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#K-Interview: Cave Monaja

Amanti del cibo, del vino e della Corea del Sud, bentornati ad una nuova intervista!

Nelle ultime occasioni vi abbiamo portato alla scoperta di artisti italiani che cercano, un po’ come noi, di costruire quel famoso ponte che collega l’Italia e la Corea del sud: anche questa volta, K-Interview cercherà di farvi scoprire un’altra eccellenza, questa volta Made in Italy, che però ha un legame molto stretto con la Corea. Di chi parliamo?

Ci riferiamo ad Chul Kyu (Andrea) Peloso, enologo, valdostano d’adozione ma coreano d’origini, fondatore delle Cave MONAJA.

Dopo gli studi, Chul Kyu passa molti anni a lavorare presso cantine particolarmente rinomate nelle Langhe, fin quando, nel 2015, viene contattato da un’amica affinché potesse prendersi cura del vigneto di famiglia, destinato altrimenti ad un infausto (e triste) destino: l’abbandono.

Spinto da questa proposta, Chuyl Kyu non si lascia intimorire e decide di dare seguito ad uno dei suoi sogni, recuperare e valorizzare una vite monumentale nel villaggio di Farys, una frazione del comune di Saint-Denis, in stato di quasi totale abbandono insieme a quelle piccole vigne familiari del territorio, troppo difficili e antieconomiche (per le grandi aziende) da gestire.

Da quel primo passo ci vorranno un paio d’anni perché questo sogno si trasformi veramente in realtà e sarà soltanto nel 2018 che Cave MONAJA (in onore del nonno materno, Carlo Alessandro Monaja, Cavaliere della Repubblica) diventerà il “pane quotidiano” di Chul Kyu.

Oltre al formidabile lavoro di riqualificazione del territorio e di riscoperta delle tradizioni valdostane, Cave MONAJA è famosa anche per l’avviamento di un percorso di certificazione come prima azienda valdostana a volersi certificare con i criteri del Ministero della Transizione Ecologica (MITE) in termini di sostenibilità ambientale.

Mi piace pensare che questa scelta di mantenere vivo il territorio, valorizzando un prodotto che fa parte del tessuto sociale, sia il mio piccolo contributo per rendere migliore il nostro domani.

Chul Kyu (Andrea) Peloso

Quella di Chul Kyu è una eccellenza tutta italiana, eppure il legame con la Corea del Sud è ancora visibile, ad esempio proprio nel logo della cantina troviamo l’ideogramma che rappresenta l’iniziale di Chul Kyu.

Qualche piccola informazione prima di procedere con l’intervista!

Tutti i piccoli appezzamenti gestiti dall’azienda si trovano nell’area centrale della Valle d’Aosta e, nel caso foste dei fan valdostani o foste interessati a scoprire ancor più da vicino questa realtà, la cantina si trova in località Amérique, 8, 11020 Quart (AO)!

Se, invece, foste interessati ad acquistare o a vedere i loro prodotti, potete andare direttamente nel loro sito web!

And now, ga ja!

Da dove è nata la sua passione per il vino?

Al momento di dover scegliere un indirizzo scolastico ancora non avevo consapevolezza, ma indirizzando gli studi inizialmente verso il settore agrario il mondo del vino è poi risultata scelta di cuore.

Perché la scelta di rimanere in Valle D’Aosta?

Nato a Seul, sono stato adottato da una famiglia della Valle d’Aosta arrivando in Italia quando avevo 13 mesi… La scelta di rimanere è scaturita dalla volontà di portare le competenze acquisite nelle langhe in quei luoghi  che amo definire “casa“.

Probabilmente è tra i primi a prendere una scelta seria in merito alla transizione ecologica, cosa vuol dire oggi essere ecosostenibili nel mondo dell’agricoltura?

Il discorso sostenibilità è un argomento molto ampio che non si limita a scelte aziendali, ma ritengo debba essere intesa come linea di condotta.

Spesso presentando i principi che stanno dietro alle scelte mi piace parlarne come quei criteri di buonsenso di un padre di famiglia dove il valore non è più un criterio fisso ma da interpretare come la nostra opportunità di dare un valore positivo all’impronta del nostro passaggio.

Perché è importante che sempre più aziende si approccino a metodi di coltivazione e produzione più sostenibili e puliti?

E’ importante iniziare a comprendere che ogni tipo di risorsa è comunque un bene limitato ed è quindi necessario imparare ad operare in questo sistema moderno e consumistico con un saldo positivo.

Cosa vuol dire, per lei, tradizione? Perché ha scelto di ripercorrere questo percorso?

Come azienda operante nel XXI secolo, non si può ignorare il percorso fatto per arrivare ad oggi e per me questo può esser raggruppato nel concetto della tradizione, ma nel contempo mi piace coniugare i valori, le metodologie e tutto quanto ci è stato lasciato dalle generazioni passate alle consapevolezze e alle conoscenze di oggi… Possiamo dire semplicemente che cerco di trovare quel giusto equilibrio tra tradizione e consapevolezze moderne.

In un’intervista ha affermato di avere “solo la consapevolezza di essere coreano”, essendo stato adottato da molto piccolo da una coppia di genitori valdostani. Ha mai sentito la curiosità di scoprire di più sulla tradizione coreana, magari crescendo? Ma soprattutto, secondo lei, esiste, da qualche parte, un punto d’incontro tra la cultura italiana e quella coreana o sono due realtà completamente differenti?

Ho avuto la fortuna di crescere in un contesto famigliare che non mi ha fatto sentire la necessità di colmare dei vuoti.

La curiosità di scoprire qualcosa di più sul paese e la cultura da cui provengo per nascita è arrivata in epoche recenti per la crescita e la diffusione sempre maggiore del “prodotto” Corea, ma soprattutto perché sono entrato in contatto con comunità coreane in Italia: da qui si è creata un’associazione di coreani adottati in Italia che, grazie al supporto di enti coreani, periodicamente organizza eventi e momenti d’incontro per avvicinarsi e comprendere meglio il nostro paese di origine.

A mio giudizio la cultura coreana e quella italiana sono diverse ma non così lontane.

Certamente la storia ha segnato in modo molto diverso le due società, ma oggi gli strumenti quotidiani e questo mondo internazionalizzato hanno creato una sorta di ponte tra le culture che le rende sempre più vicine, soprattutto guardando le nuove generazioni.

Semmai fosse possibile, sarebbe in grado di scegliere il suo preferito tra tutti i vini che produce?

Come in una famiglia è difficile scegliere un figlio rispetto ad altri, anche per me non è semplice in quanto ogni vino è frutto di scelte e criteri specifici… Motivo per cui non ritengo di avere vini base.

Un rosso frutto delle vecchie vigne di 60-80 anni con uve da vitigni autoctoni che fa 18 mesi di invecchiamento in tonneaux + 12 mesi di affinamento in bottiglia… potremmo dire vino del terroir: quest’ultimo è il prodotto che più rappresenta l’azienda e il suo concetto di recupero del territorio attraverso le vigne.

(N.d.R.: cosa vuol dire “vino del terrorir”? Citando il sito www.agrodolce.it, “Letteralmente la parola francese terroir è tradotta in italiano, ad esempio dal vocabolario Treccani, con territorio, ma una volta applicata al suo ambito di riferimento primario, cioè all’enogastronomia, il suo significato non si può limitare al semplice territorio e si fa obbligatoriamente più ampio, confluenza e dialogo di diversi fattori che contribuiscono a restituirci la panoramica completa di un prodotto alimentare e di un vino in particolare.”, quindi ci riferiamo non solo alle caratteristiche di un determinato vitigno ma anche le specificità del terreno, così come ci riferiamo al fattore umano.)

Se dovesse associare un genere musicale ai vini di sua produzione, quale sarebbe?

Probabilmente influenzato dal contesto territoriale, sono solito accompagnare le degustazioni con musica celtica in sottofondo.

In molte interviste si parla di “vino del ricordo”, in qualche modo richiamando a quelle che sono le tradizioni contadine e popolari della produzione vinicola: esiste un messaggio o valenza sociale nella ricerca dell’eccellenza nei suoi prodotti?

I vini prodotti da Cave MONAJA stanno avendo un ottimo riscontro sul mercato dell’alta ristorazione tanto da poter essere nelle carte di ristoranti a tre stelle Michelin e da quei grandi chef della comunicazione quali Cracco, Cannavacciuolo… Risultati che mostrano il valore di un patrimonio viticolo-enologico che necessiterebbe di maggior attenzione.

E’ importante iniziare a vedere il concetto di sostenibilità anche nella scelta di preservare e valorizzare le vigne esistenti anziché lasciarle in stato di abbandono preferendo fare nuovi impianti sottraendo terreni ad altre destinazioni.

Il vino, così come il cibo e l’arte, comunica qualcosa, anzi, si rende proprio veicolo di un messaggio da far giungere all’altro. Qual è il messaggio che lei vuole comunicare con i suoi prodotti? Quale storia vuole mettere in risalto?

I miei vini vogliono essere espressione del valore di un territorio e la capacità di giungervi con scelte sostenibili e nel contempo legate alla tradizione.

Il motto “gocce di storia” serve a trasmettere il concetto di vino frutto di un percorso di generazioni e legato al passato come ad un presente che partendo dalla Corea è giunto in Valle d’Aosta.


Stiamo assistendo, sotto vari punti di vista, un forte avvicinamento tra Corea del Sud e Italia e non potremmo essere più contente.

Ringraziamo il signor Peloso per averci dedicato un po’ del suo tempo e speriamo di avere l’occasione per incontrarci e discutere di vino, cultura, futuro e tradizioni!

Con tutti voi, ci vediamo al prossimo appuntamento di K-Interview!

안녕히 가세요!

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#K-Interview: Fudasca

Cantautore e producer, Fudasca è un artista 100% straight outta Rome che si sta facendo sempre più spazio nella scena musicale italiana e non, portando avanti e in alto il nome della musica lo-fi, vantando collaborazioni con nomi molto importanti della scena italiana e internazionale. Alcuni nomi?

Avete presente quel motivetto che fa “Don’t stay awake for too long, don’t go to bed / I’ll make a cup of coffee for your head / It’ll get you up and going out of bed“: esatto, ha collaborato con Powfu, autore della famosissima Death bed!

Ha avuto l’occasione di lavorare come producer e come featuring con artisti italiani come PSICOLOGI, Massimo Pericolo, Alfa e Tredici Pietro: in proposito, consigliamo vivamente di ascoltare questi brani qui!

Fudasca ha avuto anche la possibilità di collaborare con artisti come JAY-B, membro e leader dei GOT7, per il brano “Is It A Dream?“, uscito nel 2021, sancendo il suo ingresso nel panorama musicale coreano.

Ma se vi dicessimo JUNNY, Junggigo e Ted Park, a chi pensate?

Esatto, parliamo proprio di artisti molto famosi della scena K-Pop!

JUNNY (Kim Hyeong-Jun (김형준)) è un cantautore canadese-coreano ed è nella #Top10 degli artisti più streammati in Corea del Sud: se non lo conoscete ancora, vi consigliamo di ascoltare MOVIE (ndr: l’autrice di questo articolo ha avuto ENORMI difficoltà a togliersela dalla testa)!

Junggigo (Go Jung Gi (고정기)) è un cantante coreano R&B, ha debuttato nel 2008 e inizialmente era sotto la Starship Ent., mentre adesso è rappresentato dall’agenzia che lui stesso ha fondato, la SEL Records: Junggigo ha collaborato con numerosissimi artisti (Beenzino, Crush, Zion.T, DEAN, Chanyeol degli EXO, Paloalto, Jay Park, giusto per fare qualche nome) e, se anche voi non vi siete ancora ripresi dalla batosta di Uncontrollably Fond (*tira fuori un fazzoletto dalla tasca e si asciuga le lacrime*), siamo sicuri che riuscirete a riconoscere subito questa OST qui!

Ted Park (Park Tae-won (박태원)) è un cantante americano-coreano molto noto nella scena K-Hip hop, infatti fino a poco tempo fa faceva parte della squadra della HIGHR MUSIC: se non lo conoscete ancora, consigliamo di ascoltare Adore You, Dior You.

Cos’hanno in comune questi tre artisti con il giovane cantautore romano?

Ebbene, in comune hanno un nuovo singolo fresco fresco d’uscita, intitolato Redlight, singolo che consacra ulteriormente la vicinanza di Fudasca al K-Hip hop e citypop coreano.

Abbiamo avuto la possibilità, e l’onore, di intervistare Fudasca per fargli qualche domanda e scoprire qualcosa in più sul suo modo di lavorare, sulle sue collaborazioni e sui suoi progetti musicali.

가자 !

Ciao, grazie per la disponibilità! Potresti presentarti ai nostri lettori?

Ciao! Grazie a voi ! Sono Fudasca, un produttore di Roma, ho collaborato in vari settori e con vari artisti internazionali e no, in U.S. con Powfu, Rxseboy, Snow, in Italia con Psicologi, Alfa, Tredici Pietro e altri, ma soprattutto nel K-Pop con JAY B, JUNNY, Junggigo, Kwon Jo e altri!

Come e perché hai deciso di iniziare la tua carriera musicale?

Ho scelto di iniziare la mia carriera musicale per semplice necessità di espressione, trovavo negli strumenti musicali e nelle note quello che avrei voluto dire a voce: pensavo poi, un giorno, di poter proporre il mio gusto musicale a più persone possibile.

Non sei solo cantautore ma anche producer, quindi hai la possibilità di osservare la musica da più punti di vista. Quali sound saresti curioso di ascoltare di più nella scena italiana?

Il mio ruolo è quasi esclusivamente quello del producer, spesso mi cimento anche nel songwriting durante le session ma il modo migliore che ho per esprimermi rimangono comunque i suoni più delle parole.

In Italia mi piacerebbe sicuramente ascoltare più lo-fi e più canzoni in stile K-Pop.

Qual è il tuo role model nel mondo della musica?

Il mio role model di tutti i tempi è sicuramente Michael Jackson e/o il suo produttore Quincy Jones, quello che hanno fatto per la musica pop mondiale non ha eguali.

Se dovessi citarne uno più recente ti direi The weeknd, Kanye West, Drake o Post Malone, hanno cambiato e stanno cambiando la storia della musica.

Cosa vuol dire per te musica e, soprattutto, fare musica?

Musica come dicevo prima è espressione e mi piace pensarla come qualcosa che colora l’aria, l’atmosfera, è in grado di cambiare o rafforzare l’ambiente in cui viene riprodotta, un’influenza così forte che pochissime (forse nessun’ altra) forme d’ arte possono avere.

Il lo-fi non è un genere particolarmente sfruttato in Italia, ancora ritenuto da troppi “musica di nicchia”, da dove viene la tua scelta di lanciarti in questo progetto?

Dal fascino di potersi permettere “l’errore” nella traccia, di renderla umana e vera, è un concetto che cerco di riportare sempre nella mia musica, qualsiasi genere poi io produca.

In “I wanna fly”, singolo del 2022 uscito in collaborazione con Khary e love-sadKID, rielaborate l’iconico pezzo di metà anni 2000 Wings di Macklemore & Ryan Lewis, da dov’è venuta questa scelta?

Semplicemente stavamo pensando a qualcosa di leggero, che fluttuasse, e il ritornello di wings, preso e rielaborato dava esattamente quella sensazione. 

Tra gli artisti con i quali hai collaborato risultano nomi molto importanti e noti della scena K-Pop, come JAY-B dei GOT7, JUNNY, Ted Park, Junggigo, ti va di raccontarci come li hai conosciuti musicalmente e com’è stato lavorare con artisti di quel calibro e apparentemente così diversi da noi?

È stato molto stimolante, JAY-B mi ha scritto su Instagram dopo l’uscita del mio primo album che è stato molto ascoltato in Corea, è stata l’unione di due mondi, quello del K-Pop e quello del Lo-fi, da lì ho cercato di proporre una mia versione del K-Pop anche ad altri artisti, e così è nata la collab con JUNNY e gli altri: abbiamo fatto (sia con JAY B che con JUNNY) delle videochiamate per conoscerci meglio e avere una collaborazione unica.

Il mio sogno è quello di unire le culture e gli stili che abbiamo, portare un po’ di Italia e Europa nel K-Pop e portare un po’ più di K-Pop in Italia e nel resto del mondo, e credo che solo unendo le forze e le influenze si può ottenere una cosa speciale come questa.

Qual è un’artista della scena K-Pop o K-Hip hop con la quale ti piacerebbe collaborare in futuro?

Un artista che mi piace molto è G.Soul, vorrei collaborare con lui; ovviamente fare un’altra collab con JAY-B, sarebbe figo addirittura un album insieme un giorno.

Grazie ancora per la chiacchierata! Fai un saluto ai fan di Mondo Coreano?

Ciao a tutti !!~~ spero ci risentiremo presto con nuova musica e magari anche un video musicale 🙂

Ringraziando ancora Fudasca per essersi reso disponibile per questa chiacchierata, noi non possiamo fare altro che augurargli un enorme 화이팅, sperando che anche lui, come noi, riesca nel suo intento di avvicinare il nostro paese e la Corea e creare, finalmente, qualcosa di nuovo e di grandioso.

L’arte, da sempre, ha il potere di unire le persone, anche le più lontane e le più diverse, e siamo sicure che, pian piano (e con non poca fatica), si stia costruendo il terreno perché questa unione che tutti desideriamo diventi realtà: un’unione che sfrutta le proprie diversità per creare comunicazione, confronto, un’unione che risponde a gran voce a tutti coloro che, invece, specie ultimamente predicano l’odio e la divisione.

Invitandovi ad ascoltare il nuovo singolo di Fudasca, vi salutiamo e vi aspettiamo al prossimo appuntamento di #K-Interview!

안녕히 가세요!