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Mascolinità tossica vs K-pop – Parte 2

Parte 2

Benvenuti ad un nuovo episodio di “Mascolinità tossica vs Kpop”!

In questo secondo appuntamento attenzioneremo più da vicino la questione analizzando alcune delle novità che stanno stravolgendo la scena musicale e artistica in generale.

Sappiamo bene che oltre alla bellezza interiore, anche l’occhio vuole la sua parte e, in effetti, siamo spettatori attivi, anche inconsapevolmente, della costruzione di nuovi beauty standard e mode: occorre, però, fare una premessa perché ancora assistiamo, per fortuna non più inermi, ad una discriminazione vera e propria, sin dalla più tenera età, di tutti coloro che non rientrano negli schemi classici che sono stati portati avanti fino ad ora, pensiamo alla delicatezza dei tratti del volto, talvolta additati come non sufficientemente virili, di Felix (Lee Felix (이필릭스)) degli Stray Kids.

Lee Felix (이필릭스) – STRAY KIDS

Con il passare del tempo, ma soprattutto grazie all’avanzata prorompente delle nuove generazioni, si è generato un grandioso cambiamento, indirizzato verso una maggiore apertura mentale e libertà d’essere che punta non soltanto a scardinare, in primis, le donne dal ruolo impostogli dalla società per molto tempo (anche in campo artistico) ma anche gli stessi uomini dalle catene di questa mascolinità forzata, in favore di un più
ampio respiro e possibilità, per chiunque, di identificarsi e trovare un proprio ruolo soltanto sulla base dei propri interessi, gusti e obiettivi.

Come è noto, però, non per forza le rivoluzioni devono nascere da grandi eventi, anzi spesso e volentieri basta proprio un piccolo focolaio per far sì che le fiamme si propaghino e, in effetti, anche in questo caso ci si può rendere conto dell’enorme ruolo che stanno svolgendo e stanno acquisendo i social stessi, ora veicolo di messaggi e d’insegnamenti, e la moda. Perché la moda?

Perché la moda, come qualunque forma artistica, ha come suo scopo quello di influenzare gli altri e di “imporre” tendenze ad un sempre più vasto parterre d’utenti e, a dirla tutta, è proprio il campo della moda il primo ad essere stato investito da quest’ondata di cambiamento perché è il mezzo più immediato per veicolare un messaggio, infatti non sono pochi i marchi, di lusso o meno, che si stanno muovendo in questo senso, proponendo dei capi d’abbigliamento e accessori più inclusivi e “gender-free”.

Louis Vuitton x BTS

Gli artisti sono anche loro antenne di trasmissione e di propagazione di messaggi e stili e proprio in queste situazioni il loro intervento e presa di posizione diventano essenziali per una più rapida diffusione di nuovi ideali.

Cosa c’entra questo con la mascolinità?

C’entra perché sempre più uomini, anche nel mondo del kpop, stanno abbandonando la vecchia strada che li relegava ad uno specifico ruolo per abbracciare una vita molto più libera ed indipendente, anche nel vestiario, infatti ultimamente sono sempre di più gli artisti che indossano orecchini, smalto sulle unghie, gonne, crop top (pensiamo al giovane San del gruppo ATEEZ che recentemente ha sfoggiato con grande fierezza dei crop top durante alcune esibizioni e video, scardinando quel pregiudizio che legava questo capo d’abbigliamento alle sole donne) ma anche che ricorrono all’utilizzo del make-up.

San (Choi San (최산)), ATEEZ – Firework stage
Taeyang (Yoo Tae Yang (유태양)), SF9

Per quel che riguarda il make-up non possiamo non menzionare le tante campagne pubblicitarie e collaborazioni che vedono protagonisti gruppi esclusivamente maschili, per esempio i MONSTA X, il cantante KAI degli EXO oppure gli Stray Kids, pratica che sta diventando sempre più usuale, abbattendo il tabù sul rapporto tra gli uomini e il trucco.

MONSTA X x Urban Decay
KAI (Kim Jong In (김종인)), EXO – Kai x Bobby Brown

Esiste una “femminilità tossica”?

È anche questo un fenomeno che merita di essere attenzionato perché impone alcuni diktat a tutte le donne, cui si trovano ulteriormente sottomesse e sottoposte, ad esempio pensiamo all’assioma “delicatezza o sensibilità = donna” oppure pensiamo all’idea per la quale le donne devono essere sempre posate e educate mentre gli uomini sono “autorizzati” a non esserlo, rispondendo al solito e reiterato “boys will be boys”: perché siamo arrivati a questo punto? Perché una donna non dovrebbe essere forte ma una gentile donzella pronta ad essere salvata?

Concludendo questa disamina sulla società moderna in transizione, ci si rende presto conto che il fenomeno della mascolinità tossica e dei conseguenti rimedi è molto più vasto di quello che si possa pensare, perché in quanto avvenimento sociologico, inevitabilmente investe tutti gli ambiti che riguardano la socialità e ne va a determinare dinamiche e metodi che poi andranno ad incidere sulla vita di tutti gli individui.

Se questi sono i presupposti, è sperabile che nel giro di qualche anno la situazione verrà sostanzialmente ribaltata, aprendo un nuovo paragrafo della storia nel quale ognuno diventerà protagonista della propria vita senza alcuna restrizione ma vivendo appieno la propria esistenza: certo, la strada è ancora lunga e non sono pochi i castelli da abbattere e le nuove strade da costruire per distruggere gli stereotipi di una società conservatrice ma, forse, con l’aiuto e la consapevolezza di tutti, un passo per volta sarà possibile abbandonare questo percorso per affrontarne uno nuovo con un occhio e mente diversa.

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Mascolinità tossica vs K-pop – Parte 1

Parte 1

Cosa si intende per mascolinità tossica?

Quando parliamo di “mascolinità tossica” ci riferiamo ai comportamenti generati dalla società che descrivono il ruolo di genere mascolino come “violento, non emotivo” e, spesso, viene anche definita come “mascolinità obbligata”.

Questo genere di manifestazioni è dovuto principalmente a pregiudizi antiquati in base ai quali l’uomo, rivendicando la sua parte “animale” prevale sugli altri soggetti della società, imponendo la propria autorità a suon di voce grossa e violenza.

Questo atteggiamento trova ancora ampie rappresentazioni, non soltanto nei confronti delle donne, ma colpisce, anche duramente, tutti quegli uomini che non rientrano in questo schema: tutto ciò trova un grosso raffronto anche in altre sfere della vita sociale, ad esempio lo stesso mondo dell’arte trasuda di questi retaggi, pensiamo al classico stereotipo in base al quale soltanto le donne possono praticare la danza classica oppure soltanto gli uomini possono entrare nel mondo della musica rap.

La società attuale e i doppi standard

Perché sono quelli che meglio descrivono questi doppi standard, infatti è chiaro che ancora si confina tutto ciò che è considerato “delicato” ad una sfera prettamente femminile, come se gli uomini non fossero in grado di provare quel genere di emozioni ma soprattutto come se fosse una vergogna mostrarsi più sensibili.

Purtroppo ambienti come il mondo dell’hip hop, del rap, della trap non sono esclusi da questo discorso, probabilmente perché la loro origine proviene dalla strada e, automaticamente, li si è sempre ricollegati ad un contesto più da duro, anzi da duri, da persone “forgiate e cresciute” dalla e per la strada e, dunque, se ne deduce che una giovane donna non possa essere in grado di avere a che fare con questo stile di vita; certo, oggi non è la stessa cosa di 20 anni fa, sempre più donne si avvicinano alla scena pop e rap ma non possiamo dimenticare, a causa di questi progressi, quanto sia stato difficile anche per una stella come Nicki Minaj imporsi nella scena musicale americana e non.

Neanche gli artisti k-pop, o meglio, neanche il panorama musicale coreano è esente da colpe, infatti soltanto recentemente ha iniziato ad aprirsi ad una maggiore varietà, per esempio gli stessi BTS, ora artisti acclamati a livello internazionale, hanno subito (e subiscono ancora) delle forti ripercussioni e prese in giro per il proprio modo di fare musica ma anche e soprattutto per il modo di vestire e per il trucco.

Nel novembre del 2013, durante una convention di musica hip hop, alcuni esponenti della scena hanno deriso i membri RM e Suga definendoli “ragazzine” soltanto perché si era preferito fargli indossare della matita nera negli occhi (nonostante ciò fosse totalmente in linea con lo stile del gruppo ai tempi, perché ci riferiamo al loro debutto, quindi il periodo dell’album “2 Cool 4 Skool” o del brano “No more dream” che prevedeva un look più dark e ribelle, un po’ alla Avril Lavigne ai tempi di “Sk8ter boi”) e quindi per questa piccolezza, senza alcuna valutazione o correlazione con le loro competenze, non erano degni di appartenere e rappresentare la scena rap (uno dei relatori disse “you are on the right path but strayed away”, come a dirgli che sì, le potenzialità c’erano ma che erano impiegate nel modo peggiore e che, quindi, sarebbe stato un sogno molto breve).

Promotional photo di No more dream – BTS (2013)

La cosa più interessante di tutta la vicenda, al di là dell’infelicità del collegamento tra make-up e “l’impossibilità d’essere rapper”, è la scelta terminologica che fa rabbrividire perché vennero adoperati i concetti di “cose da femmina”, “femminuccia”, “fare cose da ragazze” con una connotazione assolutamente dispregiativa, come se essere donne sia quasi uno svantaggio di partenza, un disonore e ciò che rattrista maggiormente è che, ad affermare ciò, soltanto 8 anni fa, erano soggetti che “lavorano con le parole”, soggetti che conoscono bene il significato e il peso delle parole adoperate, sanno quanto una scelta possa far male o andare più in profondità rispetto ad un’altra: l’obiettivo era quello di ferire l’orgoglio dei due giovani artisti, in qualità di rappresentanti del gruppo, paragonandoli a delle ragazzine, incapaci di sopravvivere in quel mondo. Non è, forse, questo un esempio lampante di mascolinità tossica all’azione?

Il classico uomo, forte della propria posizione, che tenta di stabilire l’ordine delle cose e di rimettere al suo posto chi cerca di scampare alle gerarchie imposte dalla società.

Siamo tutti vittime, indistintamente

Pensare, o illudersi, ancora che la sfera emotiva sia solamente una “questione femminile” equivale a nascondersi dietro ad un dito e far sentire inadeguati tutti coloro che non rispecchiano la forma standard dell’uomo forte che non si lascia abbattere da niente e che non fa trapelare alcuna insicurezza: questo non soltanto è dannifico ma anche pericoloso perché negare la validità e il valore di quelle sensazioni non fa altro che ingigantirle e renderle dei mostri contro i quali sarà difficile combattere.

Gli uomini, al pari delle donne e di qualsiasi essere, devono essere autorizzati ad esprimersi liberamente e devono andare contro l’ideale di questa società patriarcale perché le seconde vittime sono proprio loro, è la
loro intimità, la loro sicurezza e stabilità mentale: se dovessimo riassumere il tutto in uno slogan, probabilmente sarebbe “liberi di piangere”, piangere di gioia, dal dolore, dalla frustrazione o dalle risate, non importa di che genere siano le lacrime, l’importante è tirarle fuori e dargli un peso.

Per concludere questo primo, speriamo interessante, episodio di “Mascolinità tossica vs Kpop”, vi consigliamo la visione di questo video che rappresenta appieno l’importanza del cambiamento al quale stiamo assistendo.

Autrice: Bianca Cannarella

Eterna Sagittario, è capitata in questo mondo per sbaglio e non ne è più uscita, riscoprendo se stessa e ciò che la circonda. Un giorno sì e l’altro pure sogna di scappare in Corea: probabilmente lo farà molto presto. Il suo motto preferito è: 시작이 반이다, “l’inizio è la metà”.