mean it’s going to be fine today.”

Per la maggior parte dei 12 episodi, la serie si focalizzerà quindi nel mostrarci la condizione in cui si ritroveranno a vivere e doversi confrontare i residenti del condominio in quarantena.

Oltre a Sae-bom e Yi-hyun, appena trasferitisi, sono in molti infatti ad abitare gli appartamenti, già da tempo divisi tra affittuari (che vivono tra il primo e quinto piano) e proprietari (dal sesto fino al quindicesimo).

Quella che ci viene presentata è, praticamente, una gerarchia tanto netta all’interno del palazzo quanto nella vita reale: in Corea, infatti, avere una casa di proprietà è l’obiettivo principale dei risparmi di una vita, in quanto possederne una attribuisce alla persona uno status sociale alquanto elevato. Questa differenza la faranno notare per primi proprio gli stessi proprietari che, invece che preoccuparsi del pericolo a cui presto saranno esposti, continuano a far presente agli affittuari di prestare ben attenzione a cosa faranno o diranno, preoccupati che il valore dei loro appartamenti possa subire un’importante svalutazione a causa dell’emergenza.

Ed è affascinante come per tutta la narrazione quello che ricorderemo dei residenti del palazzo non saranno tanto i loro nomi, quanto invece il numero dell’appartamento in cui risiedevano, dal ragazzo dell’attico del 1501 alla coppia dell’impresa di pulizie che invece si era sistemata nel 201.

E’ così che tra gli infidi vicini, chiara rappresentazione della società e delle mire egoiste che continuano ad esistere anche in situazioni emergenziali che richiederebbero invece la trasparente collaborazione e unione di tutti, i nostri due protagonisti ospiteranno nel loro appartamento il collega e amico detective Kim Jungkook e l’adorabile bambina dell’appartamento 502 Park Seo-Yoon, rimasta sola dopo che i suoi genitori erano stati lasciati fuori dall’edificio.

Chi sono i veri mostri?

Una donna che vuole farsi eleggere rappresentante, un avvocato che non perde occasione di promuovere i suoi consulti legali, un dottore la cui ultima preoccupazione è la salute di chi gli sta attorno e un figlio che non si cura dei suoi genitori ma di aver successo sul web. E mentre il mondo sta cadendo a pezzi, i residenti del palazzo riveleranno puntata dopo puntata la loro vera natura, rimuovendo definitivamente la maschera che avevano fatto tanta fatica a costruire e mostrandosi per chi sono veramente. Chi sono quindi i veri mostri? Chi è malato e non ha modo di controllare i propri istinti o chi, invece, sceglie consapevolmente di sabotare e raggirare gli altri?

Happiness, il perché dietro al titolo

“Becoming happy.. is hard”

Vi siete chiesti a cosa volessero alludere gli autori della serie quando hanno deciso di titolare una storia apocalittica come questa “Happiness”? 

Effettivamente il titolo potrebbe sembrare un vero e proprio azzardo, in fondo come può la parola “felicità” fare da titolo a un thriller come questo? La risposta però è nascosta proprio dietro l’angolo, perché saranno molti i momenti che durante la visione degli episodi ci faranno ragionare sul vero significato dell’opera, e dove questa vuole portarci a riflettere. 

Un mondo lasciato al suo destino, bugie, inganni, chi si trasforma in zombie e chi invece non fa altro che ostacolare gli altri pur di sopravvivere, un vero e proprio dipinto di orrore e terrore generato non solo da chi è malato, ma soprattutto da chi è ancora umano. E dove si trova allora la famosa felicità di cui tanto si parla?

In Happiness così come nella vita reale, la vera felicità si trova proprio nelle piccole cose, in quei momenti che spesso tendiamo a dare per scontato, in quel calore famigliare che solo quei rapporti veri e indissolubili che creiamo con le persone con cui scegliamo di condividere la nostra quotidianità sono in grado di darci. Quella felicità che troppo spesso abbiamo proprio davanti ai nostri occhi, ma che solo i momenti più difficili possono farci riscoprire.

Getting an apartment is important, but who you’re with is more important”

Commento finale

Potrei stare ore a descrivere questo piccolo capolavoro di serie, ma preferisco di gran lunga che vediate con i vostri occhi quanto sia in grado di comunicare in soli 12 episodi.

Quando l’ho iniziata pensavo davvero mi sarei trovata davanti all’ennesimo titolo del genere thriller (che peraltro adoro), ma mai mi sarei aspettata di sentirmi così tanto legata alla storia e ai suoi personaggi: dall’odio profondo all’amore più vero, una regia e un cast spettacolare che insieme hanno dato vita a un’opera che difficilmente dimenticherete, capace di emozionare con sequenze che si distaccano ben poco dal nostro ordinario.

Una cosa è certa: Park Hyung-Sik e Han Hyo-joo non potevano scegliere serie migliore per il loro ritorno in televisione! La loro performance è stata davvero impressionante, così come quella di chi ha fatto da contorno alla storia, il tutto completato alla perfezione da una fantastica scenografia fatta di location curate nel minimo dettaglio e una colonna sonora di un artista poco conosciuto (che tra l’altro vi consiglio vivamente di ascoltare) come Joe Layne che ha saputo donare alla serie delle canzoni che accompagneranno per sempre le sue scene più memorabili.

Una serie che tocca nel profondo come mai prima d’ora in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, dove il futuro è incerto e la confusione regna ormai sovrana nelle nostre case, ed è sempre più difficile mantenere intatti quei valori che ci caratterizzano in quanto essere umani.

Non credete forse che la solidarietà e l’impegno collettivo dovrebbero essere forse alla base dei momenti di difficoltà, invece che l’egoismo e il puro interesse personale che in molti hanno dimostrato in questi due anni?

Incredibile in ogni suo aspetto, un’avventura carica di colpi di scena e legami tanto forti da tenere incollati allo schermo per 12 puntate. Scorrevole, accurato, crudele e magnetico, Happiness non è solo un drama apocalittico, ma una storia che ci ricorda cosa significa essere umani, nonché un viaggio che ci guida alla scoperta del vero significato della parola felicità.

Voto finale: 10 

  • Genere: drammatico, apocalittico, thriller, horror, action
  • Anno: 2021
  • Stagioni: 1
  • Episodi: 12
  • Cast principale: Han Hyo-joo-joo, Park Hyung-sik, Jo Woo-jin
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K-Learning Korea

Studiare coreano da casa? Ecco le migliori risorse online

La lingua

Il coreano è ad oggi la 13esima lingua più parlata a livello mondiale con oltre 82 milioni di persone che la usano quotidianamente. Oltre che nella penisola coreana, il coreano è parlato anche in Paesi come la Cina e la Russia, nonché studiato in molti altri stati da sempre più ragazzi che desiderano impararlo a seguito della grande crescita economica e sociale che la Corea del Sud sta avendo negli ultimi anni. Ma una domanda sorge spontanea: è possibile impararlo da autodidatti direttamente da casa nostra?
Purtroppo mentirei se vi dicessi che da soli è possibile raggiungere livelli elevati tanto da potersela cavare da soli in Corea, ma questo non significa che d’altro canto non si possa raggiungere un discreto livello di comprensione e parlato migliorando giorno dopo giorno sfruttando alcune risorse online. 

Siti web

Quando si tratta di scegliere un sito su cui fare affidamento per il proprio studio è difficile capire subito quale possa essere il più completo. In questo caso, se cercate qualcosa che possa esservi d’aiuto per molto tempo e con un gran numero di risorse a disposizione, “Talk To Me In Korean” e “How To Study Korean” sono due delle più valide alternative online.

  • How To Study Korean: ha a disposizione per voi un vero e proprio corso completo, uno dei più completi che io abbia trovato online. Diviso in 7 unità, ha lezioni che partono dall’insegnarvi l’alfabeto ad una grammatica di livello avanzato. Ad oggi le lezioni caricate nel sito sono ben 158, ma il numero sta continuando a salire. Ad aiutarvi, oltre che al testo delle lezioni, nel sito potete acquistare un Workbook a lezione, ma la scelta è totalmente opzionale. Per esercizi di ascolto o di dettatura hanno anche un canale YouTube dove caricano video con ampliamenti delle lezioni.
New Reference: How To Study Korean! – Trying to Learn Korean

Costo Workbook: 5$ ciascuno

  • Talk To Me In Korean: in poche parole, il sito meglio concepito e strutturato. Il corso che offrono è davvero professionale e prepara in tutto e per tutto per il TOPIK, il così temuto esame di padronanza della lingua. I loro libri sono tra quelli più acquistati per imparare il coreano e offrono sia le spiegazioni teoriche che gli esercizi con cui fare pratica. Sul sito, la maggior parte delle lezioni purtroppo è a pagamento e fa parte del loro abbonamento premium, ma se ci date un’occhiata potrete comunque trovare dei file molto utili per l’apprendimento. Consiglio inoltre il loro omonimo podcast su Spotify: una soluzione totalmente gratuita che però riassume molto bene tutti gli argomenti delle unità dei loro libri e delle loro lezioni online. Gli episodi durano in media una decina di minuti e sono piacevolissimi da seguire in qualunque momento della giornata!

Costo abbonamento: 93$ all’anno

Canali YouTube

  • Learn Korean in Korean: solo un ragazzo coreano e la sua lavagna, video di una semplicità unica che insegnano senza l’aiuto di spiegazioni in inglese. Più di 10 anni di esperienza nel settore che si vedono tutti nella professionalità di questi video che per quanto semplici si rivelano diversi da tutti quelli che siamo abituati a consultare per studiare una lingua. Vi sembrerà impossibile ma, proprio come dice il nome di questo canale, qui si impara il coreano parlando solo.. coreano!
  • Koreanclass101: un canale con oltre un milione di iscritti, ricco di video di qualsiasi genere! Dai più comuni dove imparerete l’alfabeto, a quelli più curiosi che vi insegneranno trucchi interessanti e vi faranno esercitare per migliorare la vostra pronuncia.. e non solo!
  • Persi in corea: chi non conosce Anna, Laura e Bora di Persi in Corea? Insieme a Marco (anche conosciuto come SeoulMafia) sono state un punto di riferimento per molti di noi italiani appassionati della Corea. Ma sapevate che nel loro canale YouTube Laura ha registrato delle vere e proprie lezioni di coreano?

App

  • Drops: se vi dicessi quanti vocaboli è possibile imparare con questa applicazione non ci credereste nemmeno! Drops è una delle applicazioni per lo studio delle lingue meglio realizzate: la sua modalità di apprendimento sfrutta solamente la visualizzazione di “cards” con immagini associate alle rispettive parole in modo da sfruttare la memoria visiva e non estenuarvi a ripetere all’infinito una determinata parola.

Con la versione gratuita avrete a disposizione 5 minuti di esercitazione al giorno, io personalmente quando me ne ricordo ancora la uso e anche se il tempo non è molto fidatevi che come rinforzo, se la usate costantemente, potrete presto vantare un vocabolario sempre più ampio!

Costo: 9,99€ al mese/ 69,99€ all’anno

  • Mondly: un’altra ottima app ricca di esercizi e mini lezioni di memorizzazione di vocaboli e frasi. Le attività che vi propone per imparare la lingua sono molto accattivanti, a volte sembra quasi di giocarci, molto divertente e interattiva.

Anche qui la versione gratuita ci propone chiaramente un numero limitato di lezioni, se la si utilizza tutti i giorni consiglio invece comprare l’abbonamento, meno costoso in ogni caso di un qualsiasi corso!

Costo: 9,99€ al mese/ 47,99€ all’anno

K-drama

E quale altro modo più piacevole di imparare se non quello di guardare la vostra serie preferita? E si, perché anche se non si può imparare unicamente dai K-drama l’ascolto della pronuncia e di frasi che vengono costantemente ripetute non può far altro che abituarci a sentire la lingua parlata di tutti i giorni.

Inoltre, sapevate che sull’applicazione Rakuten Viki è disponibile un servizio chiamato “Learn mode” attraverso il quale è possibile vedere il contenuto da voi scelto con i sottotitoli sia in lingua originale sia nella lingua che preferite essi vengano tradotti (italiano, inglese, ecc…)? In questo modo ad ogni frase pronunciata avrete l’originale in hangugeo e subito sotto la sua traduzione. Apparirà poi anche un tasto di replay che vi farà ripetere la scena con l’ultima frase recitata in modo che voi possiate riascoltarla o leggerne più attentamente la traduzione. 

Se cliccate sulla frase originale inoltre, si aprirà un dizionario che vi darà per ogni singola parola la sua traduzione letterale.

Se volete un corso online italiano con professori madrelingua coreani vi consigliamo fortemente questo corso:

Avrete anche la possibilità di sostenere una lezione gratuita per capire se fa al caso vostro!

Spero che questa piccola guida vi sia piaciuta! Conoscevate già queste risorse online? Ne conoscete invece altre?

Fatecelo sapere nei commenti!

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K-Drama Korea Recensioni

“Vagabond”: la verità dietro un disastro aereo

Cha Dal-Geon (Lee Seung-gi) e Go Hae-ri (Bae Suzy) in una scena della serie

Un cecchino in mezzo al deserto. Una donna scende da un’auto. Uno sparo nel buio.

E’ con questa sequenza di immagini che Vagabond, serie d’azione distribuita a livello mondiale da Netflix e rilasciata a partire dal 20 settembre 2019 nella stessa piattaforma, inizia la narrazione della sua storia.

Con i suoi 16 episodi, ci racconta una storia la cui trama colpisce sin dai primi 30 minuti di visione, tanto da ritrovarvi alla fine della prima puntata con talmente tante domande per la testa da non riuscire a non proseguire per capire dove si cela la verità della storia, la storia di un uomo che, per vendetta, sarà pronto a mettersi contro i più grandi poteri dello Stato.

Trama

Cha Dal-Geon e suo nipote Cha Hoon

Cha Dal-Geon (Lee Seung-gi) è un giovane stunt-man che cerca di crescere nel migliore dei modi suo nipote Cha Hoon, rimasto orfano dei genitori. 

Per tutta la sua vita tenta di offrire a Cha Hoon un’infanzia dignitosa e, presosi la responsabilità del piccolo, inizia perciò dopo vari tentativi falliti a fare lo stunt-man per varie produzioni, anche se questo presto si rivelerà essere un lavoro pericoloso e che non gli permette di passare molto tempo col nipote.

Questo creerà varie incomprensioni tra i due: da una parte Dal-geon che si sacrifica cercando di dare il massimo, dall’altra Cha Hoon che lo rimprovera dicendogli che dovrebbe essere più responsabile.

E’ così che, nel momento in cui il nipote deve prendere un aereo per il Marocco per andare in gita con la sua classe di taekwondo, i due si lasciano in malo modo, con il piccolo che raggiunge l’aeroporto senza salutare suo zio.
Quello che nessuno dei due poteva sapere però purtroppo, è che quel saluto mancato sarebbe potuto essere invece il loro ultimo addio: l’aereo sul quale era salito Cha Hoon, infatti, precipita, e così lui insieme ad altri 200 passeggeri perdono la vita.
Scoperta la notizia, la disperazione prende piede tra le famiglie delle vittime, ma quando questi partono per il Marocco per celebrare il funerale dei loro cari, è qui che Dal-geon nota qualcosa che sconvolge totalmente la loro visione del tragico incidente, che la stampa e le autorità avevano fin da subito catalogato come un disastro dovuto a un mero guasto tecnico: all’aeroporto, il protagonista va all’inseguimento di un uomo che ricorda aver già visto nell’ultimo video registrato dal nipote proprio sull’aereo in cui pochi istanti dopo avrebbe perso la vita.

Come poteva un passeggero di quel volo essere vivo e camminare come nulla fosse davanti a lui?

Questo sarà solo l’inizio della lotta disperata del nostro protagonista e di Go Hae-ri, un’agente dei servizi segreti che lo aiuterà nell’impresa, una squadra tanto forte da rovesciare i poteri di un intero Stato pur di portare a galla la verità di quanto accaduto.

Un duo perfetto in cerca di vendetta

Fin dove può spingersi un uomo colto dalla disperazione? 

Ovviamente qui si parla di una serie d’azione, ma i sentimenti che questa mostra nella caratterizzazione dei suoi personaggi sono molto forti. 

Se nella prima puntata ci viene mostrato chiaramente il percorso di Dal-geon e la tragica storia che spiega tutte le sue scelte future, il personaggio della bella e carismatica Go Hae-ri non solo ci verrà introdotto un po’ dopo, ma si farà scoprire poco a poco, puntata dopo puntata.

La ragazza, figlia di un marine deceduto in servizio, diventa un’agente della NIS (National Intelligence Service) per provvedere al sostentamento di sua madre ed i suoi fratelli, anche se il suo sogno sarebbe stato quello di diventare un semplice dipendente pubblico.

Nonostante sia la più giovane e inesperta all’interno della sua squadra, è molto sicura di sé ed è quindi alla ricerca della missione che possa conferirle un certo grado di accettazione e rispetto dai suoi compagni di team.

Quel giorno, all’aeroporto in cui atterra Dal-geon, ad attenderlo ci sarà proprio lei in quanto membro dell’ambasciata coreana incaricato ad accompagnare i parenti delle vittime durante il loro soggiorno in Marocco.

Sarà sempre lei, inoltre, ad apprendere la sconvolgente e inizialmente insensata spiegazione di Dal-geon all’incidente, lui che dopo aver rincorso il sospetto attentatore afferma che il tragico incidente nel quale è morto suo nipote è stato sicuramente, per l’appunto, un attentato. Ma progettato da chi?

Una scomoda verità

La storia che si cela dietro l’incidente aereo non è che un’intricata rete di corruzione che vede come protagoniste due delle più potenti aziende produttrici di armi militari: la Dynamic Systems e la John & Mark.

Jessica Lee (interpretata da Moon Jung-hee)

Alla presentazione di aerei da caccia che possano soddisfare i bisogni del nuovo piano militare della Corea del Sud in caso di attacchi offensivi da parte di Paesi nemici, Jessica Lee (Moon Jung-hee), presidente della John & Mark, appare alquanto infelice nel sentire che la concorrente Dynamic Systems propone dei caccia alquanto simili ad un prezzo di molto inferiore rispetto a quello proposto dalla sua compagnia.

Indovinate un po’? L’aereo che è precipitato, apparteneva proprio alla Dynamic Systems.

Tutti contro tutti

Come abbiamo già detto in precedenza, Cha Dal-Geon aveva ogni motivo per proseguire questa sua lotta contro la corruzione dei poteri forti, Go Hae-ri no.

Ma quando entra anche lei in possesso dell’ultimo video del povero Cha Hoon e capisce che questa è una vicenda ben più grande di quanto possa sembrare, decide di prendere in mano la situazione e sfruttare le sue conoscenze per aiutare Dal-geon in questa indagine contro non solo le azioni illegali di aziende potenti quanto la Dynamic Systems e la John & Mark, ma contro lo stesso Presidente della Casa Blu e il potere governante.

E se Go Hae-ri all’inizio accetta la missione per tentare la fortuna e farsi capo di un’operazione che potrebbe assicurarle una promozione all’interno della sua squadra investigativa, man mano che aiuta Dal-Geon ad avvicinarsi alla verità, non può che diventare anche per lei una questione personale, ormai sempre più partecipe nella vita dell’ex stunt-man e delle ragioni per le quali sta lottando, ma non solo; perché davanti a loro si sta aprendo un mondo di spionaggio e terrorismo che mai avrebbero pensato di scoprire, dove tutti sono contro tutti.

Un finale inaspettato

Senza rivelarvi troppo della trama (trovo infatti che le più belle emozioni legate a queste serie siano proprio quelle spontanee che derivano da un colpo di scena che non ci aspettavamo), posso solo dire che la mia reazione al finale è stata più o meno questa:

Senza parlarvene troppo, vi dirò solo che, a seguito della sua conclusione, la serie ha da subito ricevuto numerose domande riguardo un’ipotetica seconda stagione.

E le premesse ci sono davvero tutte: serie di successo dal budget elevatissimo con scene girate tra Corea e Marocco, un’opera distribuita a livello internazionale con effetti speciali da film di Hollywood e una trama mai scontata.

Agli spettatori sembrava ovvia la realizzazione di una seconda stagione, o per lo meno una conferma da parte dei suoi ideatori Jung Kyung-soon e Jang Young-chul.

Peccato che, arrivati a dicembre 2021, una conferma non sia mai arrivata.

Una seconda stagione nell’ombra

Ed è così che siamo ricaduti nel limbo di un altro drama spettacolare la cui fine ci lascia davvero con l’amaro in bocca, dopo 16 episodi ricchi di suspence e colpi di scena a non finire, uno sviluppo dei personaggi tale da stare sempre incollati allo schermo.

E poi ci si ritrova ad aspettare con la speranza che una seconda stagione sia ancora in programmazione: perché come non c’è stata una conferma non c’è nemmeno stata una smentita, giusto?

In molti credono che la colpa di questo ritardo sia da attribuire al Covid-19, ed effettivamente non sarebbe difficile da credere un continuo trascinarsi della realizzazione di una serie le cui scene sono spesso girate in Marocco.

Detto ciò, un sentito complimento va ai bravissimi attori della serie, sia ai due protagonisti che ai numerosissimi personaggi che hanno supportato e fatto da contorno alla storia, a loro e alla loro fantastica interpretazione.

Trailer della serie

E mentre aspettiamo una qualche notizia, voi cosa ne pensate? Avete già visto questa serie? Se si, cosa ne pensate del finale? Pensate che l’uscita di una seconda stagione sia ancora un’idea da considerare?

Voto finale: 9

  • Genere: action, spy, crime, mistery, thriller
  • Anno: 2019
  • Stagioni: 1
  • Episodi: 16
  • Cast principale: Lee Seung-gi, Bae Suzy, Shin Sung-rok, Lee ki-young
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K-Culture K-Drama Korea

La “Squid Game mania” e i giochi della tradizione coreana

Il successo della serie

Quante volte abbiamo sentito parlare di Squid Game in questi mesi?

Sembra quasi impossibile questa serie Netflix sia stata rilasciata soltanto lo scorso 17 settembre, eppure eccoci qui a parlare nuovamente di questo fenomeno che, a poco più di due mesi dalla sua uscita, è ormai diventato un vero e proprio trionfo globale. Era partita col raggiungere la prima posizione nelle classifiche dei contenuti più visti nei Paesi di tutto il mondo, e ora non si può far a meno che parlare di uno dei più grandi successi della tv in streaming degli ultimi anni, contando 132 milioni di spettatori nel suo primo mese d’uscita!

Ne abbiamo sentito parlare un po’ ovunque: per la prima volta, non solo i siti dedicati e gli account coreani parlavano di un “K-drama”, ma ci siamo ritrovati in pochissimo tempo a discuterne in radio, nei programmi e telegiornali nazionali, leggerne sui giornali, i social letteralmente invasi da video e contenuti ispirati alla serie coreana, da challenge di TikTok a youtuber intenti a ricreare i famigerati giochi nella vita reale.

Follia? Forse, ma Squid Game ha davvero cavalcato l’onda di un successo che nessuno avrebbe potuto immaginare, nemmeno lo stesso creatore che si è ritrovato a confermare la realizzazione di una seconda stagione che nemmeno era stata pensata, e che in quest’ultima intervista aveva già fatto notare (rivolto a tutti gli spettatori e ai fan della serie), che insieme al team di produzione la faranno “quasi come se non ci lasciaste scelta!

“C’è stata talmente tanta pressione, tanta richiesta, così tanto amore per una seconda stagione. Mi sento quasi come se non ci lasciaste scelta!”

Hwang Dong-Hyuk – creatore

Ma oltre a tutto questo meritato successo, la serie è stata anche oggetto di molte controversie: molti gli adulti (soprattutto genitori) che l’hanno ritenuta inappropriata e diseducativa dopo aver visto come anche i propri figli ne parlassero assiduamente, molte le polemiche online che hanno portato alla formazione di campagne volte alla cancellazione della serie, ovviamente con ben poche speranze di riuscita, ma dimostrazione di un malcontento forse dovuto ad una spaventosa diffusione mediatica che ha permesso a tutti (e si, anche ai più piccoli) di entrare a conoscenza e vedere con i loro occhi i violenti giochi.

I famosi “livelli” della sfida della serie, infatti, non sono altro che 6 giochi appartenenti alla tradizione coreana e che tutti i bambini del Paese (soprattutto quelli appartenenti alle vecchie generazioni) si sono ritrovati a giocare almeno una volta nella vita, tra cui alcuni come “Un, due, tre, stella” e il tiro alla fune fanno parte anche della nostra cultura.

Ed ecco che possiamo passare a scoprire uno ad uno i giochi che ci hanno accompagnato dal primo all’ultimo episodio e che rendono tanto speciale questa serie Netflix made in Corea del Sud.

I giochi di Squid Game

Ddakji (딱지)

Iranian games similar to those featured in 'Squid Game' :: KOREA.NET Mobile  Site
Gli attori Gong Yoo e Lee Jung-jae in una scena di Squid Game

Il ddakji è un gioco tradizionale coreano che si gioca con dei semplici fogli di carta. Oltre ad essere un gioco popolarissimo tra i bambini, insegna loro anche i principi e le tecniche base degli origami: per giocare infatti, bisogna piegare dei fogli di carta quadrata fino ad ottenere una tessera dalla forma ben precisa. Qui sotto trovate un video con tutti i passaggi:

Video tutorial di YouTube “How to make Ddakji”

Una volta ottenute queste tessere di carta (è raccomandabile preparare più ddakji visto che ad ogni vittoria il giocatore si appropria di quelli avversari), lo scopo del gioco è quello di capovolgere quella dello sfidante lanciando il proprio ddakji in direzione della medesima: se con un solo colpo il ddakji avversario si capovolge, allora si vince il turno.
Vincerà il gioco chi riuscirà a rubare per primo tutti i ddakji dell’opponente. 

Per quanto semplice, questo è un gioco che appassiona da anni i più piccoli in Corea e che può essere adattato a quanti giocatori si preferisce, con regole che variano a seconda delle preferenze del gruppo. Provateci anche voi!

Curiosità: sapevate che la fermata della metropolitana di Seoul dove è stata registrata la scena di Squid Game è ormai diventata meta obbligatoria per moltissimi fan della serie?

064. 신분당선 양재시민의숲역
Yangjae Citizen’s Forest Station (Gangnam-bound platform) – Squid Game filming

Un, due, tre, stella!

Red Light, Green Light / Squid Game Doll | Know Your Meme
La famosa bambola-robot in una scena di Squid Game

Anche chi Squid Game non l’ha proprio visto, saprà di certo che la scena più famosa della serie e contenuta nello stesso trailer è quella del primo gioco, il sanguinario “Un, due, tre, stella!” giocato davanti alla bambola robot la cui voce ormai è inconfondibile. Ma il gioco è proprio uguale alla nostra versione italiana?

Risposta affermativa: le regole sono esattamente le stesse. Viene scelto un giocatore il cui scopo è stare girato con gli occhi chiusi e pronunciare la frase “Un, due, tre, stella!” mentre gli altri devono cercare di avanzare e raggiungerlo senza farsi vedere mentre si stanno muovendo.

L’unica cosa che cambia qui è.. proprio la frase! Infatti la famosissima filastrocca canticchiata dalla bambola non è la traduzione letterale di “Un, due, tre, stella!”, ma bensì significa “Il fiore di ibisco è sbocciato”.

“무궁화 꽃이 피었습니다” (mugunghwa kkochi piotsseumnida)

“Il fiore di ibisco è sbocciato”

A quanto sembra, non ha un significato preciso vista la sua origine incerta, sappiate solo che l’ibisco viene considerato da molti il fiore simbolo della Corea del Sud.

Ma, pensandoci, anche il nostro motto italiano ha delle origini discutibili: anche se ad oggi è di utilizzo comune dire “Un, due, tre, stella!”, sembra che questa frase derivi da quello che una volta era “Un, due, tre, ste’là!”, frase del dialetto piemontese che significherebbe “Un, due, tre, stai là!”! Avrebbe più senso non credete?

La verità è che sebbene il gioco sia praticato in quasi tutto il mondo, ogni Paese ha la sua versione della famosa frase: un’altra ancora è quella dell’inglese “Red light, Green light” (semaforo rosso, semaforo verde).

Curiosità: la bambola di metallo dall’aspetto innocente (ma anche inquietante) che è posta di fronte ai 456 giocatori si rifà ad uno dei personaggi più conosciuti della letteratura per bambini della Corea del Sud, Younghee, il personaggio principale di una serie di libri di testo diffusi negli anni ’70 e ’80 in tutto il Paese.

Copertina di un libro di testo sud coreano con Younghee e il suo amico Chulsoo

Dalgona (달고나) o ppopgi (뽑기)

Quello della seconda prova è il Dalgona (la parola significa letteralmente “dolce”), un dolcetto la cui semplicissima ricetta prevede come unici ingredienti lo zucchero e il bicarbonato: fate sciogliere 2 cucchiai di zucchero in un pentolino, aggiungeteci un pizzico di bicarbonato una volta che vedete il composto diventare dorato ed il gioco è fatto! Colate il composto su carta da forno e imprimeteci una formina a vostra scelta. 

Video YouTube che mostra il processo di realizzazione del Dalgona

Una volta lasciato raffreddare, lo scopo del gioco è proprio quello di riuscire a intagliare con l’aiuto di un ago la forma disegnata senza romperla! Sembra facile vero?
Invece provate per credere, non è affatto semplice! Il composto si rompe davvero facilmente ed è un attimo ritrovarsi in mano pezzi di un Dalgona completamente rotto! Veloce da preparare, fin dagli anni ‘60 il Dalgona (originario della città di Busan) è stato un famosissimo passatempo dei bambini coreani che, usciti da scuola, trovavano per strada signori intenti a prepararli e venderglieli per giocare con gli amici: se il bambino riusciva a rimuovere la forma senza romperla, aveva diritto a un altro Dalgona gratis o a non pagare quello che aveva preso!

Tiro alla fune (줄다리기)

Interpretation of "Squid Game": If the tug-of-war is lost, how can the old  man keep himself alive? - MINNEWS

Un po’ come il gioco dell’ “Un, due, tre, stella!”, il terzo gioco di Squid Game, ovvero il gioco del tiro alla fune, non differisce in alcun modo da quello che siamo abituati a giocare noi in Italia.  

Le regole sono identiche così come la stessa competizione: due squadre composte dallo stesso numero di giocatori si posizionano agli estremi di una fune e tirano finché uno dei due team non riesce a far cadere l’altro, o a tirare tanto da fargli raggiungere e superare la metà della corda. 

Tradizionalmente, in Corea vedeva impiegate corde molto grandi, così da coinvolgere interi villaggi di persone, ed era un modo per promuovere l’unità e la solidarietà della comunità.

Una prova che vede la forza il vero elemento chiave per vincere la sfida ma, se pensavate fosse l’unico, nella serie vediamo come Oh Il-Nam (l’anziano signore che un po’ tutti abbiamo amato) avesse consigliato al suo team una strategia che non tutti conoscono: posizionarsi alternativamente a sinistra e a destra della corda, con le gambe divaricate e inclinati all’indietro con il corpo. Che sia davvero un trucco vincente?

Il gioco delle biglie

The world of 'Squid Game': an architecture of oppression, excess, desire,  and savagery

Il quarto gioco è stato indiscutibilmente luogo di alcune delle scene più strazianti della serie. Ma in cosa consisteva? Ad ogni giocatore è stato consegnato un sacchetto contenente 10 biglie e i partecipanti, divisi in coppie, dovevano scegliere autonomamente un gioco da svolgere con le biglie il cui perdente tra i due sarebbe poi, inevitabilmente, stato ucciso. 

Sono stati molti i giochi che abbiamo visto fare con le biglie, ma sono due quelli che sono stati principalmente i protagonisti del tempo libero dei bambini coreani negli anni ‘70: quello del bomdeulgi (봄들기) e del holjjang (홀짱). Il primo consiste nel lanciare a turno le biglie all’interno di un buco nel terreno e il giocatore che ha più biglie all’interno o vicino al buco vince; mentre il secondo consiste nello scommettere, sempre a turno, le biglie giocando a pari e dispari: gli avversari si giocano un determinato numero di biglie che vince chi riesce a indovinare se il numero che l’opponente tiene in mano è pari o dispari. Il primo che riesce a rubare tutte le biglie, vince.

Il ponte di vetro

The Squid Game: glass bridge was real and caused terror - LatinoMag

Personalmente, questo è stato il mio gioco preferito. Nella serie, vediamo i 16 poveri partecipanti intenti a dover superare un lungo ponte formato da due file di pannelli di vetro, la metà dei quali sotto il loro peso si romperà e li farà cadere nel vuoto. Per raggiungere la fine del percorso, dovranno uno ad uno tentare l’impossibile, ovvero indovinare quale tra il pannello sinistro e quello destro sia quello che li farà proseguire.

Chiaramente questo tra tutti è il gioco meno verosimile, non paragonabile di certo a un vero gioco per l’infanzia. Tuttavia, la sua origine è da attribuirsi al cosiddetto “Fiume di Pietre”, un gioco che vede i bambini tagliare dei fogli di carta e piazzarli a terra cercando di saltare dall’uno all’altro seguendo un percorso definito in precedenza. Chi sbaglia un passo, viene eliminato.

Il gioco del calamaro

Come si vince il "gioco del calamaro" che ha ispirato la serie cult Squid  Game - la Repubblica

Ecco che siamo arrivati all’ultima sfida, il finale di tutti i giochi e quello da cui la serie prende nome: il gioco del calamaro!

Il gioco del calamaro, quello che più ci è sconosciuto, è un altro gioco tradizionale coreano che i bambini erano soliti giocare molti anni fa.

Il gioco ci viene descritto fin da subito come una sfida molto fisica, quasi violenta: i partecipanti sono divisi tra attacco e difesa. All’inizio del gioco, la difesa può correre liberamente all’interno della figura disegnata a terra (che ricorda, per l’appunto, la sagoma di un calamaro) mentre l’attacco, costretto a muoversi all’esterno, può muoversi su una sola gamba. La difesa perderà il vantaggio una volta che la squadra d’attacco riuscirà ad entrare e a farsi strada oltre la metà del calamaro. 

Una volta che l’attacco avrà varcato la soglia, sarà compito della difesa non lasciar arrivare la squadra avversaria alla testa del calamaro, altrimenti avrà perso.

Gli altri giochi della tradizione

Gonggi (공기)

Korean Game: How To Play Gonggi 공기놀이 하는법 - YouTube

Il Gonggi è un gioco molto semplice con cui i bambini coreani si divertivano sin dai tempi dei regni di Corea e consiste nel riuscire a lanciare con la mano un certo numero di pietre e prenderle subito dopo non facendone cadere neanche una.

Un tempo veniva giocato con dei sassi di dimensioni simili, oggi invece vengono venduti dei tappi in plastica realizzati appositamente per il gioco. L’obiettivo è quello di raggiungere un certo numero di “anni”, o punti, che i giocatori decidono tra loro prima dell’inizio del gioco.

Tuho (투호)

Korea.net honorary reporters officially begin their duties : Korea.net :  The official website of the Republic of Korea

Il gioco del Tuho è un gioco che nacque in Cina e si diffuse solo successivamente in Corea ed in Giappone: i giocatori sono divisi in due squadre e devono lanciare, a circa dieci passi di distanza dall’obiettivo, delle frecce all’interno di un contenitore di legno formato da tre fori diversi, ognuno dei quali dà un determinato punteggio al giocatore. A seconda dei punteggi raggiunti, venivano date bevande alcoliche ai vincitori.

Jegichagi (제기차기)

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Il Jegichagi (제기차기) è un gioco di palleggi in cui viene calciato il jegi (제기), un oggetto simile a un volano che non deve mai toccare terra. Si può giocare sia in coppia (chi fa più calci consecutivi vince) sia in gruppo, dove i giocatori si dispongono in cerchio ed il jegi viene passato di persona in persona. Il primo che lo lascia cadere perde, e così via fino a quando non rimane una persona sola.

Quali di questi pensate che potrebbero aggiungere all’interno della seconda stagione?

Ovviamente la trama è tutta da scoprire visto che la serie è solo all’inizio del suo processo di pianificazione ma, nel caso in cui il nostro Gi-Hun dovesse tornare a giocare nuovamente ai famigerati giochi, o dovesse entrare a far parte addirittura di chi muove i meccanismi del gioco e quindi trovarsi dall’altra parte della medaglia, secondo voi quali di questi altri giochi coreani potrebbero essere parte della stagione in uscita? 

E quali, invece, avrebbero giocato i nostri protagonisti se avessimo dovuto scegliere tra giochi italiani?

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K-Drama Recensioni

“Extracurricular”: la storia di uno studente criminale

Titolo: Extracurricular

Genere: thriller, action, noir

Dove vederlo: Netflix

Anno: 2020

Attori principali: Kim Dong-Hee, Park Ju-Hyun, Jung Da-bin, Nam Yoon-su

Stagioni: 1

Episodi: 10

Se vi sono piaciute serie come “Squid Game” e “My Name”, se siete alla ricerca di un drama che si scosta dalla classica melodrammatica storia d’amore alla coreana, se ancora non avete visto un kdrama e siete semplicemente curiosi di scoprire di cosa parla questa serie, state comunque certi che Extracurricular farà al caso vostro. 

Sì, perché questa serie fa parte di quelle che Netflix ha voluto lanciare sul mercato come chiave di svolta dei k-drama che tutti noi siamo abituati a conoscere, pronti a cavalcare l’onda e catturare l’attenzione anche di chi, di k-drama, non ne ha mai visti.

Quella di Extracurricular è una storia di due ragazzi e la loro voglia di rivalsa in un mondo che proprio giusto non è, e di quelle scelte che innescheranno un’inevitabile serie di conseguenze che cambieranno irreversibilmente le loro vite. Vi ho incuriositi abbastanza? 

Dramabeans on Twitter: "Premiere Watch: Extracurricular ==>  https://t.co/asusfsxLU6 https://t.co/P5eZUjYOlD" / Twitter
Il cast principale alla premiere della serie targata Netflix

Trama

Oh Ji-soo (interpretato da un più che brillante Kim Dong-hee) è un vero e proprio studente modello, la sua è infatti una carriera scolastica dai voti impeccabili e senza alcuna nota disciplinare, di certo un vanto per professori e insegnanti della scuola, che sono gli stessi però a notare quanto la vita del ragazzo sia vuota e priva di qualsiasi aspirazione.

Il suo sogno? Vivere una vita normale, poter iscriversi all’università, riuscire a pagare le tasse scolastiche e costruirsi quindi una vita dalle basi solide, tutto ciò vivendo da solo e senza dei genitori o un lavoro che lo possano mantenere. Alquanto impossibile non credete?

꿈은 비싸다,부모 없는 애한테는… 더 비싸진다

Dreams are expensive, it’s even more expensive for a kid without parents.

Extracurricular | Sito ufficiale Netflix

Questo perchè dietro alla facciata dello studente modello, si nasconde in realtà la figura dello “Zio”, una seconda identità a capo di una rete di prostituzione diventata l’unica speranza per una vita migliore di un ragazzo abbandonato dai propri genitori, privo di qualsiasi sostegno morale ed economico. 

Insomma… genio a scuola, genio nel lavoro, perchè Ji-soo è riuscito a fare del suo secondo telefono il mezzo con il quale gestisce tutti i suoi clienti: attraverso un’app di incontri, le ragazze interessate lo contattano e, una volta organizzati luoghi e orari degli incontri, lui assicura loro protezione attraverso un fidato socio sempre pronto ad intervenire nel caso qualcosa dovesse andare storto.

Ma per quanto bravo, attento e meticoloso, un ragazzo che d’indole criminale non è, non può sopravvivere a lungo nel lato oscuro del mondo…

Darkly Themed 'Extracurricular' Is Not Your Typical High School K-Drama
Kim Dong-hee e Park Ju-hyun nei panni di Oh Ji-soo e Bae Gyu-ri

Ad agitare le acque arriverà Bae Gyu-ri (interpretata da una altrettanto brava Park Ju-hyun), una ragazza dalla vita apparentemente opposta a quella di Ji-soo: tra le più popolari della scuola, Gyu-ri è infatti figlia di genitori ricchi e potenti, ammirata e cercata da tutti. Nessuno sa però quanto, anche nel suo caso, questa famiglia apparentemente perfetta nasconda in realtà una continua pressione psicologica con cui la giovane deve convivere ogni giorno, in una casa le cui mura celano solo menzogne, avidità e sete di potere.

Le vite dei due cambieranno per sempre a seguito di un’assegnazione di un progetto scolastico che li costringerà a lavorare in coppia e che porterà alla luce il pericoloso segreto di Ji-soo: quando Bae Gyu-ri diventa complice della terribile realtà in cui vive il ragazzo, i due diventeranno soci di un business che li porterà al limite delle loro vite, costretti a giocare carte ben lontane dalla vita di un semplice liceale, incastrati in una catena di avvenimenti che li porterà sempre più lontani dai loro obiettivi e,  allo stesso tempo, li renderà protagonisti di un turbinio di morte, sangue e dolore

Fidatevi, questo non è il vostro solito k-drama.

Extracurricular, Drakor Netflix Terbaru tentang Ulah Kriminal Anak SMA

Se già non si evince dalla trama, Extracurricular è tutto tranne che un drama convenzionale, risultato di una regia che è riuscita a sostenere con convinzione e realismo una storia oscura quanto quella dei ragazzi protagonisti della serie, non entrando mai nel banale e dipingendo sempre eccezionalmente una realtà che lascia ben poco ai clichè o al fanservice.

Perchè Extracurricular comincia a raccontare la propria storia già dal suo titolo: l’attività “extra curricolare” a cui fa riferimento, infatti, non è altro che il business di prostituzione del protagonista che, sopraffatto da una vita infelice e una società che ha da donare solo a chi ha da spendere, decide di mettersi a capo di un gioco più grande di lui (e di chiunque, a dire il vero), al cui tavolo non si possono perdere solo soldi, ma anche la propria vita.

Allora perchè arrivare a tanto?

나는 그냥 학교도 다니고, ‪대학도 가고 그냥 평범하게 살려고. ‪너희랑 똑같이 살려고 나만 못 그러니까.

I just wanted to go to school, go to college,and just live an ordinary life. I wanted to live like you guys… but I couldn’t.

L’essere umano abbandonato alla sua fatale imperfezione

Quello che affascina di Extracurricular, è quanto spaventosamente realistica sia nel manifestare le sfumature comportamentali di ogni suo personaggio, ma anche nel fare in modo che essi non perdano mai di credibilità dopo tutti i traumi che poco a poco si troveranno a dover affrontare.

Ogni singola decisione presa all’interno della serie (anche quella più opinabile o sbagliata) è quella che effettivamente ci si aspetterebbe da una qualsiasi persona in quella medesima situazione, ed è proprio questo che stupisce positivamente lo spettatore, vedere una linea che cambia sempre direzione alla disperata ricerca di una destinazione, ma soprattutto del giusto percorso da compiere. Insomma, dimenticatevi gli eroi dei film di fantascienza, qui si parla di ragazzini, persone normali come tutti noi che si ritrovano a dover combattere con un mondo di morte e corruzione.

The Writer of 'Extracurricular' on the Show's Symbolisms, Working With  Netflix, and more - ClickTheCity

Sorpresa, fastidio, rabbia

Perchè nella nostra posizione di spettatori siamo destinati a tifare in un modo o nell’altro per il tanto desiderato “happy ending” dei personaggi che ci hanno accompagnati dall’inizio della storia, e non possiamo che non infastidirci davanti a comportamenti che riteniamo stupidi o inopportuni al fine ultimo della loro “buona uscita” dalla storia.

Si, vi sentirete arrabbiati. E non parlo solo della fine che (senza spoiler) è uno di quei finali che ti fa venir voglia di inviare richieste di risarcimento emotivo al regista. No, perchè più volte mi sono sentita arrabbiata con Ji-soo, ancora più volte con la spavalda Gyu-ri così come con l’ingenua Seo Min-hee (Jung Da-bin), o ancora con l’irriverente Kwak Ki-tae (Nam Yoon-su).

Extracurricular - Photo Gallery (Drama, 2020, 인간수업) | Kdrama, Extra  curricular, Drama

Arrivati alla fine, ci si guarda indietro e ci si chiede “io cosa avrei fatto? Sarei forse riuscito a rimanere lucido e a ragionare ogni mia opzione? O sarei stato anch’io sopraffatto dagli eventi, ritrovandomi in una condizione psicologica che mi avrebbe portato a fare anche le scelte più irrazionali?”.

Perchè si, Extracurricular è una serie che ti fa pensare, e che nei suoi 10 episodi è in grado di raccontare una storia tra le strade di una Corea che non siamo abituati a vedere, tra prostitute, gang mafiose e criminali senza scrupolo.

E’ una serie di vendetta, voglia di rivincita e dalle spietate conseguenze, il tutto condito da un’interpretazione a dir poco favolosa di Don-Hee Kim (un attore giovanissimo che avrete sicuramente visto in “Itaewon Class” e che sono sicura avremo la fortuna di vedere in molte altre opere in futuro) e un’altrettanto brava Park Ju-hyun che ne accompagna la scena.

재수가 없었던 거야 ‪자네나 나나.

We were just unlucky. Both you and I.

Extracurricular' raises questions about teenage crimes - Entertainment -  The Jakarta Post

Siete avvisati: un finale non aperto, ma spalancato!

Mi ripeto, niente spoiler, ma il commento al finale è d’obbligo. Se avete visto la serie “Vagabond“, allora saprete bene di cosa sto parlando.

Il punto è che la serie.. non finisce! Disponibile su Netflix dal 29 aprile 2020, ormai è passato più di un anno dalla sua prima uscita e ancora non ci sono notizie ufficiali riguardo una seconda stagione.

Ho letto molti articoli che speculavano su un possibile seguito, ma la verità è che proprio come nel caso di “Vagabond” la storia di Extracurricular si conclude lì dove la vediamo spegnersi e l’opzione di una seconda stagione è di certo possibile, ma non è mai stata ragionata dagli ideatori. 

Nonostante il finale aperto (che ha portato il mio umore ai minimi storici), converrei dire che nel caso di un progetto tanto ben riuscito, per quanto sia la prima a desiderarne una continuazione, trovo la realizzazione di una seconda stagione una scelta che quasi mi spaventa. 

Avete presente quelle serie che sono state realizzate talmente bene la cui storia viene rovinata o il mood iniziale completamente alterato nelle sue stagioni successive portate avanti solo al fine di guadagnare?

La critica va quindi non tanto al finale in sé, ma alla decisione di adottare la formula della serie dai “pochi episodi e finale enigmatico” (che lascia aperte le porte per una seconda stagione nel caso ottenesse abbastanza successo) piuttosto del registrare due (e dico proprio due) episodi in più che avrebbero potuto regalare ad una serie quasi perfetta una conclusione, per quanto bella o brutta potesse essere, degna della storia raccontata in 10 episodi.

La consigliamo? Assolutamente si, la considero un vero e proprio must del genere. Se le scene cruente non vi sono d’intralcio e l’idea di un cliffhanger al posto del finale non vi spaventa, non aspettate altro e aggiungetelo subito alla vostra lista di Netflix. Non ve ne pentirete.

Voto finale: 9 (poteva essere un 9 e mezzo)

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K-Drama Recensioni

Weightlifting Fairy Kim Bok-joo – Recensione

Titolo Drama: Weightlifting Fairy Kim Bok Joo (역도요정 김복주)

Dove vederlo? Netflix (in inglese)

Episodi: 16

Anno: 2016-2017

Genere: Commedia Sentimentale, Sport

Attori principali: Lee Sung‑kyung, Nam Joo‑hyuk

Trama

La protagonista è Bok Joo, una sollevatrice di pesi che frequenta l’università Hanwool di Scienze Motorie. Casualmente, incontra un suo amico delle elementari, Jang Joon Hyung, un nuotatore con traumi dovuti al suo passato. La vita di Bok Joo cambia quando si innamora a prima vista del cugino di Joon Hyung: un medico dietologo. Tra amori non corrisposti, gare sportive e gelosie tra ragazzi… Kim Bok Joo capirà che oltre al sollevamento pesi c’è altro nella sua vita? Continuerà a concentrarsi esclusivamente sul suo lavoro o l’amore entrerà nella sua quotidianità?

Commento

L’ho divorato, si vede molto facilmente e non è troppo lento, è una commedia  sentimentale che ho molto apprezzato,  i protagonisti hanno una chimica incredibile, anche perché poi dopo le riprese è nata una vera e propria storia d’amore tra i due… poi finita!

Il cameo di Lee Jong Suk è un punto in più!

Voto: 8 1/5

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K-Drama Recensioni

Fight For My Way – Recensione

Titolo Drama: Fight for my way (쌈, 마이웨이)

Episodi: 16

Dove vederlo? Netflix, Viki Rakuten 

Anno: 2017

Genere: Drammatico 

Attori principali: Park Seo joon, Kim Ji won, Ahn Jae hong, Song Ha Yoon

Trama

Ko Dong man e Choi Ae ra sono amici d’infanzia. Lui da piccolo faceva taekwondo, lei sognava di diventare un’annunciatrice televisiva ma entrambi, cresciuti, hanno abbandonato i loro sogni per guadagnarsi da vivere: l’uno come disinfestatore, l’altra lavorando al punto informazioni di un centro commerciale. Entrambi decidono di rimettersi a inseguire i loro sogni, abbandonando il lavoro: Dong man decide di allenarsi per diventare campione UFC e Ae ra inizia a distribuire curriculum a vari centri di broadcasting per delle audizioni.

Commento

E’ un drama perfetto nella sua semplicità assoluta, non mancano i momenti comici e quelli emozionanti.  La storia di due amici che vogliono affermarsi, e finiranno nel farlo anche in amore.

Voto: 9

A cura di Rachel Sonnino