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K-Drama Recensioni

“SNOWDROP”: l’amore che sboccia nelle avversità

Nome : Snowdrop (설강화)

Anno: 18 dicembre 2021-30 gennaio 2022

Genere: Romance, commedia noir, melodramma, storical.

Episodi: 16

Cast principale: Jung Hae-in, Jisoo, Yoo In-na, Jang Seung-jo, Yoon Se-ah, Kim Hye-yoon, Jung Yoo-jin.

Casa di produzione: Drama House, JTBC Studios

Dove vederlo: Disney+ Italia (da quest’estate), Dramacool

Un successo nato tra le proteste

ll drama storico della JTBC Snowdrop è diventato una patata bollente suscitando infuocate reazioni da parte di tutti i versanti politici e queste critiche e proteste erano già nate all’inizio della sua produzione, in un anno che ha visto molti drama vittime di cancellazioni, modifiche e boicottaggi per ragioni culturali e politiche: in questo caso, lo spinoso dibattito verte su fino a che punto possa spingersi la finzione di una storia, specialmente quando si sta trattando un periodo storico delicato come la democratizzazione della Corea. Quali erano i motivi delle proteste?

Snowdrop è ambientato a Seoul nel 1987, quando la Corea era nel pieno delle proteste per la democratizzazione contro la dittatura militare e vede come protagonisti Jisoo, del gruppo femminile k-pop BLACKPINK, che interpreta la studentessa universitaria sudcoreana Young Ro mentre l’attore Jung Hae In interpreta Soo Ho, una spia nordcoreana che viene scambiata per uno studente in lotta per la democrazia: sebbene il protagonista non partecipi ad alcuna protesta, molti spettatori hanno trovato intrinsecamente problematica la premessa di una spia nordcoreana nascosta tra gli studenti universitari.

Inoltre, il regime all’epoca giustificava la sua brutale repressione contro i manifestanti pro democrazia col pretesto di dare la caccia alle spie nordcoreane o ai simpatizzanti del comunismo, dunque i critici di Snowdrop hanno espresso preoccupazione per il fatto che tale rappresentazione potesse giustificare il modo in cui il regime ha arrestato attivisti con false accuse di spionaggio per poi torturarli o addirittura ucciderli: non a caso, ogni episodio di Snowdrop inizia con un disclaimer che annuncia che ogni personaggio, organizzazione ed evento della serie è completamente fittizio, tuttavia, gli spettatori hanno sottolineato numerose somiglianze specifiche tra il drama e gli eventi storici realmente accaduti.

Tutti i personaggi e gli eventi rappresentati in questo drama sono frutto di finzione.

Le controversie su Snowdrop sono esagerate?

E’ difficile per noi occidentali farci un’idea precisa su eventi che ci sono così poco famigliari, questo periodo storico piuttosto recente è un tasto sensibile per la Corea e soprattutto per la generazione che l’ha vissuta in prima persona e, seppur non sia la prima volta che fatti storici vengono romanticizzati da un drama (Crash landing on you), evidentemente in questo caso la questione è più delicata: infatti, non solo i critici della serie hanno fatto sentire la loro voce ma anche molte persone hanno dichiarato che le proteste erano esagerate e non del tutto corrette; c’è da dire, però, al di là dell’opinione pro o contro il drama in questione, è comunque molto difficile prendere posizioni nette su quanto accaduto, considerata la complessità degli eventi storici.

A causa della popolarità globale degli attori principali Jisoo e Jung, la controversia si è diffusa immediatamente in tutto il mondo e la protesta ha ricevuto una copertura mediatica internazionale, accendendo un dibattito anche tra gli spettatori stranieri.

Una petizione e un’ingiunzione per cancellare la serie

Nel marzo del 2021 è apparsa una petizione sul sito web della Blue House che chiedeva la cancellazione dello show raccogliendo ben oltre 350.000 firme online in una settimana e, contestualmente, diversi sponsor in seguito alle proteste si sono ritirati dal drama: inoltre, un gruppo civico chiamato The Declaration of Global Citizen in Korea ha presentato un’ingiunzione contro la JTBC il 22 dicembre, per imporre l’interruzione della messa in onda ma la Corte distrettuale occidentale di Seoul si è pronunciata a favore della JTBC e le ha dato il via libera per continuare a trasmetterlo anche perché, vista la premessa che il protagonista maschile sia una spia nordcoreana, qualsiasi cambiamento significativo alla storia sarebbe stato praticamente impossibile da apportare.

Come mai già a marzo si chiedeva la cancellazione del drama?

Stando a quanto gira per in rete, pare che il copione del drama sia trapelato online generando critiche sulla trama a proposito di spie nordcoreane infiltrate nei movimenti studenteschi e al fatto che i nomi dei personaggi richiamino dei veri attivisti dell’epoca e venne segnalato che il drama pareva fosse ispirato dalle note scritte da un prigioniero politico in un campo di prigione in Nord Corea, e questo potrebbe aver influito sul diffondersi delle speculazioni sulla trama e sulla polemica: di fronte all’aggravarsi della situazione, l’emittente JTBC è stata costretta a rilasciare un comunicato in merito.

Contesto storico

Snowdrop non ha nulla a che fare con il movimento di democratizzazione del 18 maggio 1980, così come non ha nulla a che fare con la Rivolta democratica (o Rivolta di giugno) del 10 giugno 1987, dal momento che si diceva che le elezioni presidenziali si sarebbero svolte il 16 dicembre e che le elezioni presidenziali fossero “a meno di 20 giorni di distanza”: Snowdrop è ambientato a novembre 1987, le elezioni presidenziali erano il 16 dicembre e  mancavano solo 20 giorni a queste, quindi il background di Snowdrop è novembre 1987.

JTBC ha dichiarato ufficialmente che Snowdrop non si occupa del movimento pro-democratizzazione, lo sfondo storico sul quale si erge il drama sono le elezioni presidenziali del 1987, come accennato in precedenza, ed è una storia di fantasia secondo cui il governo militare sudcoreano e l’ANSP (Agenzia per la pianificazione della sicurezza nazionale) collaborano con il governo della dittatura nordcoreana per pianificare le elezioni presidenziali.

Trama

Prodotto dal regista Jo Hyun-tak e dello scrittore Yoo Hyun-mi (Sky Castle ),Snowdrop è il primo drama coreano ad approdare sulla piattaforma di streaming di Disney+.

Kim Jisoo delle BLACKPINK è affiancata da Jung Hae In in questo drama storico che racconta la storia d’amore di due studenti universitari in una Corea del Sud del 1987, un anno drammatico in cui un movimenti e proteste di massa a favore della democrazia scuotono politicamente il paese, portando a nuove elezioni e alla fine della dittatura. 

Eun Yeong-ro (Jisoo), figlia del Ministero della Pianificazione della Sicurezza Nazionale (Ministero della Segretezza) e studentessa della Hosoo Women’s University,  si innamora del Lim Soo-ho (Jung Hae-in), apparentemente uno studente laureato in economia a Berlino (ricorda alla gente l’incidente di Dongbaekrim, aka incidente di Berlino Est, dove studenti internazionali e coreani che vivevano in Germania venivano bollati come spie) pacato ed enigmatico, ma che in realtà è una spia nordcoreana infiltrata in Corea del Sud a seguito di una missione e, a dargli la caccia, ci sono gli agenti dell’ANSP Jang Han-na (Jung Yoo-jin) e Lee Kang-moo (Jang Seung-jo), che faranno di tutto per catturarlo.

Yeong-ro e Soo-ho si incontrano per la prima volta durante un appuntamento al buio organizzato da altri studenti, ed il loro incontro si trasforma immediatamente in un amore a prima vista.

Dopo il primo incontro i due si rivedono in un negozio di dischi ma, non sarà l’ultima occasione di incrociarsi perché i due sono destinati ad incontrarsi nuovamente quando la missione di Soo-ho prende una svolta inaspettata.

Il protagonista, per una serie di eventi, entra di nascosto all’interno dormitorio femminile e viene curato dalle ragazze della stanza207, inclusa Eun Young-ro che fa di tutto per tenerlo nascosto alla direttrice Pi Seung-hee e all’ ANSP che gli da la caccia.

La situazione all’interno del dormitorio si farà sempre più tesa fino ad quando il protagonista non sarà costretto a rivelare la sua identità, il che porterà tutto il dormitorio ad essere preso in ostaggio da Soo-ho e dalla sua squadra nord coreana.

                                                                                

Tra vari patti e accordi stipulati da spie nord coreane, ANSP e rappresentanti del governo, quale sarà il destino dei ragazzi usati come pedine su una scacchiera per arrivare alle elezioni?

Personaggi e menzioni speciali

Considerando che questo è il suo debutto come attrice in un ruolo da protagonista, Jisoo delle BLACKPINK dimostra sicuramente il suo carisma: dall’essere una matricola del college innamorata a una giovane donna devastata e spaventata dall’essere tradita e tenuta in ostaggio dall’uomo che ama, la gamma di Jisoo qui è encomiabile.

Merita una menzione speciale anche Kim Hye-yoon (Extraordinary You, Sky Castle) per il ruolo dell’avida Gye Boon-ok, infatti Boon-ok non è una brava persona e, ogni volta che appare sullo schermo, ci riempie di rabbia irrazionale: interpretazione 10+!

FUN FACT: L’attore Jung Hae-in ha detto di essere molto affezionato al drama perché è stato girato per molto tempo , “dal freddo inverno alla primavera fino alla calda estate”. Forse è per questo che è così divertente guardare il dietro le quinte di Snowdrop?

Sad fact: una perdita che ha spiazzato tutti.

Durante la messa in onda del drama, purtroppo la Landscape Entertainment, agenzia che si occupava di rappresentare l’attrice Kim Mi-soo, ha diffuso un comunicato per annunciarne ai fan la morte (la cui causa non è stata ancora rivelata): la giovane aveva solo 29 anni e, in Snowdrop, interpretava l’attivista Yeo Jungmin e nel corso della sua carriera aveva recitato anche nella serie Hellbound, disponibile su Netflix, ma anche nelle pellicole Memories e Kyungmi’s World.

Al momento della sua morte, Kim stava girando un altro k-drama, Kiss Six Sense, le cui riprese sono state al momento interrotte, e seppur svolgesse un ruolo secondario in Snowdrop, al momento della sua scomparsa, la produzione era già terminata, consegnando ai fan l’ultima interpretazione dell’attrice.

Un “moderno” Romeo e Giulietta

Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti.

[Giulietta: atto II, scena II]

L‘amore condannato tra Yeong-ro e Soo-ho sembra irrealistico e incoerente, infatti quella che inizia come una relazione eseguita in fretta – un paio di appuntamenti e alcuni appuntamenti nascosti in una soffitta – diventa più disordinata durante il corso degli episodi, principalmente a causa di una dinamica malsana che non solo somiglia spesso alla sindrome di Stoccolma (riguarda vittime di un sequestro, le quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzino che possono andare dalla solidarietà all’innamoramento), ma mette anche visibilmente in pericolo altri personaggi nella storia.

Queste gioie violente hanno fini violente.
Muoiono nel loro trionfo, come la polvere da sparo e il fuoco,
che si consumano al primo bacio

William Shakespeare

Un nome, una garanzia?

Il nome originale della protagonista femminile non era quello poi passato alla storia, infatti inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Eun Young Cho, tuttavia, quando sono emerse critiche sul fatto che prendesse il nome da Cheon Young Cho, la martire patriottica del movimento, sopravvissuta a interrogatori e torture presso la famigerata Agenzia di polizia nazionale di Namyeong-dong, che era nota per ospitare la “camera di tortura più perfettamente nascosta” dell’epoca, ed eroina del libro ” Young Cho Unni “, i produttori hanno deciso di cambiare il nome alla protagonista del drama.

Tuttavia, questa vicenda lascia un sapore sgradevole alle spalle perché, in effetti, il marito di Cheon Young Cho, Jung Moon Hwa, all’epoca era classificato tra i primi 3 geni di SNU e giornalista del movimento, fu incastrato per essere una “spia nordcoreana e cospiratore del governo” morì giovane dopo essere stato torturato.    

Il personaggio più “problematico”, però, è rappresentato da Gye Boon Ok (Kim Hye Yoon) perché il suo nome ricorda Suzy Kim, alias Kim Ok Boon, vittima di un tentato rapimento: nella storia reale, Kim Ok Boon fu uccisa da suo marito nel 1987 e, subito dopo, suo marito e l’ANSP fabbricarono delle prove per bollarla come una spia nordcoreana, il che di conseguenza portò alla persecuzione della sua famiglia.

Nel drama, la sorella di Gye Boon Ok viene presa di mira dall’ANSP come spia, ricordandoci ulteriormente il caso Suzy Kim, eppure questo personaggio è solo rappresentato come qualcuno che crede a ogni parola che dicono gli agenti ANSP ed è attratta dal denunciare chiunque sia sospettoso solo per soldi grazie ai quali potrà salvare la sua famiglia; inoltre, Gye Boon Ok appare come una ragazza gelosa delle altre studentesse, in quanto non può vivere la vita che vuole e molti critici, in questa rappresentazione, vi hanno trovato della malizia oltre che cattivo gusto.  

                                                                                                                     Anche la descrizione degli agenti ANSP è controversa: l’ANSP fu criticata per varie violazioni dei diritti umani contro cittadini innocenti, testimoniate dalle vittime dei loro crimini che esistono ancora, ed è facile intravedere la loro crudeltà e crimini in opere che hanno ricevuto recensioni entusiastiche per aver interpretato correttamente gli anni ’80 della Corea, inclusi i film “1987: Quando arriva il giorno“, “18 maggio” e il dramma “Youth of May”: eppure, in Snowdrop, sono ritratti esattamente l’opposto di come è mostrato in altri media.

                                                                                           Lee Kang Moo (Jang Seung Jo), l’agente ANSP che insegue il “vero cattivo” perché stanco di tutte le manipolazioni che stanno avvenendo nell’organizzazione, osserva il giusto protocollo anche quando indaga sui dormitori e cerca in ogni modo, del corso della storia, di proteggere persone e studenti innocenti: questo fa sembrare che, all’interno dell’organizzazione, ci fossero effettivamente “persone decenti“.

Ancora peggio, Eun Chang Soo ( Heo Joon Ho ), il direttore dell’ANSP, è descritto con parole come “docile” e “mite” e gli viene fatta dire la frase: “Non sai che dobbiamo proteggere la vita delle persone piuttosto che quella dei nostri colleghi?” ai propri subordinati: proprio con il fatto che il dramma mostra costantemente l’esatto opposto di ciò che la storia racconta, non può sfuggire alle critiche.

E le OST?

Il 9 febbraio, Jisoo durante una diretta ha sorpreso i fan quando ha rivelato che le era stato chiesto di cantare l’OST “Friend” per Snowdrop, tuttavia, Jisoo  ha spiegato di aver rifiutato l’offerta perché pensava che se avesse cantato l’OST per il drama, avrebbe distratto gli spettatori che non sarebbero stati in grado di concentrarsi sulla sua interpretazione della protagonista Young-ro e per tale motivo il regista ha rispettato la sua opinione: ma i fan erano dispiaciuti nel sentire che Jisoo, così facendo, ha perso la sua prima opportunità di cantare una OST di un drama;  tuttavia, sono stati comunque d’accordo sul fatto che questa fosse la decisione giusta da prendere.

Conclusioni

Se volete vedere un drama con un lieto fine Snowdrop NON fa per voi! Anche se l’ultima scena che ci viene mostrata può rappresentare un finale alternativo, il drama non ha un lieto fine: non mancano al suo interno scene che cercano di strapparti un sorriso e sdrammatizzare le vicende, o personaggi che nonostante tutto faranno divertire, ma è anche vero che in ogni episodio versare almeno “una lacrima” è d’obbligo.

Tra triangoli amorosi, storie d’amore impossibili, tradimenti, enigmi da scoprire con i personaggi nel corso della narrazione e tanto altro, Snowdrop merita di essere visto, in quanto in mezzo ad una bufera di critiche è riuscito comunque a restare in piedi e ad essere un prodotto ben riuscito. 

Cosa ne pensate di tutto questo retroscena? Avete intenzione di vederlo? Se l’avete già visto, vi è piaciuto? Come vi è sembrata Jisoo nel suo debutto da attrice? Fatecelo sapere nei commenti!

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“D.P.”: una complicata realtà

Nome: D.P.

Anno: 2021

Stagioni: 1

N° puntate: 6

Generi: Drammatico, Military fiction

Cast principale: Jung Hae-in ,Koo Kyo-hwan, Kim Sung-kyun ,Son Seok-koo .

Dove trovarlo: NETFLIX

Voto finale: 10

Come molti dei prodotti originali Netflix, D.P. (Deserter Pursuit) si discosta dalla maggior parte dei drama ai quali siamo abituati: scegliendo una tematica difficile e delicata, offre allo spettatore la possibilità di ascoltare storie profondamente commoventi di soldati schiacciati da un’istituzione opprimente, dal bullismo e dall’effetto che questo ha sulla salute mentale fino alle più ampie questioni sociali sul servizio militare obbligatorio in Corea.

Con coraggio Netflix denuncia un sistema di potere e di abusi che rimane nascosto all’interno dell’esercito ma che rispecchia anche molte delle strutture interne alla società coreana, aprendo un dialogo sulla necessità di importanti cambiamenti.

Durante la visione della seria potresti chiederti se questi avvenimenti sono davvero accaduti, se le storie sono state raccontate dalle più importanti testate giornalistiche… dunque D.P. è tratto da una storia vera?

No, ‘D.P.’ non è basato su una storia vera. Tuttavia, sebbene i personaggi e le loro storie specifiche abbiano una base fittizia, sembrano modellarsi su alcuni esempi di vita reale: la serie è un adattamento di ‘D.P: ‘Dog Days’, un popolare webtoon di Kim Bo-tong, che ha anche co-creato la serie insieme al regista Han Jun-hee, infatti quando Bo-tong ha creato il webtoon, si è ispirato ai suoi tempi nell’unità D.P.

Ogni persona di genere maschile della Repubblica di Corea deve svolgere fedelmente il servizio militare obbligatorio, come prescritto dalla Costituzione della Repubblica di Corea e da questo atto. Articolo 3 della legge sul servizio militare.”

Trama

Han Jun-ho, interpretato da Jung Hae-in, è un ragazzo costretto ad arruolarsi al servizio militare come tutti i giovani coreani, è calmo e distaccato con un occhio attento ai dettagli: il sergente Park Beom-Goo (Kim Sung-kyun) nota la sua tenacia e capacità di osservazione e decide di trasferirlo nel team D.P. (Deserter Pursuit), una squadra speciale il cui scopo è di arrestare i disertori e riportarli alla base.

Jun-ho verrà messo in squadra con il caporale Han Ho-yeol (interpretato da Koo Kyo-hwan) un uomo molto esuberante ma con le migliori conoscenze e competenze in campo di diserzione .

I due, durante le loro missioni, faranno presto i conti con la realtà, scoprendo che dietro la figura dei “disertori” c’era molto più di semplici uomini svogliati o pigri, infatti alcuni hanno una vera ragione per compiere questa scelta: hanno persone che vogliono proteggere, alcuni sono vittime di bullismo da parte di soldati anziani e altri vogliono disperatamente cambiare il sistema di corruzione e ingiustizia che apparentemente non è in grado di cessare nell’organizzazione.

Con il caporale Han al suo fianco, Jun-Ho scopre presto il lato oscuro dell’esercito.

Il dilemma se sia giusto disertare e, allo stesso tempo, se sia giusto riportarli indietro, costituisce il conflitto centrale della narrazione: il drama porta alla luce le varie forme di bullismo e nonnismo che, spesso, purtroppo i soldati sono costretti a subire, dall’aggressione al contraccolpo verbale; inoltre, D.P. pone l’attenzione anche sul sistema giudiziario inesistente e sui doppi standard applicati nei confronti dei disertori, da un lato, e di coloro che hanno commesso atti di bullismo e maltrattamenti vari.

Al rientro da queste operazioni di “caccia al disertore” li aspetta, però, la normale vita da caserma, alla mercé di militanti di alto grado che possono rendere la vita un inferno ai giovani commilitoni: questo è il caso del capitano Im Ji Sup (Son Seok Koo) vittima e carnefice di quegli stessi abusi che infliggeva ai suoi compagni e subiva, al tempo stesso, dai suoi superiori.

Capiamo, quindi, che la storia di Han Jun-ho è un loop inarrestabile, un perenne alternarsi di casi, persone da stanare e storie da raccontare, tutto scandito soltanto dal passare dei giorni e dall’avvicinarsi della data del congedo.

Dati e curiosità sul lato oscuro rivelato dalla serie (TRIGGER WARNING)

In Corea del Sud, disertare l’esercito disonora il soldato e le loro famiglie ed è illegale: vittime di bullismo, i soldati subiscono anche gravi danni fisici e mentali da parte dei loro superiori e questo è spesso motivo di diserzione.

Nel 2014, la CNN ha riferito che un soldato è morto per asfissia dopo essere stato forzato a nutrirsi di cibo congelato e costretto a mangiare la sua bile dai suoi ufficiali superiori.

Mentre alcuni sfuggono a queste condizioni disumanizzanti, in alcuni casi, le azioni degli ufficiali superiori, direttamente o indirettamente, finiscono per costare ad un soldato la sua vita: queste morti sono registrate come vittime non in combattimento e diventano semplici statistiche in un’istituzione militare oppressiva e, nonostante i casi siano diminuiti negli ultimi anni (se si deve credere ai rapporti), nel 2019 ben 62 persone hanno preferito il suicidio alla disumanizzazione, mentre quelli che non riescono ad adattarsi alla vita militare vengono inseriti in una “lista di controllo”.

Con i brandelli di prove a portata di mano, si può concludere che le storie oscure che popolano la serie sono abbastanza vicine alla realtà, anche se non documentano i singoli casi.

Cosa rende questo K-drama diverso dagli altri?

D.P. porta sullo schermo un livello di realismo e di crudeltà inaudito, svelando alcuni dei terrificanti segreti di un aspetto della cultura sudcoreana che non è stato visto prima in una serie televisiva.

I nostri due protagonisti si trovano a inseguire i tipi più diversi di disertori, ragazzi violenti, disperati, o confusi: l’ idea di abuso è molto profonda e infetta ogni parte di questa storia, ogni vicenda è ben scritta e mai scontata e la regia equilibrata riesce a gestire molto bene sia le scene più drammatiche e crude, che quelle più tranquille o “divertenti” arricchite da un pizzico di black humor per alleggerire la narrazione.

Primi pian claustrofobici, scene oniriche e sequenze di azione frenetiche con zuffe corpo a corpo perfettamente coreografate fanno di D.P. un drama coreano di grande qualità, sicuramente tra i migliori del 2021: in attesa della seconda stagione, tutte le storie della prima stagione di D.P. sono disponibili solo su Netflix, con soli 6 episodi, questa serie incisiva lascia sensazioni che vanno decisamente oltre i titoli di coda.

PS: assicurati di guardare la sequenza post-credit!

Se vuoi avere maggiori informazioni sul servizio militare in Corea del sud:

Tu hai già visto questa serie? Cosa ti ha colpito di più? Quali domande ti sei posto/a? Faccelo sapere lasciando un commento!

                                                                                                                                                                                    

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“Tune in for love”: finché destino non ci separi

Quante volte ci è capitato di dire, magari parlando con degli amici, che quella persona era “la persona giusta al momento sbagliato“? E quante volte ci siamo svegliati nel bel mezzo della notte e ci siamo chiesti come sarebbe andata se le cose avessero preso un’altra piega, se avessimo risposto in un altro modo, se avessimo preso una scelta diversa?

Tutte queste domande, tutti quegli interrogativi che, almeno una volta, ci hanno fatto perdere il sonno e la pazienza e ci hanno garantito solo tante arrabbiature e rimproveri da parte dei nostri amici più cari, stanchi delle nostre lamentele, li troviamo racchiusi in una pellicola da 2 ore e 2 minuti. Di che film parliamo?

Niente poco di meno che “Tune in for love“, k-movie romantico/drammatico del 2019 frutto dell’estro creativo di Jung Ji-woo, regista coreano, disponibile sulla piattaforma Netflix.

Di che tratta il film?

Non è la classica storia d’amore, è più travagliata del previsto (niente al quale la visione di tanti k-drama non ci abbia preparato) e, forse, proprio per questo, è ancor più particolare perché la rende estremamente reale e realistica, lasciando che gli utenti siano veri e propri spettatori degli struggimenti d’amore dei due protagonisti: ambientata negli anni ’90, nel bel mezzo della crisi finanziaria asiatica del 1997, narra le vicende di Mi-soo (Kim Go-eun) e Hyun-woo (Jung Hae-in), due giovani ragazzi le cui strade si incroceranno all’improvviso, “come un miracolo“, e da quel momento non smetteranno d’intrecciarsi, di allontanarsi, ritrovarsi e pensare di perdersi per sempre.

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Hyun-woo (Jung Hae-in) e Mi-soo (Kim Go-eun)

Galeotto l’annuncio di un nuovo presentatore radio, Mi-soo e Hyun-woo inizieranno così la loro stramba storia, fatta di occasioni perse, di mani ritrovate nel buio della notte, di telefonate mancate e di spiegazioni troppo complesse da dare: per il pubblico, così come per i nostri giovani, sarà una montagna russa di emozioni, con momenti estremamente sentimentali e altri nei quali la fiducia nell’amore e nel destino vacillerà tremendamente.

Nota dell’autrice: se il vostro cuore si scioglie come burro fuso (“smooth like butter” chi?) alla sola vista di video di gattini e cagnolini che dormono in posizioni carine, preparate un-… due pacchi di fazzoletti.

Sarà un massacro per le vostre emozioni.

Esattamente, andrà così: siete stati avvertiti!

Tornando al nostro film, come tutte le favole che si rispettino, abbiamo anche altri personaggi che bazzicano nella scena, a partire dalla “zia” di Mi-soo, Eun-ja, con la quale gestisce una piccola panetteria di quartiere e che svolgerà il ruolo di aiutante nella turbolenta storia d’amore che farà sempre in modo di non far perdere d’animo i due protagonisti: altri personaggi molto interessanti sono Jong-woo, il capo di Mi-soo, che rivestirà il ruolo dell’antagonista o, se vogliamo chiamarlo con termini a noi più noti, “second-lead“, oppure gli stessi amici di Hyun-woo che fungeranno da spettro del passato, interferendo di tanto in tanto con il placido scorrere dell’affetto tra i due giovani.

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Eun-ja, Mi-soo e Hyun-woo

Questo film ci pone un quesito fondamentale: l’amore può davvero superare qualunque difficoltà?

La risposta spontanea, entro i limiti del masochismo, è e sarà sempre sì, ma questo film metterà alla prova anche la nostra pazienza e, alla fine, porterà l’audience tutta a chiedersi se e cosa avrebbero fatto nei panni dei due protagonisti: avrebbero atteso? Sarebbero andati avanti?

Ma, soprattutto, “l’amor che move il sole e l’altre stelle“, quell’amore dantesco tanto bramato, esiste veramente? Ed è sufficiente per poter affrontare qualunque intemperia?

Perché quello di cui parliamo in questo caso, e quello che ci vuole mostrare il regista, è proprio questo, cioè quelle situazioni nelle quali, nonostante l’amore ci sia, sia lì, presente e vivo, la vita ci metta davanti a tante di quelle difficoltà per le quali, alla fine, la cosa meno dolorosa sarà mollare la presa e andare avanti, consapevoli del fatto che sarà difficile ripartire da zero.

Questo ce lo fa capire molto bene una scena in particolare: siamo verso la fine del film e la storia sembra andare avanti con il suo classico “prendi e lascia” costante al quale lo spettatore si è ormai abituato (e che talvolta potrebbe anche risultare un po’ noioso), quando all’improvviso abbiamo un rocambolesco cambio di scena e di ritmo della pellicola, che obbligherà tutti a rimanere con il fiato sospeso, attendendo le sorti dei nostri amati e amanti.

Questione molto interessante è, inoltre, l’aspetto della “fisicità“, infatti in tutto il film non sono pochi i momenti in cui i protagonisti si scambiano gesti d’affetto e abbiamo anche l’abbozzo di una scena di sesso: che finalmente i coreani si stiano lasciando andare e stiano sciogliendo tanti tabù legati al sesso che per anni li hanno ingabbiati nel nome di una morale e di un’etica che non combaciano più con il mondo attuale?

Complessivamente, per tirare le somme di questa – speriamo – interessante analisi, è un film molto valido, coinvolgente e che lascia qualche interrogativo sul quale riflettere: non ci sono particolari limiti d’età, le tematiche trattate vanno bene per un pubblico misto, anche se sicuramente potrà essere maggiormente apprezzato da chi si trova già ad aver passato almeno la metà della propria adolescenza, non tanto per la complessità degli argomenti ma proprio perché presuppone l’aver già vissuto certe sensazioni che, altrimenti, sarebbero difficili da figurare.

Che voi possiate sempre trovare, almeno una volta nella vita, qualcuno per cui valga la pena attendere e lottare, consapevoli del fatto che anche l’altro farà altrettanto per voi.

다시 보고 싶은그사람.