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Lezioni di storia coreana: la Corea del ‘900

Benvenuti al terzo episodio di “Lezioni di storia coreana“, la rubrica di Mondocoreano per gli amanti della storia e per chi vuole saperne di più su questo fantastico paese che è la Corea del sud!

Come visto nelle precedenti puntate, la storia della penisola coreana è costellata di alti e bassi, di periodi di grande splendore e periodi di buio e disperazione e, proprio in ragione di ciò, non possiamo non parlare di un capitolo fondamentale per lo sviluppo contemporaneo e moderno della – attuale – Repubblica di Corea. A cosa ci riferiamo?

Ovviamente alludiamo all’occupazione giapponese, ma proviamo a ricostruire piano piano tutti i tasselli di questa storia.

Periodo storico

23 Photographs of the Japanese Occupation of Korea and the Liberation
Soldati giapponesi arrivano a Seoul, Korea, durante la guerra russo-giapponese (1904-1905 circa), credits to yooniqimages

Quando parliamo dell’occupazione giapponese della Corea ci riferiamo ad un arco temporale che va dal 1910 fino al 1945 e rappresenta uno dei momenti più tristi e dolorosi della storia coreana, durante il quale gli abitanti persero, nel corso degli anni, quell’indipendenza che avevano faticosamente raggiunto durante l’epoca Joseon.

Possiamo dividere i 35 anni di colonizzazione nipponica, in 3 fasi distinte:

  1. Primo periodo (1910-1920);
  2. Secondo periodo (1920-1930);
  3. Quindicennio finale (1930-1945);

Il primo periodo: gli anni ’10 del 900

Nel primo periodo, noto tristemente per la crudele repressione generale verso il popolo coreano, i giapponesi cercarono di distruggere l’orgoglio coreano sfruttando le risorse del Paese e cercando di colonizzare sempre di più la penisola: in questi anni venne instaurato un vero e proprio Stato di polizia al fine di reprimere e punire ogni sorta di ribellione da parte del popolo colonizzato. Cosa intendiamo con “stato di polizia”?

Lo stato di polizia è un’evoluzione dello stato assoluto, concetto che ha visto i suoi albori a partire dalle Grandi monarchie del 1700 in Europa (in particolare con Maria Teresa d’Austria e con Federico il Grande), e che ha come caratteristiche generali il raggiungimento del benessere dei cittadini tramite una fortissima centralizzazione dei poteri dello stato.

In risposta alla forte oppressione dei giapponesi all’interno del Paese, si formarono piano piano, al di fuori della Corea, delle associazioni patriottiche coreane, unite dal desiderio di liberare il Paese dalla furia nipponica.

Con la fine della Grande Guerra, i coreani videro nella Russia un possibile aiuto nella lotta contro i giapponesi e in questo clima di entusiasmo, ma anche di incertezze e paure, nacque il cosiddetto “Movimento del 1° marzo” per l’indipendenza del Paese (Samil undong).

Nel frattempo, il 22 gennaio 1919 morì l’ex re coreano Kojong e iniziò presto a circolare la voce che fosse stato avvelenato da un soldato giapponese e, ovviamente, questo non fece altro che aumentare notevolmente il malcontento all’interno del Paese e i capi della resistenza coreana ne approfittarono per unirsi ancora di più contro il nemico comune; il 1° marzo 1919 ci fu la lettura in piazza della dichiarazione di indipendenza davanti a una folla numerosissima che si sparse per le strade della capitale inneggiando all’indipendenza: purtroppo, però, la repressione fu brutale e migliaia di cittadini coreani vennero uccisi a colpi d’arma da fuoco mentre altri vennero rinchiusi in loculi senza uscita, lasciati morire tra le fiamme, così come vennero bruciate case, scuole e chiese.

23 Photographs of the Japanese Occupation of Korea and the Liberation
Manifestazione del 1° Marzo 1919, una delle prime manifestazioni apertamente contro l’occupazione nipponica, credits to pilgrimwithapassport

Mai, fino ad allora, c’era stata una reazione così violenta ai danni del popolo coreano e il Giappone mostrò il suo lato più brutale e razzista e si pensa, infatti, che alla fine ci furono quasi 10.000 morti, 15.000 feriti e più di 50.000 imprigionati e, purtroppo, la natura pacifica della protesta coreana servì a ben poco, anzi tutto ciò aveva portato al massacro generale di un Paese che aveva cercato di tornare a splendere come una volta.

I coreani, però, non si lasciarono abbattere dalla brutalità e dai massacri messi in atto dai nipponici, infatti, la resistenza continuò nel suo durissimo percorso e il 10 aprile 1919 venne costituito a Shanghai un governo provvisorio coreano mentre i coreani esuli in Manciuria attaccavano le unità giapponesi: se, da una parte, il governo provvisorio avviava attività diplomatiche col resto del mondo, la lotta armata della resistenza, riprese più forte che mai.

Il secondo periodo: gli anni ’20 del 900

23 Photographs of the Japanese Occupation of Korea and the Liberation
Seoul, Korea, durante il periodo d’occupazione giapponese, credits to OoCities

Il decennio che venne a seguire, visti gli esiti del primo periodo, non prometteva nulla di buono, eppure, il Giappone decise di ridurre in parte la propria dominazione in terra coreana e questo fu l’inizio della cosiddetta “politica illuminata”, in cui vennero usati metodi più umani e data qualche concessione in più ai colonizzati, permettendo addirittura a qualche coreano di entrare nei ruoli dell’amministrazione, venne anche consentita la stampa di quotidiani coreani (seppur sotto parziale censura), che ancora oggi esistono e sono tra i maggiori quotidiani della Corea. Quali sono questi giornali?

Il Chosun Ilbo (조선 일보, 朝鮮 日報)!

Comunque, nonostante queste piccole concessioni date ai coreani, questi furono gli anni in cui il Giappone, provato anche dalla prima guerra mondiale, sfruttò al massimo le risorse coreane, sarà infatti in questo periodo che la Corea diventerà il “Granaio del Sol Levante”, con le sue industrie e la manodopera a basso costo, fornita dai lavoratori locali, non a caso, in questi anni, molti coreani, in preda alla disperazione, emigreranno in Manciuria e nello stesso Giappone per fuggire alla dominazione nipponica.

In questi anni, l’odio tra le due etnie divenne sempre più grande e la lotta armata continuò per tutto il decennio, insieme a quella politica. Il 1° settembre 1923 Tokyo fu gravemente danneggiata da un terremoto e i nipponici sfogarono la loro rabbia e frustrazione facendo strage dei coreani presenti sulla loro terra.

La “politica illuminata” fu un fallimento e il decennio si chiuse in un turbinio di violenza.

Il quindicennio finale: gli anni dal 1930 al 1945

Questi ultimi 15 anni segnarono l’ultima fase del dominio giapponese in terra coreana, fu il periodo dell’alleanza col nazi-fascismo e di un Giappone più che mai imperialista e nazionalista: in questi anni i nipponici tenteranno di allargare sempre di più i loro confini, con la conquista della Manciuria nel 1931 e la repressione sui coreani divenne sempre maggiore.

23 Photographs of the Japanese Occupation of Korea and the Liberation
Soldato giapponese colto mentre si prende gioco – forse – di due anziani coreani, credits to imgur

Questa volta, però, i coreani non si fermarono alla semplice guerriglia e presero anche loro a rispondere alla violenza giapponese con altra violenza, dando il via ad una serie di attentati e, uno dei più importanti, fu quello ai danni dell’imperatore giapponese Hirohito a Tokyo e, poco più tardi, seguì quello a un ambasciatore giapponese in Manciuria, da parte di una donna coreana sessantenne, che una volta catturata, si lasciò morire di fame in cella.

A questo punto i giapponesi, stanchi delle rivolte da parte dei coreani, iniziarono ad attuare una repressione forzata, volta ad annullare completamente l’identità coreana, un’autentica operazione di “pulizia etnica”, infatti i programmi didattici nelle scuole cambiarono drasticamente dando maggiore importanza allo studio della lingua giapponese e anche alla conoscenza della storia, secondo i canoni giapponesi, e si arrivò al punto che fu vietato completamente l’uso della lingua coreana in pubblico: anche la religione, subì delle conseguenze, infatti dal 1935 in poi, tutti i coreani dovevano seguire le cerimonie Shinto e questo, ovviamente, portò all’ennesimo malcontento che sfociò in ribellione da parte dei fedeli dell’altro credo e, anche in questo caso, la punizione dei nipponici non tardò ad arrivare e molti sacerdoti vennero arrestati ed espulsi i missionari.

Slogan come “Nissen yuwa” (armonia fra Giappone e Corea) e “Naisen ittai” (Giappone e Corea, una sola nazione) non facevano che confermare l’estrema ipocrisia e, allo stesso tempo, ferocia del popolo colonizzatore che non aveva alcuna intenzione di allentare la presa e lasciare libertà ai cittadini schiavizzati, ormai allo stremo delle forze.

Gli ultimi anni del dominio giapponese furono, forse, quelli più drammatici: nel 1937 scoppiò la guerra tra Giappone e Cina, vennero arruolati soldati coreani che, volenti o nolenti, dovevano combattere al fianco dei nuovi padroni, contro un nemico che non era il loro, così come tutti i soldati coreani furono costretti ad assumere nomi giapponesi; nello stesso periodo (intorno al 1939), tutti i giornali in lingua coreana furono soppressi, ad eccezione di uno, il “Maeil Sinbo” (Nuovo quotidiano).

Nel 1941, con l’attacco a Pearl Harbor, il Giappone entrò ufficialmente nel secondo conflitto mondiale e non mancò occasione per infierire ancora sul popolo coreano, infatti in questi anni migliaia di donne vennero sequestrate e usate per soddisfare i piaceri personali dei soldati giapponesi: si parla in proposito delle “comfort women”, termine vivo ancora oggi in Oriente e utilizzato dal popolo coreano che rivendicava la propria dignità e libertà, completamente distrutta in quei drammatici anni.

23 Photographs of the Japanese Occupation of Korea and the Liberation
Un gruppo di “comfort women” appena reclutate, credits to pilgrimwithapassport

NB: lo sapevate che è ancora in corso una questione legale (e sociale, prevalentemente) secondo la quale il popolo coreano vorrebbe essere risarcito dal Giappone per i danni subiti?

Con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki terminò l’oppressione dei giapponesi sulla Corea che, piano piano, lasciarono il paese e, il 15 agosto 1945, finalmente la Corea poté ritenersi libera dai colonizzatori: una libertà amarissima, costata milioni di vittime e che lasciò profonde cicatrici, sul popolo coreano, oppresso per più di 30 anni.

23 Photographs of the Japanese Occupation of Korea and the Liberation
Abitanti di Seoul esultano e festeggiano per strada la liberazione dall’occupazione giapponese insieme ai prigionieri del carcere di Seodaemun appena liberati (15 Agosto 1945), credits to fmkorea

Se siete curiosi di sapere come hanno reagito gli artisti moderni e le nuove generazioni a questo triste periodo della storia coreana, passate a dare un’occhiata alla nostra rubrica #Hipstory dove potrete trovare un episodio dedicato interamente al Movimento del primo marzo e all’indipendenza coreana visto tramite gli occhi dell’artista hip-hop Bewhy!

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Lezioni di storia coreana: i cavalieri Hwarang

Tutti noi conosciamo la parola “Hwarang”, grazie al drama coreano dal titolo omonimo, che vede protagonisti una serie di ragazzi “bellocci”, di alta estrazione sociale, abili nello sport e nelle arti marziali. Ma chi sono esattamente questi cavalieri?

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Contesto storico

La forza militare dei Hwarang nasce in un periodo di grandi conflitti all’interno della Corea e, storicamente, questo periodo viene definito “Periodo dei 3 regni” (57 a.C.- 668 d.C.), in riferimento ai tre grandi popoli (Silla, Paekche e Koguryo) in costante guerra tra di loro per il dominio assoluto del Paese.

Intorno ai primi decenni del 500 d.C., dopo anni di lotta estenuante, il re Jinheung di Silla, decide di fondare una classe militare in grado di poter fronteggiare gli attacchi nemici e che potesse garantire la vittoria sul campo: nasce cosi la classe militare dei “giovani in fiore” o Hwarang (화랑 o 花郞, “Hwa” fiore, “Rang” giovane), una classe elitaria, che prevede solo ragazzi giovani, di famiglia nobile e di bell’aspetto, che possano eccellere non solo nelle arti belliche ma anche nella poesia e letteratura.

Tuttavia, va detto anche che qualche storico sostiene che i cavalieri Hwarang altro non erano che un gruppo di giovani perditempo, amanti del vino, delle donne e delle arti marziali, i quali si riunivano periodicamente sulle montagne, per dilettarsi nell’arte del combattimento.

Hwarang Dance GIF - Hwarang Dance GIFs

Come funziona l’ordine dei cavalieri Hwarang?

I Hwarang vengono selezionati dalla corte reale, fin da bambini, in base alle loro qualità e talenti naturali come intelligenza, forza, statura, e non meno importante, la bellezza: essi rappresentano la perfezione della nobiltà giovanile, guidati per raggiungere l’apice delle prestazioni umane.

I Hwarang sono fortemente influenzati dal buddismo, infatti il nome stesso “Hwarang” non è casuale ma riflette il simbolismo del credo religioso buddista perché il fiore di loto (Hwa), rappresenta la purezza, la divinità, l’illuminazione: non a caso il corpo militare in questione doveva rappresentare l’ideale buddista del giovane leader carismatico e patriottico, guerriero che cresce e diventa uomo, secondo una via illuminata.

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I cavalieri Hwarang e il loro codice etico

I Hwarang, hanno un vero e proprio codice etico da seguire e rispettare, basato su 5 regole, di matrice confuciana e buddista:

  • Fedeltà al proprio signore;
  • Pietà filiale verso i genitori, propri e degli altri;
  • Fiducia e fedeltà tra camerati;
  • Mai ritirarsi in battaglia;
  • Non uccidere, se non necessario;

I Hwarang, sviluppano ogni aspetto del loro potenziale, sotto la guida dei migliori maestri, in differenti arte e scienze, ad esempio nei combattimenti, sono allenati in ogni tipo di conflitto, armato, disarmato e di gruppo.

Lo sapevate che si racconta che i Hwarang fossero in grado di lanciare calci ad una velocità tale da sembrare attacchi di spada agli occhi dei nemici?

Com’erano organizzati?

Il corpo dei Hwarang viene indicato con il termine “Hwarangdo”, dove la sillaba “do” sta per “gruppo” e non “via”, come nelle arti marziali, e ha al suo interno delle differenziazioni, infatti troviamo i “Kukson” e “Rangdo”. Chi sono?

I primi, sono i hwarang di livello più alto, infatti il termine Kukson indica “l’immortale della nazione”, ad intendere un leader carismatico, che possiede doti sovrannaturali, mentre i “Rangdo” sono “i discepoli dei giovani Hwarang”, gruppi di giovani di livello più basso, talvolta anche non di origine aristocratica, che vengono affidati ad un Hwarang, per essere istruiti e allenati, affinché diventino anche loro un potenziale utile al Paese.

Kim Yushin: il più grande dei cavalieri Hwarang

Va ricordato, come cavaliere Hwarang più importante nella storia dei Silla, il generale Kim Yushin, nipote del re Jinheung, il quale diventa cavaliere Hwarang a 15 anni e a 18 un formidabile spadaccino e uno dei più grandi generali e leader dell’antica Corea: è uno dei pochi cavalieri ad essere sopravvissuto per più di 60 anni e il suo contributo è stato fondamentale per l’unificazione dei 3 regni sotto il potere dei Silla, non a caso il suo potere militare, politico e la sua saggezza, ne fanno un personaggio mistico per i coreani e la sua tomba infatti, è ancora oggi un monumento molto importante in Corea.

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Per concludere, quindi, proprio grazie a questa nuova forza militare dei Hwarang, e anche all’aiuto degli alleati cinesi Tang, il popolo Silla riesce a conquistare tutta la penisola coreana, per la prima volta unita da un’unica popolazione, si parla infatti del regno unito di Silla (o Silla unificato) del 668 d.C.

Se volete saperne di più e scoprire quali legami si intrecciano ancora tra il presente e il passato coreano, abbiamo creato una nuova rubrica dal nome #Hipstory, il cui obiettivo è proprio quello di svelare tutti questi piccoli segreti: passate a dare un’occhiata!

Vi piacciono queste pillole di storia coreana? Fatecelo sapere nei commenti!

Autore: Massimo Gaz

Amante e studioso della cultura orientale, mi sono appassionato alla Corea, in tutte le sue sfaccettature, più di 10 anni fa, laureandomi alla facoltà di lingue orientali di Roma. Oltre alla storia e cultura, amo le arti marziali (taekwondo e hwarangdo) e la musica coreana, soprattutto rock e anche qualcosina di pop. Ho lavorato un anno in Corea e spero di tornarci il prima possibile. 화이팅!

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Lezioni di storia coreana

Articolo ad opera di Massimo Gaz

Siete appassionati di storia? In questo primo episodio alla scoperta della storia della Corea del Sud affronteremo i passaggi salienti che, dall’alba dei tempi sino al primo ‘900, hanno caratterizzato l’evoluzione di questo paese.

Occorre, innanzitutto, inquadrare i periodi che andremo ad analizzare ed ecco per voi un piccolo reminder per muoversi con maggiore tranquillità in questo appassionante viaggio nel tempo!

Tabella cronologica:
600.000 a.C. – 8.000 a.C. : Paleolitico
8.000 a.C. – 6.000 a.C. : Mesolitico
6.000 a.C. – 600 a.C. : Neolitico
600 a.C. – 300 a.C. : Età del bronzo
300 a.C. – 300 d.C. : Età del ferro
300 – 668 : Periodo dei 3 Regni (Silla, Paekche, Koguryo)
668 – 935 : Periodo dei Silla unificato
935 – 1392 : Periodo Koryo (da cui il paese prenderà il nome Corea)
1392 – 1910 : Periodo Choson (Joseon)

Paleolitico (600.000 a.C. – 8.000 a.C.)
Purtroppo abbiamo poche fonti e ritrovamenti archeologici per quanto riguarda il periodo più antico della Corea ma si può comunque affermare, che l’uomo fece la sua prima comparsa in Corea circa 600.000 anni fa. Cacciatore e raccoglitore, l’uomo paleolitico coreano, viveva da nomade, in
gruppi o bande, e trovava asilo nelle grotte e ripari provvisori, vicini all’acqua, fonte indispensabile per la sopravvivenza.

Proprio nelle grotte, sono stati ritrovati asce, punte e raschiatoi, insieme a ossa fossilizzate di animali.

Nel tardo paleolitico, abbiamo reperti archeologici, più numerosi. Una “industria” più raffinata, che comprende lame, microlame e le prime punte da lancio: non meno importanti anche le pietre, usate nella caccia, simili alle odierne “bolas” sudamericane.

Neolitico (6000 a.C. – 600 a.C.)
Mentre sul mesolitico, si sa poco e niente, sul neolitico, si hanno diversi reperti archeologici.
Troviamo una lavorazione della pietra più sofisticata e matura, grazie alla grande quantità di oggetti in ossidiana rinvenuti ma il prodotto più caratteristico del è senz’altro la ceramica con decorazione “a pettine”. Cos’è?

Si tratta di vasi dalla bocca ampia e dal fondo appuntito, decorati con incisioni a linee oblique parallele e si pensa che siano stati usati per conservare cibi.

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I villaggi neolitici coreani erano costituiti da capanne seminterrate di forma circolare. Sono stati rinvenuti ami da pesca, punteruoli, arpioni e punte di freccia, in quantità notevole, insieme alla ceramica.

Si pensa che ci siano stati dei rapporti col Giappone, proprio per la somiglianza della ceramica a pettine coreana (pissalmunui togi), con la ceramica “Jomon” del Kyushu settentrionale.

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Nel tardo neolitico, probabilmente iniziano a esserci anche contatti con la Cina nord orientale e Manciuria, provati dal fatto che vi è un nuova ceramica, diversa dalla solita “a pettine”: uno stile più rozzo, che sembra addirittura tornare indietro rispetto alle tecniche che si erano affinate col
tempo.

Proprio in questo periodo, tardo neolitico, si notano aspetti culturali diversi, tra nord e sud della Corea.

Età dei metalli: bronzo e ferro (600 a.C. – 300 d.C.)
La sempre maggior diffusione dell’agricoltura trasforma in contadini la maggior parte degli abitanti della penisola e una scoperta importantissima è quella del riso (molto probabilmente, grazie alla Cina).

La conoscenza dei metalli comincia direttamente col bronzo, senza passare a quelle fasi intermedie di lavorazione del rame e stagno e caratteristici sono i pugnali in bronzo, di forma slanciata, usati come corredi tombali.

Testimonianze archeologiche di questo periodo, sono i “dolmen”, monumenti funerari megalitici, molto usati per la sepoltura e nell’ultimo millennio a.C. si passa da culture di tipo tribale a una società di tipo centralizzato, quindi una figura che faceva a capo della popolazione che diventa meno nomade e più sedentaria.

Periodo dei 3 Regni (300 d.C. – 668 d.C.)
In questo periodo, la penisola coreana è divisa da 3 grandi Regni, Koguryo (il primo dei 3, a sorgere), Paekche e Silla: il più grande, quello di Koguryo, nella sua massima espansione, arriva a occupare tutta la parte centro/nord della Corea, arrivando fino a una parte dell’attuale Manciuria, nella parte meridionale invece, troviamo i piccoli stati di Paekche a occidente, e Silla a oriente.

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Comincia, in questi anni un periodo contrassegnato da lotte, alleanze fra i vari regni, tradimenti e vendette: nonostante il predominio iniziale per molti anni da parte dei Koguryo, il regno di Silla piano piano acquista sempre più potere e grazie alla formidabile forza della classe d’élite militare dei Hwarang e all’alleanza con la Cina, riesce a prendere il controllo del Paese.

Periodo di Silla unificato (668 – 935)
Possiamo definire il periodo di Silla come quello di uno Stato che non seppe diventare nazione, infatti una volta compiuta l’impresa di unificazione del territorio, arrivarono non pochi problemi: perché?

Perché, per la prima volta, il Paese aveva bisogno che il potere fosse accentrato nelle mani di un unico sovrano che potesse governare tutto il territorio.

In più, oltre ai problemi interni, vi era la minaccia dei cinesi Tang che avevano aiutato i Silla nell’eroica impresa ma non senza un proprio scopo, infatti volevano avere un potere influente sulla penisola coreana e in questo periodo i Tang si stabilirono negli antichi territori di Paekche e Koguryo.

Un altro elemento di instabilità del Paese, oltre a quelli già presenti, fu in ambito religioso per il conflitto tra buddismo e confucianesimo: tutti questi problemi, portarono ben presto al disfacimento e la caduta di Silla.

Periodo Koryo (935 – 1392)
Può essere considerato il “medioevo coreano”: in questo periodo il re Wang Kon Taejo, nonostante le varie difficoltà date dalle continue lotte interne, riesce a consolidare il proprio potere e, grazie alle alleanze con varie famiglie e con matrimoni combinati, crea una importante catena di solidarietà reciproca e fedeltà al trono, gettando così le basi di una unificazione nazionale, che fino ad allora, sembrava impossibile realizzare.

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Dopo la sua morte, una figura importantissima, è quella del re Kwangjong, persona diplomatica e all’occorrenza, anche spietata: questo viene definito il periodo d’oro della Corea, con una buona tranquillità interna e sufficiente sicurezza oltre i confini (nonostante le minacce dei Khitan e Jurchen, dalla Manciuria e in seguito, dei Mongoli).

Periodo Joseon (1392 – 1910)
Se il periodo Koryo lo abbiamo definito “il medioevo coreano”, il Joseon viene visto come il “Rinascimento”, un’epoca in cui domina in maniera preponderante il pensiero confuciano che rivaluta il ruolo dell’uomo in un universo migliorabile, attraverso lo studio e sviluppo delle scienze e lettere.

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C’è il bisogno di ricominciare da 0, delegittimando il passato a causa di una identità culturale calpestata dai Mongoli e dagli errori delle ex famiglie reali (dinastia Wang), una totale rivoluzione quindi, volta a togliere ogni diritto di regnare, alla casata Wang di Koryo, a causa della loro corruzione, malvagità e di comportamenti ritenuti non idonei al bene del Paese.

Il potere passa dai Wang alla famiglia Yi e viene spostata la capitale da Kaesong a Hanyang, luogo in cui era sorta anni prima, la capitale di Paekche.

Il periodo Joseon viene ricordato soprattutto grazie al Re Sejong, figura importantissima per lo sviluppo della Corea nel quindicesimo secolo: è sicuramente il sovrano più amato e rispettato dai coreani e anche quello più conosciuto dagli occidentali.

In campo militare, affida al suo comandante il compito di attaccare le basi a Tsushima, isola nipponica, per risolvere l’annoso problema dell’invasione giapponese e, successivamente, riesce a consolidare i confini settentrionali del Paese per proteggersi dalle popolazioni della Manciuria (Mongoli, Jurchen e varie popolazioni anarchiche, definite dai coreani “Yain”, ossia barbari).

Ma la fama immortale di Re Sejong è sicuramente dovuta all’invenzione dell’alfabeto nazionale, inventato nel 1443 e promulgato nel 1446, l’“Hangul”, tant’è che l’arte del periodo Joseon si concentra soprattutto intorno alla pittura e calligrafia, anche se non bisogna però trascurare la ceramica e altre forme di altissimo artigianato, come i mobili intarsiati e i vasi.

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Quest’epoca di relativa pace interna e di splendore è destinata a terminare il 22 agosto del 1910, giorno in cui viene firmato il trattato di annessione della Corea al Giappone, e iniziano così gli anni più duri e tragici per gli abitanti della penisola coreana, che si vedono perdere piano piano quell’indipendenza che avevano faticosamente costruito e mantenuto nei secoli.

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Articolo ad opera di Massimo Gaz